Come si calcola il risparmio ottenuto con il fotovoltaico in casa? Un esempio pratico

Una utile guida con tutti i passaggi da seguire per calcolare il risparmio che ci permette di ottenere un impianto fotovoltaico da 3 kWp con un accumulo da 5 kWh

Abbiamo deciso di comprare un impianto fotovoltaico, magari con un bell’accumulo. Siamo sicuri che vada tutto bene, perché l’app lo dimostra e vediamo che risparmiamo. Quanto?

Prima di passare a qualche conteggio semplice, ecco alcuni consigli utili per risparmiare con un impianto fotovoltaico.

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Il sole in casa: risparmia soldi con il fotovoltaico domestico

Non importa che tu sia già a conoscenza di questa tecnologia o che, invece, non abbia idea di cosa sia un impianto fotovoltaico. Con questo libro inizieremo dalle basi per arrivare a comprendere cosa scegliere e perché, come tenere attivo, manutenere e migliorare (revamping e repowering), nei lunghi anni a venire, il tuo impianto fotovoltaico domestico, facendoti risparmiare sulla bolletta energetica.I recenti cambiamenti nel mercato dell’energia hanno fatto crescere notevolmente la sensibilità sugli aspetti energetici e sulle soluzioni che ognuno di noi può adottare per difendersi dal “mercato” ed avere, al contempo, maggiore libertà di vivere la propria casa: una di queste soluzioni, è, indubbiamente, l’acquisto di un impianto fotovoltaico.Come districarsi tra le varie tecnologie, tra gli annunci pubblicitari, i falsi miti, le innovazioni e le statistiche, gli accessori, l’accumulo di energia in batterie, insomma, come scegliere consapevolmente il nostro impianto fotovoltaico? Questo libro fornisce una risposta a tutte queste domande e a molte altre. L’indice è molto dettagliato per permettere di trovare facilmente l’argomento che si cerca. Per chi lo necessita, è possibile saltare al punto desiderato e anticiparlo nella lettura rispetto al resto della trattazione. Infatti, ogni capitolo è pensato in modo da abbracciare il mondo che lo riguarda, rendendolo quasi un libro nel libro. L’Autore ha trattato tutti gli aspetti degni di nota, non solo nel preacquisto, ma anche nel post-acquisto, mantenendo sempre la lettura veloce, immediata e non troppo tecnica, quindi fruibile e discorsiva, ma comunque esauriente e rigorosa.Enrico De RonziIngegnere che dal 2007 si occupa di impianti fotovoltaici, nasce come progettista dipendente, poi ha avuto una fase da imprenditore nel fotovoltaico chiavi in mano e da libero professionista. Per la lunga esperienza nel campo del fotovoltaico residenziale, maturata in quasi tutti gli aspetti che caratterizzano questa tipologia di impianti, al momento si dedica al ruolo di trouble solver (gestisce e risolve problematiche di complessità elevata) presso un’azienda di rilevanza ed operatività a livello nazionale.

Enrico De Ronzi | Maggioli Editore 2024

Indice

Come ridurre i consumi: consigli generali

Che l’impianto produce di giorno lo sappiamo tutti, sappiamo anche che, se abbiamo l’accumulo, non deve essere un alibi per continuare con le nostre abitudini notturne. In altre parole, si deve massimizzare l’autoconsumo istantaneo perché, se stocchiamo l’energia prodotta in batteria, quando avremo raggiunto il 100% della carica, saremo costretti ad immettere il resto in rete, ed abbiamo visto che ci conviene poco farlo.

Quindi gli elettrodomestici che prima usavamo di sera o notte, ma che possiamo usare anche di giorno, o se vogliamo programmare di giorno, usiamoli in questa fascia. Cambiamo gli elettrodomestici obsoleti con altri a basso consumo energetico.

Possiamo pensare, soprattutto d’estate, di raffrescare la casa con una pompa di calore durante le ore soleggiate, così, toglieremo calore in casa senza prelevare dalla rete ed i muri rimarranno freschi, aiutando durante la sera a mantenere il fresco con meno energia.

Usiamo lampade LED al posto di quelle ad incandescenza (o, peggio, alogene: faretti che arrivano anche a 350 W!).

Il monitoraggio ci può tornare molto utile perché possiamo renderci conto, in base alla produzione ed all’immissione, se è il caso di accendere un altro elettrodomestico anticipandone il funzionamento oppure posticipandolo. È chiaro che d’ora in poi dovremo documentarci su quanto assorbe ogni device che abbiamo a casa, perché questo ci aiuterà a capire se rientrerà nella potenza prodotta dal fotovoltaico oppure no.

Un altro consiglio, se abbiamo un impianto fotovoltaico di piccola taglia o ci troviamo in inverno, evitiamo di accendere vari elettrodomestici tutti insieme, perché supereremmo probabilmente il valore della potenza prodotta, meglio dilazionarli nell’arco della giornata (verificando sempre dal monitoraggio cosa conviene fare).

Ricordate i famosi contatti puliti dell’inverter? Bene, se abbiamo dispositivi, come pompe di calore o scaldaacqua, che possono essere controllati con un consenso, in base ai valori di immissione di energia in rete da parte del fotovoltaico, facciamoceli collegare all’inverter, ci consentiranno in modo semplice un risparmio e la quasi certezza di usare il dispositivo quando ci conviene.

Riguardo all’auto elettrica, la sua batteria di bordo ha una capacità che varia, ma spesso è all’incirca di 40 kWh o superiore, per cui il vostro accumulo da 5 kWh (che con DOD all’80% diventano 4 kWh) lo finirà molto velocemente: potrà far poco per la vostra auto, potrà ricaricarla al massimo per un 10% se facciamo la ricarica notturna. Sempre meglio di niente, ma se la facciamo di giorno, possiamo sperare in qualcosa di nettamente più interessante, soprattutto in estate, perché si utilizza il fotovoltaico, a patto di avere una ricarica lenta, altrimenti l’inverter non riuscirà a fornire la potenza richiesta dalla ricarica dell’auto. Comunque, l’impianto potrà fornire solo una percentuale della capacità energetica dell’auto, dipende dal periodo dell’anno, da quanto usiamo l’energia elettrica in casa in quel momento, da quanto è grande l’accumulo di energia del fotovoltaico e dalla potenza di picco dell’impianto fotovoltaico stesso.

Calcolo del risparmio: come fare? Un esempio pratico

Vediamo, invece, il risparmio che l’impianto ci permette di avere grazie al mancato prelievo ed all’immissione.

Abbiamo, ad esempio, un impianto da 3 kWp con un accumulo da 5 kWh. Partiamo da qui e costruiamo un esempio che è sempre più chiaro di calcoli generici.

Paghiamo in bolletta 22 centesimi di euro per ogni kWh (ognuno di voi calcolerà il suo valore, questo è un esempio). Il primo calcolo che si fa è proprio questo. È molto semplice, basta leggere sulla bolletta l’importo da pagare, sottrarre il canone TV, se presente, sottrarre i costi fissi e non dipendenti dal consumo (da verificare attentamente) e dividere il valore per l’energia fatturataci, ossia i kWh totali che paghiamo in quella bolletta (solitamente riferiti al bimestre), il valore che uscirà saranno gli euro per ogni kWh.
Per rimanere coerenti con l’esempio, pago 200 euro per il bimestre considerato, di cui 130 euro sono il valore dipendente dall’energia, e mi hanno fatturato 590 kWh: il valore unitario dell’energia sarà di 130/590 = 0,22 euro circa, ossia 22 centesimi.

Dal monitoraggio, o dal contatore, posso vedere che in un anno (facciamo il caso annuale, ma vale anche per un mese, basta cambiare i valori di riferimento) ho prelevato 1.200 kWh, ho immesso 700 kWh ed ho prodotto 3.000 kWh, quindi cosa vorrà dire questo? Sono in grado di sapere solo da questi dati quanto ho autoconsumato? Ovviamente sì, ho autoconsumato dall’impianto circa 3.000 – 700 = 2.300 kWh. Il monitoraggio, comunque, solitamente, fornisce anche l’autoconsumo.

In questi valori, la quota di risparmio dovuta all’accumulo è già presente, infatti l’autoconsumo è di oltre il 75% che, se ricordato quanto detto in precedenza è abbastanza alto e spesso raggiungibile sono con un accumulo. Quindi il mio consumo totale sarà di 2.300 kWh (autoconsumo) + 1.200 kWh (prelievo dalla rete) = 3.500 kWh. Questo valore è sempre utile, perché ci fa capire se abbiamo aumentato i nostri consumi dopo aver acquistato il fotovoltaico e per tenerli sottocontrollo.

I 2.300 kWh che ho auto consumato mi hanno dato un risparmio, visto che non li ho pagati (perché mai conteggiati dal mio contatore) di circa 2.300 kWh x 0,22 €/kWh = 506 euro. Se li avessi dovuti pagare, quello sarebbe stato il costo all’incirca. Ma ho anche un altro risparmio, che, per la verità, è un importo di puro guadagno; infatti, deriva dall’immissione in rete che ci viene remunerata. Come mai ce la pagano? Perché la stragrande maggioranza degli impianti fotovoltaici residenziali ha il cosiddetto scambio sul posto (SSP), una convenzione con il GSE (Gestore Servizi Energetici, in altre parole lo Stato), sottoscritta subito dopo l’attivazione o allaccio dell’impianto fotovoltaico, che sancisce che riceveremo un certo contributo in conto scambio direttamente bonificato su un IBAN comunicato prima della sottoscrizione. Tale contributo vale per ogni kWh prodotto ed immesso in rete, quindi non usato dall’utente sul momento, ma direttamente immesso fino ad eguagliare l’energia prelevata. Ciò che immetto, ma che eccede l’energia prelevata, sarà chiamato, appunto, eccedenza e mi verrà corrisposto ad un valore inferiore.

Quanto paga un kWh il GSE? Bella domanda, per calcolarlo, basta andare sul sito del GSE e calcolarne il valore che cambia nel tempo, non rimane fisso, attraverso i vari termini della formula. Sarebbe lungo ed estremamente noioso calcolare il valore finale e dettagliare tutti i termini della formula, a loro volta composti da altri termini, alcuni dei quali fanno riferimento ai mercati nazionali dell’energia. Rimando, pertanto, i più interessati a conoscere il valore reale, al sito del GSE o ad altri siti su internet che dedicano interi articoli proprio a quest’argomento.

Torniamo all’esempio.

Ipotizziamo un valore del contributo in conto scambio intorno ai 10-15 centesimi a kWh e qualcosa in meno per la quota parte dell’eccedenza. Dicevamo, ho risparmiato 2.300 kWh aventi un controvalore di 506 euro, a questi dovremmo aggiungere Contributo in conto scambio più eccedenza. Avendo prelevato 1.200 kWh ed immesso 700 kWh, tutta l’immissione mi verrà pagata come conto scambio, quindi 700 kWh x 0,10 € 4 = 70 euro. Quindi il totale sarebbe 506 + 70 = 576 euro.

Eccedenza non ne abbiamo perché abbiamo immesso meno di quanto abbiamo prelevato. Poniamo che il kWh in eccedenza sia remunerato a 8 c€ (stiamo semplificando, senza usare le formule del GSE). Modificando l’esempio precedente, se, invece, avessimo immesso 1.500 kWh (supponendo di aver avuto un fotovoltaico più grande che produceva di più), avremmo ricevuto 1.200 x 0,1 = 120 euro per il conto scambio, ed i restanti 300 kWh immessi che eccedono rispetto al prelievo, valutati come segue: 300 x 0,08 = 24 euro, quindi al posto dei 70 euro avremmo avuto 144 euro.

In quanto tempo ci si ripaga l’impianto?

Bene, abbiamo fatto un semplice conteggio di quanto abbiamo risparmiato in un anno. A questo punto viene spontaneo cercare di capire in quanto ci ripagheremo l’impianto.
Lungi da me dal considerarmi un commercialista, posso, comunque, azzardare qualche calcolo previsionale. Supponendo di aver acquistato l’impianto con accumulo a 8.000 euro, risparmiando circa 600 euro all’anno, ci metterei circa 13-14 anni. Ma la situazione è più rosea, perché se lo avessi acquistato con lo sconto in fattura, lo avrei pagato solo 4.000 euro e me lo sarei ripagato nella metà del tempo.

Nel caso di detrazione fiscale al 50% in 10 anni, sarebbe sempre conveniente, ma si ripagherebbe in un tempo leggermente maggiore, perché vedremmo 4.000 euro ripartirsi in un risparmio di 400 euro all’anno da aggiungere al risparmio del fotovoltaico, portando il rientro a circa 8 anni.

Essendo il panorama delle agevolazioni e degli incentivi abbastanza cangiante in questo periodo storico e tenendo conto dell’importanza che tale energia rinnovabile ha assunto ed assumerà in futuro, si dovranno ricercare, nel momento dell’acquisto, informazioni su quanto il governo di turno avrà posto in atto per raggiungere la quota parte di energia rinnovabile voluta o prefissata a livello nazionale. Sperando che si faccia sempre di più per garantire energia a chilometro zero a tutti.

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