Il settore delle costruzioni in Italia ha ricevuto un impulso significativo a partire dalla seconda metà del 2020 grazie all’introduzione di due crediti d’imposta: il Bonus Facciate e il Superbonus 110%. Questi strumenti sono stati progettati per stimolare investimenti mirati a migliorare l’efficienza energetica, le caratteristiche antisismiche e l’estetica degli edifici residenziali.
Vediamo in dettaglio l’impatto economico di queste misure quale è stato, così come analizzato nel documento emesso dalla Banca d’Italia, dal titolo “L’impatto economico degli incentivi fiscali alle ristrutturazioni edilizie” a cura di Antonio Accetturo, Elisabetta Olivieri e Fabrizio Renzi.
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Introduzione dei crediti di imposta e impatti
Il Bonus Facciate è stato introdotto con la Legge di Bilancio 2020, offrendo una detrazione fiscale del 90% delle spese sostenute per il recupero o restauro delle facciate esterne degli edifici situati in zone A o B, secondo la classificazione urbanistica. Il Superbonus 110%, introdotto con il Decreto Rilancio (DL 34/2020), consentiva una detrazione del 110% delle spese per interventi di efficientamento energetico e riduzione del rischio sismico, tra cui l’installazione di impianti fotovoltaici e infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici.
Un’analisi dell’impatto economico di questi incentivi ha rivelato che, tra il 2021 e il 2023, gli investimenti in edilizia abitativa incentivati sono stati superiori a 170 miliardi di euro, pari a circa il 3% del PIL annuo. Utilizzando il metodo del controllo sintetico, è stato stimato che circa 45 miliardi di euro rappresentano una “perdita secca”, poiché un quarto degli investimenti sovvenzionati sarebbero stati effettuati anche senza incentivi.
Settore costruzioni e impatto su altri settori
Nel documento viene riportato che gli incentivi hanno rappresentato circa tre quarti della crescita del valore aggiunto nel settore delle costruzioni tra il 2020 e il 2023, ma hanno avuto un ruolo limitato in altri settori. La crescita degli investimenti nelle abitazioni è stata stimata essere del 67% più alta in Italia rispetto ad altri paesi che hanno adottato politiche simili, al termine del 2023.
Sebbene i crediti d’imposta abbiano stimolato il settore delle costruzioni, il loro impatto sugli altri settori è stato relativamente modesto. I settori più coinvolti sono stati quelli strettamente legati alle costruzioni, come i minerali non metallici, i metalli, i servizi di ingegneria e architettura e la gestione dei rifiuti.
Prospettive future
L’analisi mostra che sebbene il Bonus facciate e il Superbonus 110% abbiano raggiunto l’obiettivo di stimolare gli investimenti nelle ristrutturazioni edilizie, il loro effetto moltiplicatore sulla domanda aggregata è stato inferiore alle aspettative. Inoltre, il costo netto del programma è stato significativo, suggerendo che l’intervento non è stato in grado di ripagarsi completamente attraverso l’aumento delle entrate fiscali generato dall’attività economica indotta.
L’esperienza del “Bonus facciate” e del “Superbonus 110%” evidenzia la necessità di un’attenta programmazione delle politiche di incentivazione fiscale, mirata a massimizzare l’efficienza economica e a minimizzare le perdite.
Guardando al futuro, potrebbe essere utile considerare una struttura di incentivi più ponderata, che offra maggiori benefici alle fasce di popolazione a basso reddito e che promuova in modo più efficace interventi di efficienza energetica e sostenibilità ambientale.
Questi risultati suggeriscono che, pur avendo generato un significativo impulso agli investimenti, i crediti d’imposta dovrebbero essere affinati per migliorare la loro efficacia complessiva e la sostenibilità finanziaria a lungo termine.
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