Bonifica amianto: ruoli, ricerche, mappatura e soluzioni

Dell’amianto, o asbesto – un minerale dalle fibre sottili e inalabili, utilizzato per le sue caratteristiche ignifughe nell’edilizia e nella coibentazione fino agli anni ’80 – è stato vietato l’impiego dal 1992, prevedendo, con la legge n. 257/92, la sua dismissione ma anche l’introduzione di benefici previdenziali per i lavoratori colpiti dalle riconversioni aziendali.

L’urgenza d’intervento è motivata da decessi per mesotelioma o carcinoma polmonare, dai milioni di tonnellate di materiale ancora in circolazione e dal fatto che le patologie dovute ad asbesto hanno periodi di latenza di anche 40 anni (gli esperti stimano il picco di manifestazione intorno al 2025).

Secondo l’organizzazione internazionale del lavoro (ILO), ogni anno l’amianto uccide nel mondo 100.000 operai. Anche se circa 40 paesi hanno eliminato l’uso dell’amianto, è ancora utilizzato in molti altri. Per esempio, il crisotilo è ancora estratto e largamente utilizzato in Canada, Russia, India, Cina e Giappone.

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Il ruolo dell’Europa

Il ruolo principale dell’Unione Europea è quindi di armonizzare i metodi di smantellamento e di eliminazione dei rifiuti e soprattutto di mettere a punto una legislazione preventiva che elimini per sempre l’utilizzo dell’amianto. Secondo la legislazione europea, la commercializzazione e l’utilizzazione dei prodotti o sostanze contenenti amianto sono state vietate dal gennaio 2005 (direttiva 1999/77/CEE).

Dal 15 aprile 2006 sono in vigore misure più rigorose per proteggere i lavoratori contro i rischi di esposizione alle fibre di amianto (direttiva 2003/18/CE che modifica la direttiva 83/477/CEE).

Malgrado questi progressi in ambito legale, rimane il problema pratico di prevenire l’esposizione all’amianto nel corso delle attività di rimozione, demolizione, manutenzione e riparazione.

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Inoltre, in una fase di globalizzazione e di stretti legami economici tra i vari paesi è particolarmente importante prestare attenzione a non importare i materiali che contengono amianto. Al fine di prevenire i rischi correlati all’esposizione all’amianto, l’Unione Europea ha elaborato una politica chiara e specifica, in cui si uniscono una legislazione preventiva, attività di informazione e aumento della consapevolezza del problema, cooperazione con gli stakeholders, implementazione coordinata, prescrittiva e monitoraggio.

Per raggiungere l’obiettivo di vietare l’amianto a livello mondiale l’ILO ha adottato una risoluzione per l’eliminazione dell’utilizzo dell’amianto e dei materiali che lo contengono, come strumento migliore per prevenire le malattie e le morti provocate dall’esposizione all’amianto.

La risoluzione è stata concepita allo scopo di rafforzare le Convenzioni dell’ILO già esistenti sull’amianto e le altre sostanze cancerogene, con particolare riferimento alla Convenzione sul Cancro professionale 1974 (N. 139) e la Convenzione sul Cancro 1986 (N. 162), perché, si sa, l’amianto è un cancerogeno accertato.

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La situazione più grave è in Italia

In Italia sono molte le regioni in cui la mortalità per mesotelioma, il cancro che deriva da inalazione dell’amianto, risulta superiore alla media: tra esse la Liguria e il Friuli Venezia-Giulia (a causa della storica presenza dell’industria dei cantieri navali), il Piemonte e la Lombardia (a causa della presenza dei principali poli industriali), la Puglia (per la presenza di acciaierie), il Lazio, principalmente nella zona pontina (per l’operatività di produzione di pneumatici), la Campania (per la siderurgia nell’area di Bagnoli). Leggi anche: Napoli, risanamento Bagnoli: bonifica, smart grid e polemiche

L’amianto è stato ampiamente utilizzato anche in campo militare, in particolare per il rivestimento e la coibentazione delle navi militari. La Marina Militare italiana, a partire dal dopoguerra e fino agli anni ’70, ha acquistato decine di navi militari e sommergibili dagli Stati Uniti, quasi tutte ristrutturate negli arsenali italiani.

Come accennato, la distribuzione geografica dei casi di mesotelioma rispecchia in buona parte quella di alcuni settori produttivi a maggior rischio di esposizione all’amianto: l’industria navalmeccanica e l’attività portuale, la produzione di manufatti in cemento-amianto, le raffinerie. Di conseguenza le zone in cui è stata riscontrata la più elevata mortalità sono la provincia di Gorizia (Monfalcone, centrale termoelettrica dell’Enel e lavoratori dell’Ansaldo) e Trieste nel nord est, gran parte della Liguria, Genova, Massa Carrara e Livorno al centro, Porto Torres e Siracusa nelle isole, Taranto, Napoli e Brindisi al sud.

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Sono quasi tutte zone costiere con cantieri navali e porti oppure distretti industriali. Una provincia non costiera pesantemente colpita è quella di Alessandria, dove è situato Casale Monferrato, sede per circa 80 anni di una grande fabbrica di cemento-amianto.

Il ruolo dell’Inail

Ricerca e consulenza per la tutela della salute

Attualmente è l’INAIL, Dipartimento Installazioni di Produzione e Insediamenti Antropici, a svolgere l’attività di ricerca e consulenza nell’ambito della tutela della salute dei lavoratori e dell’ambiente.

L’INAIL si occupa, tra l’altro, della messa in sicurezza di emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale dei Siti da bonificare di Interesse Nazionale (SIN), con particolare riferimento a quelli contaminati da amianto.

Il Dipartimento ha in essere uno specifico gruppo di ricerca dedicato a tale agente cancerogeno, il Gruppo Amianto e Aree ex-Estrattive Minerarie, che è il referente nazionale, per conto del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), della Mappatura dell’Amianto.

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In tale ambito l’INAIL Gruppo Amianto ed Aree ex-Estrattive Minerarie ha realizzato in qualità di referente tecnico-scientifico del Ministero dell’Ambiente:
– le “Linee Guida per la corretta acquisizione delle informazioni relative alla Mappatura del territorio nazionale interessato dalla presenza di amianto”,
– la “Banca Dati della Mappatura dei siti contaminati da amianto”,
– le “Linee Guida Generali da adottare per la corretta gestione delle attività di bonifica da amianto nei SIN”,
– la “Mappatura degli impianti di smaltimento che accettano Rifiuti Contenenti Amianto in Italia” (edizione 2012) e, da ultimo, le “Discariche italiane che accettano rifiuti contenenti amianto: analisi dei prezzi di smaltimento”.

Bonifica Amianto: le procedure per gli interventi e le detrazioni

L’ebook è una guida operativa alle pratiche necessarie e alle detrazioni fiscali relative agli interventi di bonifica dell’amianto da abitazioni, uffici, capannoni e manufatti edilizi in genere. Nell’opera sono illustrate le istruzioni per la corretta procedura da seguire per le opere di rimozione dell’amianto e per lo sfruttamento delle detrazioni fiscali o degli incentivi previsti per il settore.Vengono illustrate tutte le formalità da rispettare nei confronti delle ASL per la predisposizione del cantiere (predisposizione del piano di lavoro, notifica, notifica preliminare, coordinatori, ultimazione dei lavori) e quelle nei confronti dei Comuni e degli enti locali.L’ebook tratta dettagliatamente anche la fiscalità relativa alla bonifica dell’amianto, esaminando l’inquadramento IVA, la possibilità di accedere alle detrazioni fiscali del 50% IRPEF per le ristrutturazioni, il credito d’imposta del 50% per i titolari di reddito di impresa con l’indicazione, passo per passo, di come spedire le domande per accedere alle agevolazioni. Un capitolo è dedicato ai fondi messi a disposizione dagli incentivi e ai bandi (Bandi ISI INAIL).L’opera è corredata da quattro casi pratici e da una rassegna riepilogativa della normativa di riferimento.Davide Galfré, Geometra, svolge la libera professione nel cuneese con passione e tenacia.

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Inoltre l’INAIL:

  • contribuisce all’individuazione e gestione dell’amianto sul territorio nazionale: nei Siti da Bonificare di Interesse Nazionale (ai sensi del D.M. n. 468/2001 e s.m.i.) e nei siti individuati dalla Mappatura delle zone del territorio nazionale interessate dalla presenza di amianto (ai sensi della Legge n. 93/2001 e relativo Decreto applicativo D.M. n. 101/2003);
  • contribuisce all’elaborazione delle norme tecniche di settore, all’individuazione di situazioni di rischio da presenza di amianto ed alla valutazione dei siti contaminati da amianto segnalati dalle Regioni per il loro corretto inserimento nei Piani di bonifica a scala regionale o nazionale;
  • fornisce supporto tecnico-scientifico a Ministeri, Amministrazioni Pubbliche ed Autorità Giudiziarie, partecipando a riunioni tecniche/Conferenze di Servizi/Procedimenti a scala nazionale e regionale di volta in volta convocati;
  • redige specifici Pareri Tecnici che vengono illustrati e discussi in sede di Conferenze dei Servizi ove esprime il proprio parere tecnico-scientifico in materia di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita relativamente ai Piani di Messa in Sicurezza di Emergenza o di Urgenza, sui Piani di Caratterizzazione, sui Piani di Bonifica Preliminare o Definitivi per siti contaminati da amianto;
  • esprime pareri tecnico-scientifici in merito alla classificazione dei Rifiuti Contenenti Amianto (Codici C.E.R.), alla corretta gestione dei Rifiuti Contenenti Amianto (discariche monomateriale per rifiuti non pericolosi o pericolosi) ed agli impianti di inertizzazione dell’amianto;
  • realizza sopralluoghi ispettivi e specifiche campagne di monitoraggio ambientale, in collaborazione con funzionari del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, del Comando dei Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, del Comando dei Carabinieri Nucleo Anti Sofisticazioni, Vigili del Fuoco, Amministrazioni ed Autorità di vigilanza regionali e locali, atte ad individuare le concentrazioni dell’amianto in materiali in massa di suolo e rifiuti, nell’aerodisperso e nelle acque superficiali e profonde. Dette indagini ambientali, sia in ambienti di lavoro che in ambienti di vita, sono realizzate mediante l’ausilio di tre Laboratori per l’Analisi delle Matrici Ambientali di cui due mobili, (unici al mondo) che consentono di fornire risultanze analitiche anche in situ ed in tempo reale;
  • ha in essere un apposito Sistema Informativo Territoriale e relativa Banca Dati, per la corretta catalogazione, classificazione e definizione delle priorità di intervento dei siti individuati dalla Mappatura, che risulta in continuo aggiornamento;
  • sta procedendo al censimento e mappatura georiferita dei Centri di Stoccaggio temporaneo di amianto.

La mappatura dell’amianto

L’INAIL, nell’ambito delle attività svolte in merito alla “Mappatura del territorio nazionale interessate dalla presenza di amianto” (ai sensi dell’art. 20 della Legge n. 93/2001 e del D.M. n. 101/2003), ha avviato da alcuni anni una ricerca volta a identificare le modalità e capacità di smaltimento dei RCA (Rifiuti contenenti amianto) sul territorio nazionale.

La ricerca è stata orientata alla localizzazione e georeferenziazione sul territorio nazionale degli impianti di smaltimento o recupero per RCA, con particolare riferimento agli impianti d’inertizzazione/recupero, di discarica e ai centri di stoccaggio temporaneo.

Leggi la nostra pagina speciale sull’amianto, sempre aggiornata

Le informazioni acquisite sono state inserite in un Data-Base dedicato e nel relativo Sistema Informativo Territoriale (SIT) georiferito che consente di gestire e visualizzare cartograficamente i dati d’insieme a scala nazionale, regionale e locale o di visualizzare le singole situazioni presenti sul territorio.

In continuità con quanto descritto nel lavoro “Mappatura degli impianti di smaltimento che accettano in Italia Rifiuti Contenenti Amianto (INAIL, 2012), il lavoro è stato aggiornato al 30 giugno 2013. Non risultavano in esercizio impianti di inertizzazione/recupero di RCA a scala industriale, previsti ai sensi del D.M. n. 248/2004. Anche nel 2013 la ricerca condotta ha evidenziato che, sebbene le norme vigenti consentano la realizzazione di impianti di inertizzazione/recupero di tale tipologia di rifiuti, non vi è ancora nessun impianto attivo a scala nazionale per questo tipo di smaltimento.

Ciò sembrerebbe determinato da una norma non sufficientemente specifica, che necessiterebbe di ulteriori decreti applicativi in grado di definire quali siano le Amministrazioni pubbliche incaricate del rilascio delle autorizzazioni, quali gli Organi di Vigilanza deputati al controllo, le metodologie e le procedure di campionamento ed analisi dei materiali secondi prodotti (cioè il frutto del processo di inertizzazione), e delle matrici ambientali (aria, acqua, suolo) da monitorare e con quali modalità, nei siti in cui tali impianti verranno collocati.

Leggi la pagina sempre aggiornata sulla rimozione amianto

I prodotti contenenti amianto

I prodotti contenenti amianto hanno diversi livelli di pericolosità determinato sia dalla differente composizione dei materiali ab origine sia dall’usura a cui sono stati sottoposti. Quest’ultima varia a seconda dei luoghi in cui essi sono stati impiegati e delle loro condizioni espositive:

  • ambiente indoor o outdoor;
  • processi naturali aggressivi (attacchi acidi, esposizione a fenomeni atmosferici di particolare intensità, sbalzi termici repentini, esposizione ad elevata ventosità, etc.);
  • manomissioni da parte dell’uomo (taglio, abrasione, perforazione dei materiali, etc.);
  • eventi accidentali di forte intensità (incendi, terremoti, alluvioni, trombe d’aria, etc.);
  • eventi accidentali ad elevata probabilità (grandinate).

All’atto della dismissione di tali prodotti, si rende necessario quindi valutare caso per caso lo stato di conservazione dei medesimi. Si ricorda a tal proposito che, ai sensi del D.M. 6 settembre 1994, i prodotti contenenti amianto, noti anche come Materiali Contenenti Amianto (MCA), possono essere distinti in:

  • Friabili: materiali che possono essere facilmente sbriciolati o ridotti in polvere con la semplice pressione manuale;
  • Compatti: materiali duri che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere solo con l’impiego di attrezzi meccanici (dischi abrasivi, frese, trapani, ecc.).

Sarà pertanto necessario, prima della loro dismissione, procedere a idonee caratterizzazioni, valutazioni del rischio ed eventuali interventi di bonifica, da realizzarsi a cura di soggetti pubblici o privati.

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Gestione dell’attività di bonifica

La gestione delle attività di bonifica risulta tutt’ora complessa in quanto, come già accennato, il numero di siti da bonificare è estremamente elevato e le risorse scarse.

Lo stato delle bonifiche dei siti di amianto di origine antropica risulta essere al 25 novembre 2015 (MATTM):

  • Siti bonificati: 2236
  • Siti parzialmente bonificati: 606
  • Siti da bonificare: 41350

Bonifica Amianto: le procedure per gli interventi e le detrazioni

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Credito d’imposta bonifica amianto

Legge 221/2015

L’art.56 della Legge 28 dicembre 2015, n. 221 ha introdotto il credito d’imposta a favore dei soggetti titolari di reddito di impresa che effettuano nell’anno 2016 interventi di bonifica da amianto su beni e strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato Italiano.

Il Decreto Ministeriale del 15 giugno 2016 ha definito le modalità attuative dell’agevolazione.

Le risorse stanziate ammontano a complessive 17 milioni di euro.

Requisiti richiesti:

  • interventi relativi a beni e strutture produttive ubicati nel territorio nazionale, realizzati nel rispetto della normativa ambientale e di sicurezza dei luoghi di lavoro;
  • interventi aventi come oggetto la rimozione e smaltimento di amianto e non l’incapsulamento o confinamento;
  • interventi di importo unitario minimo pari a 20mila euro per singola impresa unica;
  • interventi conclusi al momento della presentazione della domanda e per i quali siano state emesse le corrispondenti fatture, nel periodo compreso tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2016;
  • interventi inseriti in apposito Piano di Lavoro, redatto ai sensi dell’art. 256 del D. Lgs. 81/2008 e s. m. e i., relativo ad intervento di bonifica unitariamente considerato per l’unità produttiva di riferimento;
  • interventi per i quali sia stata effettuata comunicazione di avvenuta ultimazione dei lavori/attività di cui al Piano di Lavoro alla ASL competente e che questa li abbia approvati secondo le modalità previste.

Il credito d’imposta verrà riconosciuto nella misura del 50% delle spese sostenute, previa verifica dell’ammissibilità dei requisiti a cura del Ministero dell’Ambiente, secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande e fino ad esaurimento dell’ammontare delle risorse disponibili. La data ultima di scadenza per la presentazione delle domande è il 31 marzo 2017.

Patrizia Cinquina

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