Secondo i dati forniti dall’Istat, a fine 2013 il prezzo delle abitazioni esistenti ha registrato un – 12,02% rispetto al 2010. Il patrimonio immobiliare residenziale, il maggiore investimento delle famiglie italiane per diffusione e capitale impegnato, sta costantemente perdendo valore, a una media del 4% l’anno. Oltre alla contrazione della domanda, la perdita di valore è dovuta, soprattutto, alla vetustà degli edifici e alla mancanza di significativi interventi di manutenzione nel corso degli anni, che, tra le altre criticità, mette spesso a repentaglio la sicurezza. Per far riacquistare valore agli immobili, è necessario avviare immediatamente un piano di riqualificazione e ricostruzione dell’esistente, stimolato e sostenuto da considerevoli interventi dello Stato. L’industria dei laterizi, insieme a tutta l’industria delle costruzioni, è pronta con nuove soluzioni progettuali e tecnologiche.
Questo è quanto emerso oggi a Napoli, presso il complesso dei SS. Marcellino e Festo, durante “L’Europa da costruire”, l’Assemblea generale congiunta di ANDIL, l’associazione che rappresenta, in Italia, l’intero settore dei laterizi e TBE, Tiles and Bricks of Europe, la federazione europea dei laterizi.
All’evento hanno partecipato sia alcuni tra i più autorevoli esponenti dello scenario istituzionale ed economico, italiano ed europeo: Vincenzo Cipolletta, Presidente del Fondo Italiano d’investimento e di AIFI; Costanza Pera, Direttore Generale per le politiche abitative del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; Vincenzo Boccia, Presidente del Comitato tecnico Credito e Finanza di Confindustria; Gabriele Morgante della Commissione Europea, Direzione Generale Industria e Imprenditoria; sia alcuni dei maggiori rappresentanti, in Italia e in Europa, del settore delle costruzioni: Luigi Di Carlantonio, Presidente ANDIL, Rodolfo Girardi, Presidente Federcostruzioni, Heimo Scheuch, Presidente TBE e Lorenzo Bellicini, Direttore Cresme.
In Italia, su un totale di sette milioni di edifici, il 55% ha più di quarant’anni. Questi fabbricati sono spesso poco sicuri e soggetti a una notevole dispersione energetica: consumano di media il triplo rispetto alle nuove costruzioni efficienti, sia per il tipo di materiali utilizzati che per ragioni progettuali.
“È il momento di intervenire per dare nuovo valore al nostro patrimonio immobiliare, la maggiore ricchezza degli italiani e dell’Italia, ma anche di numerosi altri Paesi europei, Slovacchia, Spagna e Slovenia, in primis – ha affermato il Presidente di ANDIL, Luigi Di Carlantonio. La soluzione che proponiamo è ‘ricostruire l’esistente’. Si tratta di riqualificare quanto esiste, se necessario abbattendo per ricostruire ex novo, all’insegna della sostenibilità e della sicurezza, ovvero, della durabilità dei sistemi edilizi e delle loro prestazioni, in particolare sia quelle ‘antisismiche’ che di maggiore efficienza energetica. In questo modo, oltre a dare nuovo valore agli immobili, si avrebbero ricadute positive per l’ambiente, sottraendolo al degrado e non consumando ulteriormente il territorio. La diffusione di questa pratica riattiverebbe, inoltre, l’industria delle costruzioni, traino per l’intera economia. A sostegno di un piano sicuramente ambizioso, ma ormai ineludibile – ha continuato Di Carlantonio – sono necessari investimenti pubblici e politiche che stimolino la responsabilità di ogni proprietario”.
Sulla stessa linea è intervenuto anche Heimo Scheuch, Presidente TBE: “in Italia, a differenza di Paesi come Germania e Regno Unito, non si costruisce in quantità sufficiente per rispondere ai bisogni di ammodernamento dell’edilizia residenziale e pubblica. Nel progetto più ampio di ‘ricostruire l’esistente’, è importante che il Governo italiano, così come quelli degli altri paesi dell’Unione, si concentri anche su un rilevante intervento a supporto di un vasto piano di edilizia sociale, per sostenere le categorie meno abbienti e dare, così, nuova spinta alla ripresa economica generale. Ogni euro pubblico investito nell’edilizia, infatti, genera un immediato effetto leva, stimolando ulteriori investimenti, pubblici e privati, per più di 60 centesimi, con conseguente rilevante incremento dell’occupazione. L’Europa ha bisogno di ripartire proprio dal mercato interno, per coniugare le esigenze di sviluppo e di occupazione con il rinnovamento del nostro patrimonio immobiliare: maggiore sicurezza, qualità, salubrità e comfort abitativo, nel rispetto delle risorse e dell’ambiente”.
Anche Innocenzo Cipolletta, Presidente del Fondo Italiano d’investimento e di AIFI, ha sostenuto l’importanza del piano di riqualificazione e ricostruzione dell’esistente, evidenziando, in particolare, il ruolo cruciale dello Stato: “In generale, è auspicabile che lo Stato, con apposite leggi, stimoli i proprietari a sentirsi responsabili del mantenimento e ammodernamento dei loro beni, attraverso interventi focalizzati all’incremento della sicurezza, a una sempre maggiore efficienza energetica e anche al miglioramento estetico. In questo modo si otterranno diversi benefici: la riqualificazione delle nostre città, una continuità di domanda per il settore edilizio e, non da ultimo, più entrate per lo Stato, grazie all’IVA raccolta su tali attività”.
Di Carlantonio ha continuato indicando una serie di misure propedeutiche per la riuscita del piano “ricostruire l’esistente”: le detrazioni fiscali e la diminuzione delle imposte sulla casa, la semplificazione burocratica, lo sblocco dei pagamenti e le facilitazioni per l’accesso al credito e per l’acquisto della prima casa:
“Mancano, poi le condizioni socio-economiche per ripartire di slancio. Il Governo ha iniziato a far bene, ad esempio, attraverso le iniziative a sostegno dell’edilizia scolastica. Adesso è necessario che continui su questa strada, sostenendo anche fiscalmente i processi di riqualificazione urbana, favorendo, quindi, la ‘rottamazione dei vecchi fabbricati’. Nel frattempo, bisogna ridimensionare le imposte sulla casa, che gravano come un macigno sul mercato immobiliare. È altrettanto rilevante, inoltre, semplificare la burocrazia e facilitare l’accesso al credito per aziende e imprese. In aggiunta a questi interventi – ha terminato Di Carlantonio – è indispensabile istituire un fondo di garanzie per l’acquisto della prima casa, a vantaggio delle fasce deboli della popolazione”.
Sulla stessa linea, Vincenzo Boccia, Presidente del Comitato tecnico Credito e Finanza di Confindustria: “È importante porre l’accento sulla perdurante difficoltà di accesso al credito. È necessario stimolare il Governo verso politiche che favoriscano il superamento in breve tempo di tale ostacolo. Un ulteriore capitolo su cui intervenire è quello relativo ai mutui per l’acquisto delle case, mercato che ha subito una forte contrazione negli ultimi anni, sia come numero di erogazioni che come importo medio.”
Durante l’Assemblea si è posto l’accento, infine, sui materiali, sulle tecnologie e sulle nuove metodologie progettuali offerti oggi dal settore edilizio, chiedendo al Governo italiano un impegno rilevante nel definire misure specifiche a sostegno della qualità.
In particolare, Rudy Girardi, Presidente di Federcostruzioni, ha rivendicato il ruolo di classe dirigente del Paese che compete alle organizzazioni di categoria, precisando che ci sono proposte puntuali all’attenzione del Governo italiano cui spetta, tra l’altro, la guida dell’Unione Europea per il prossimo semestre. “Un’occasione imperdibile se si vuole agire concretamente per riavviare i mercati interni che vedono proprio nelle costruzioni il principale fattore di sviluppo e che, tuttavia, per essere realmente tale dovrà essere caratterizzato da costruzioni realizzate non più solo sulla base della mera logica del massimo ribasso ma su caratteristiche di qualità dei prodotti con spiccate connotazioni di innovazione tecnologica, di qualificazione degli operatori, di rispetto della legalità”.
Il Presidente Di Carlantonio ha concluso indicando, specificamente, alcune misure necessarie per un’edilizia di qualità, che tengano in considerazione le peculiarità climatiche del nostro Paese:
“Noi stiamo facendo la nostra parte, stiamo investendo nella ricerca e nella qualità dei nostri prodotti. L’industria dei laterizi sta proponendo soluzioni costruttive capaci di assicurare sicurezza strutturale, consumi energetici ridotti in inverno, ma soprattutto in estate, e comfort abitativo. L’attenzione dei progettisti e dei consumatori finali, in questo momento, è alta; è diffusa la consapevolezza che iper-isolare le nostre case, rendendole di fatto stagne, non è la soluzione ottimale per il nostro contesto climatico, ma che occorra piuttosto interagire con l’ambiente esterno e le soluzioni in laterizio sono in grado di garantire il giusto equilibrio tra isolamento termico e comfort per il clima mediterraneo. Purtroppo, ancora una volta il legislatore sta ignorando le logiche della bioclimatica, ricorrendo all’onerosa ventilazione forzata per cercare di sopperire al discomfort creato dal forte isolamento. Studi autorevoli e allarmi che ci vengono anche dal Nord Europa sulla questione estiva, ci dicono che non è questa la strada giusta! Perseverare in questa direzione creerà un danno irrimediabile nel breve e lungo periodo. Occorre intervenire subito!”
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