Antimuffa, ecco tutti i falsi miti: sfatiamoli

Molti “miti antimuffa” non sono la soluzione più adeguata alla rimozione delle muffe o per lo meno non potranno mai raggiungere il livello igienico richiesto. Vediamoli. E vediamo anche qualche consiglio utile.

Davide Galfrè 19/06/19

Nella credenza popolare, così come nelle nuove mode del bio e dell’eco, vengono molto spesso pubblicizzati prodotti contro l’insorgere delle muffe. Quello delle muffe è un fenomeno sempre più accentuato nella stagione invernale quando il clima si fa più freddo ed è la stagione estiva quella in cui si devono prendere le opportune precauzioni per prevenire o eliminare il problema.

Nella realtà dei fatti, spesso, molti di questi “miti antimuffa” non sono realmente la soluzione più adeguata alla rimozione delle muffe oppure non potranno mai raggiungere il livello igienico richiesto. In ogni caso, per eliminare le muffe bisogna capire in quale ambiente vivono questi micro organismi e fare in modo di eliminare tali caratteristiche ambientali al loro congeniali che si possono grossolanamente riassumere nell’elevata umidità relativa (sopra al 65%), mancanza di luce, presenza di ambiente acido, scarsità di ricircolo d’aria.

Antimuffa: cosa non serve fare? I miti da sfatare

Aceto e limone

Le muffe prediligono vivere in ambienti con un grado di acidità elevato (chimicamente con ph inferiore a 7) e mal sopportano ambienti basici. Ne è un esempio pratico la muffa che aggredisce molto velocemente un limone abbandonato proprio perché quest’ultimo risulta molto acido. L’aceto a sua volta deriva dalla fermentazione delle uve o delle mele proprio tramite micro organismi che gradiscono molto nutrirsi di tali generi alimentari.

Di conseguenza lavare una superficie con aceto o limone non potrà mai garantire nel tempo la non insorgenza di muffe, anzi, al contrario favorirà sempre la ricrescita anche dopo averle eliminate sfregando con una paglietta imbevuta di aceto o limone, proprio perché la superficie così lavata continuerà a rappresentare un ambiente acido molto favorevole alla vita delle muffe.

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Aspirapolvere senza filtro “hepa”

Le macchie di muffa insorgono quando le spore normalmente presenti nell’aria attecchiscono su una superficie a loro congeniale per proliferare; durante la loro vita le muffe emettono gas e altre spore (che spesso sono la causa dei cattivi odori che accompagnano le chiazze di muffa).

Per questo motivo sarebbe bene pulire le muffe anche aspirando, in modo da eliminare l’aria circostante le chiazze che è molto favorevole al proliferare delle muffe; questa operazione è sicuramente fondamentale se la muffa avesse aggredito capi d’abbigliamento o tendoni e simili: in tal caso l’aspirazione prima di movimentare l’oggetto aggredito da muffe è d’obbligo.

Importante, però, è verificare che l’aspirapolvere utilizzato sia dotato di un filtro HEPA: si tratta di un filtro applicato solo negli ultimi anni anche alle aspirapolveri domestiche di migliore qualità che è in grado di trattenere al proprio interno anche le spore di muffa catturata dall’aspirapolvere senza che venga rimesso in circolo.

Non tutti i filtri aspiranti garantiscono tale sistema che è caratterizzato da una scala da 10 a 14 dove 14 è il migliore grado di filtraggio HEPA ed è il migliore in circolazione per la prevenzione alle allergie.

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Lampade di sale

Le lampade di sale, comprese quelle di sale rosa dell’Himalaya autentico, sono molto in voga in quest’ultimo periodo ma non hanno alcun effetto di rilievo sull’umidità. Il sale ha tra le sue caratteristiche la capacità di assorbire il vapore acqueo presente all’interno dell’aria, ma si tratta di quantitativi minimi rispetto a quelli che possono essere prodotti all’interno di un locale durante le normali attività domestiche in cui proliferano le muffe.

Inoltre, in ogni caso, il vapore acqueo assorbito dal sale è solamente accumulato nella lampada e verrà, prima o poi, restituito all’ambiente circostante.

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“I muri respirano”

Molti addetti del settore edilizio (geometri, architetti, ingegneri, muratori o impresari che siano) sono convinti che i muri “respirino”. La realtà delle cose è ben differente e deve esser chiarito: i muri non respirano ma sono in grado di assorbire l’umidità per poi rilasciarla, oltre che di farsi attraversare dal calore, in base alla loro stratigrafia (intonaco, mattoni, isolante etc.).

Sarebbe bene progettare pareti e solette partendo dall’interno con strati poco permeabili (o impermeabili) per poi avere strati sempre più traspiranti verso l’esterno; in questo modo il vapore acqueo assorbito dalla muratura sarà minimo e quel poco che sarà assorbito potrà essere altresì rilasciato verso l’esterno.

Detto ciò, è possibile constatare come le pareti, in media, siano in grado di assorbire ed evacuare quantitativi minimi di vapore, pari a circa il 2% del vapore prodotto in un’abitazione; questo significa che le pareti non garantiscono l’evacuazione di vapore necessaria per abbassare l’umidità all’interno degli edifici. Quest’ultimo fenomeno può verificarsi solamente tramite ricambi d’aria continui.

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Aprire le finestre al mattino presto

Aprire le finestre di prima mattina può non essere una soluzione corretta per gli ambienti a rischio muffa. Infatti, cambiando aria al mattino si farà entrare all’interno degli ambienti aria fredda facendo conseguentemente aumentare l’umidità relativa e abbassare l’ipotetica temperatura di rugiada in cui avverrebbe la condensa del vapore. La soluzione opportuna sarebbe l’opposto contrario e, cioè, cambiare aria non solo una volta al giorno, ma molto più sovente cercando di evitare che in questa fase si raffreddi troppo l’ambiente.

Questo è il principio alla base del sempre più consueto utilizzo della ventilazione meccanica negli edifici.

Deumidificatori

Deumidificatori domestici di piccole dimensioni rappresentano una soluzione di base da utilizzare in fase di emergenza ma che non risolvono i problemi più gravi legati alla muffa in maniera definitiva.

Innanzi tutto si tratta di strumenti elettrici a scarsa efficienza energetica poiché con due/trecento Watt catturano la metà dei litri d’acqua espulsi tramite un sistema di ventilazione meccanica che consuma circa 5 Watt. Inoltre, parlando di benessere all’interno dei locali, queste macchine deumidificatrici, se confrontate con la ventilazione meccanica controllata, non sono in grado di eliminare l’anidride carbonica e rinnovare l’ossigeno presenti nei locali.

Antimuffa: quindi, cos’è utile fare?

In linea generale, metodi che vanno sempre bene e che sono delle buone abitudini di prevenzione sono i frequenti e brevi ricambi d’aria, il riscaldamento degli ambienti in maniera uniforme e l’illuminazione degli stessi oltre a pulire le muffe con prodotti a ph basico a base di candeggina o nitrato di sodio o ancora la varechina o la trielina; in fase di pulizia delle muffe bisognerà avere l’accortezza di non riutilizzare lo straccio in altre pulizie e di aspirare con aspirapolveri dotati di filtro HEPA; di caso in caso bisognerà poi verificare la fattibilità di interventi più mirati e profondi per eliminare i problemi di muffa più ragguardevoli.

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Davide Galfrè

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