Annerimenti, alterazione cromatica e muffe del cappotto termico: analisi e diagnosi patologie

Talvolta si assiste ad un fenomeno particolare per il quale la facciata appare come un negativo fotografico con le parti chiare poste in corrispondenza della struttura portante in cemento. Perché accade? Come prevenire? Le risposte nell’articolo

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Spesso le facciate dei cappotti subiscono fenomeni che ne determinano, in vario modo, l’annerimento, la colonizzazione biologica o la formazione di muffa superficiale. Ogni fenomeno ha una sua specifica origine e una sua propria modalità di attecchimento.

Vediamo di seguito nel dettaglio alcuni esempi pratici, partendo dall’analisi del quadro patologico per poi arrivare alla diagnosi.

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Il presente articolo è estratto dal volume Le patologie del cappotto termico , di Sergio Pesaresi, edito da Maggioli Editore.

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Analisi del quadro patologico

Nell’immagine (Foto 1) possiamo notare, a sinistra, l’attecchimento di muffa in corrispondenza di cavillature e di spigoli sporgenti presenti sulla superficie del cappotto. Sappiamo che la muffa attecchisce su una superficie che si trova in condizione di umidità persistente. Le cavillature e le fessurazioni causano infiltrazione d’acqua piovana che mantiene bagnata la finitura esterna per un tempo prolungato mentre gli spigoli essendo sporgenti si bagnano più facilmente e quindi si mantengono umidi a lungo.

Nell’immagine di destra possiamo invece notare la formazione di attività biologiche assimilabili a muffe xerofile sulla parte di cappotto che si presenta spesso bagnata o inumidita dalle precipitazioni atmosferiche che lambiscono la facciata. Da notare che laddove la parete è protetta dall’acqua, anche se solo dal piccolo sporto della banchina, non c’è formazione di muffa.

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Foto 1_Formazioni di muffa ©Le patologie del cappotto termico – Maggioli Editore

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Diagnosi

Nelle pareti che rimangono a lungo umide (come in particolare le pareti a nord dove l’insolazione è assente) si può determinare l’attecchimento delle spore presenti nell’aria che consentiranno lo sviluppo di muffe di colore scuro (nero, grigio, marrone).

Invece in presenza continuativa di acqua liquida si può assistere allo sviluppo di attività biologiche come le alghe e i muschi, riconoscibili dal colore verde.

Talvolta si assiste ad un fenomeno particolare per il quale la facciata appare come un negativo fotografico con le parti chiare poste in corrispondenza della struttura portante in cemento. Spesso anche nella parte rimanente si possono notare parti scure in corrispondenza dei pannelli isolanti e linee chiare a sottolineare i contorni degli stessi.

Questo fenomeno è determinato dal fatto che le superfici delle porzioni di facciata ben coibentate non risentono del calore interno (proprio perché ben isolate) e sono quindi soggette a raffreddarsi, specialmente di notte, in seguito a scambio di calore per convezione e soprattutto per irraggiamento della sfera celeste. Quando queste pareti
si bagnano, le parti in cui sono presenti i ponti termici si asciugano in un tempo più breve (perché presentano una superficie esterna più calda), mentre le porzioni ben coibentate si asciugano in tempi più lunghi. Questa diversa durata in cui permane l’umidità in superficie crea condizioni migliori e più adatte all’attecchimento della muffa che, quindi, provvederà ad annerire solo queste parti lasciando chiare le rimanenti.

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Foto 2_Annerimento selettivo delle porzioni più fredde ©Le patologie del cappotto termico – Maggioli Editore

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Cosa fare per prevenire l’annerimento del cappotto

Per prevenire l’annerimento del cappotto è pertanto necessario che la finitura possegga elevata idrorepellenza e sia in grado di contrastare con efficacia la proliferazione di muffe, alghe e funghi con opportuni additivi.

È però necessario tener presente che la resistenza fornita da questi additivi non è illimitata nel tempo e non è quindi in grado di assicurare una protezione permanente dai microrganismi. Si rende necessario pertanto prevedere una adeguata manutenzione periodica.

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Le patologie del cappotto termico

Il cappotto termico si è imposto come il sistema più adatto a migliorare l’efficienza energetica degli edifici esistenti e a risolverne i ponti termici presenti, e il più utilizzato per garantire un basso fabbisogno energetico ed un alto comfort abitativo negli edifici di nuova costruzione.Anche se i primi cappotti sono stati installati trent’anni, fa spesso con metodi “naif”, la stragrande maggioranza ha meno di dieci anni e questo significa che le prime patologie si stanno palesando proprio ora. Il sottotitolo “prevenzione e diagnosi” riassume il programma e il metodo con i quali questo libro intende procedere per affrontare il tema delle patologie del cappotto termico.Rappresentano i due punti di vista di un medesimo tema, sguardi antitetici ma fra loro complementari. La prevenzione delle patologie edilizie è il compito del progettista, di colui che crea l’opera. Egli deve applicare tutte le conoscenze che ha appreso per ottenere qualità costruttiva e per evitare che l’opera progettata possa, in un lasso di tempo inferiore rispetto alla durata programmata e richiesta, ammalarsi e divenire obsoleta o, addirittura, pericolosa. Il suo è un intervento a monte, ante. La diagnosi delle patologie è compito del perito. Egli deve saper individuare le cause che le hanno determinate e, quando richiesto, saperle curare.Spesso viene chiamato anche ad anticipare un probabile danno futuro interpretando i piccoli segnali visibili o utilizzando tecnologie adatte a monitorare un processo patologico nascosto in corso o sul punto di attivarsi. Il suo è un intervento a valle, post. Dal suo operato e dalla sua perizia tecnica deve risultare con chiarezza sia la causa dei danni che si sono manifestati sia le responsabilità di quanto, purtroppo, accaduto. L’obiettivo dichiarato di questo quaderno, che esce per la apprezzata collana dedicata alle patologie edilizie, è fornire le conoscenze dei meccanismi che sovrintendono al corretto comportamento del sistema cappotto in modo tale che possano essere utilizzate indifferentemente sia in sede di prevenzione che di diagnosi. A rafforzare il taglio pratico e operativo dell’opera contribuiscono i casi di studio che l’autore propone, descrivendo svariati casi di patologie che hanno interessato i cappotti termici.Sergio PesaresiIngegnere civile, progettista specializzato in costruzioni ecosostenibili e di bioarchitettura. È consulente e docente dell’Agenzia CasaClima di Bolzano. Progettista di case passive certificato dal Passvhaus Institut di Darmstadt (D) e accreditato presso il PHI-Ita di Bolzano. Supervisor della Fondazione ClimAbita e SouthZeb designer. Tecnico base di ARCA e Tecnico ufficiale Biosafe Certificato EES Avanzato – Esperto in Edilizia Sostenibile italiana. Studioso delle tematiche del Paesaggio e della Mobilità Sostenibile. È docente in corsi di aggiornamento professionale e consulente di Fisica Edile.

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Foto di copertina: Formazione di muffa ©Le patologie del cappotto termico – Maggioli Editore

Redazione Tecnica

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