“Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate” in piena rampa di lancio: l’intesa sancita giovedì scorso in Conferenza unificata spalanca i cancelli alla definitiva approvazione e alla successiva pubblicazione del decreto attuativo attuativo e dell’interconnesso bando che mette a disposizione circa 200 milioni di euro (194 per la precisione).
Ecco i 4 punti fondamentali che compongono il mosaico complessivo del Piano.
1. Ambiti di intervento
Per concorrere al bando i progetti dovranno rientrare all’interno di aree urbane cosiddette “degradate”: la definizione di “area urbana degradata” affiora da un punteggio di sintesi che incrocia quattro indicatori: tasso di disoccupazione, tasso di occupazione, tasso di concentrazione giovanile, tasso di scolarizzazione. L’indice dovrà oltrepassare il dato della media nazionale. A tale valutazione si aggiunge il margine di “disagio edilizio”: una situazione riferita a edifici residenziali in stato di conservazione “pessimo” e “mediocre” (anch’essa dovrà essere peggiore della media nazionale).
2. Come partecipare
Questo tema è stato investito da una novità nelle ultime ore: la possibilità di concorrere al bando anche con progetti di riqualificazione (edilizia o urbana) di livello preliminare (rispetto all’iniziale previsione che indicava perentoriamente la necessità di progetti di livello definitivo). Ovviamente, qualora l’amministrazione proponente si collochi su un livello di progettazione più avanzato verrà riconosciuto un bonus in termini di punteggio: attraverso tali modalità si consente un’ampia partecipazione e, contemporaneamente, si premiano le amministrazioni più virtuose. I progetti dovranno essere presentati entro il prossimo 30 novembre. L’invio deve avvenire tramite Pec a una casella di posta elettronica (non ancora resa nota).
3. Criteri di valutazione
Servizi di accoglienza ai giovani, miglioramento di beni pubblici alla cura di bambini e anziani, imprenditoria giovanile, decoro urbano: all’interno del progetto devono essere indicati nel dettaglio gli obiettivi di miglioramento che si vogliono raggiungere (culturale, sociale e di riqualificazione urbana). I progetti di riqualificazione non devono prevedere consumo aggiuntivo di suolo.
La graduatoria sarà stilata assegnando un punteggio variabile entro una certo “range” relativo a quattro ambiti di valutazione.
– riduzione di fenomeno di marginalizzazione e degrado sociale (fino a 30 punti su 100);
– miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, anche mediante interventi ristrutturazione edilizia (fino a 30 punti);
– la capacità di coinvolgimento di soggetti e finanziamento pubblici e privati (con attivazione di un effetto moltiplicatore del le risorse) viene premiata con un massimo 25 punti;
– la tempestiva esecutività degli interventi viene premiata con 15 punti.
Per saperne di più sui connotati del supercomitato preposto alla valutazione dei progetti leggi l’articolo Recupero periferie: commissione allargata per l’assegnazione dei fondi (200 milioni).
4. Aggregazione degli Enti locali e partecipazione dei privati
Per ogni progetto l’Ente locale potrà ricevere da un minimo di 100mila euro a un massimo di 2 milioni. Qualora il progetto abbia un valore maggiore e la richiesta riguardi un cofinanziamento, dovranno essere indicate le somme di cui già si dispone (sia pubbliche che di operatori privati). Il bando relativo al Piano è inoltre aperto alla partecipazione di operatori privati al progetto per il quale l’ente locale chiede i fondi. In questo caso però i soggetti privati coinvolti “devono comunque essere scelti attraverso procedure di evidenza pubblica”. Viene infine stimolata l’aggregazione tra gli enti: a parità di punteggio saranno premiati i progetti promossi da comuni in forma aggregata (il singolo comune non potrà in questo senso presentare lo stesso progetto per conto proprio e anche in forma aggregata con altri enti locali).
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