Lotta al degrado urbano e recupero delle periferie: i due punti-chiave sottesi al Piano nazionale definito alla fine del 2014. La “deadline” per fruire dei fondi messi a disposizione (200 milioni di euro) è fissata al prossimo 30 novembre: per condurre l’attività di gestione e selezione delle richieste è stata messa a punto una commissione composta da rappresentanti di 6 ministeri (Infrastrutture, Economia, Beni culturali, Affari regionali, Pari opportunità e Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica). Al medesimo tavolo saranno presenti anche rappresentanti dell’Agenzia del Demanio e degli Enti locali.
Questa la valutazione in merito al piano emessa lo scorso mese di dicembre dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori: “L’emendamento del Governo alla Legge di Stabilità e Sviluppo che predispone un Piano nazionale per la rigenerazione e riqualificazione delle periferie e delle aree urbane degradate, con un investimento di 50 milioni per il 2015 e altri 150 per il 2016 e il 2017, sembrerebbe finalmente dare l’avvio a una seria politica di sviluppo delle città e rigenerazione delle periferie se, ancora una volta, non si volesse poi attuarla con i metodi bizantini propri della vecchia politica italiana. Il Piano nazionale sostituisce, infatti, il Piano Città del 2012, i cui limiti di visione e di organizzazione ne hanno decretato il sostanziale fallimento, riproducendone la carenza di progetto e un’assurda burocrazia nel processo di attuazione”. Per approfondire leggi l’articolo Il Piano Città è morto, arriva la Riqualificazione delle periferie: ecco come farla funzionare.
I progetti sono individuati mediante “uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri”. L’iter continua con la “stipulazione di convenzioni o accordi di programma con i soggetti promotori dei progetti medesimi”. Le convenzioni stabiliscono un cronoprogramma ferreo e una serie di “criteri e modalità per la revoca dei finanziamenti in caso di inerzia realizzativa”. Inoltre nelle “convenzioni o accordi di programma vengono definite le modalità necessarie all’espletamento della attività di monitoraggio degli interventi”. Chi non dovesse riuscire a rimanere al passo con questo rigido protocollo sarà cancellato dalla lista e i finanziamenti assegnati al successivo intervento in graduatoria.
Una procedura abbastanza farraginosa, necessaria tuttavia per valutare con attenzione la corretta attribuzione dei finanziamenti.
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