La rigenerazione urbana sta emergendo come tema di eminente rilevanza per coloro che sono tenuti all’amministrazione dei Comuni italiani. “Tema politico essenziale”: questa la definizione attribuita a tale tema dall’assessore all’Urbanistica del Comune di Torino, Stefano Lo Russo, il quale presiede la commissione Lavori pubblici, urbanistica e politiche abitative dell’ANCI (l’Associazione Nazionale Comuni Italiani).
Le parole fungono da ideale titolo posto ad apertura del documento presentato in commissione questa settimana per aprire un discussione in merito all’importante tema, con specifico riferimento al disegno di legge sul consumo del suolo, in questo momento posto sotto la lente d’ingrandimento della commissione Ambiente della Camera.
E il documento presenta senza alcun dubbio un punto di vista differente rispetto politica di stampo vincolistico che informa il testo all’esame della Camera: “Andando oltre la condivisa preoccupazione di consumare meno territorio, il tema diventa piuttosto quello di lavorare sui tessuti urbani esistenti, cercando di rivitalizzare la trama consolidata, combinando trasformazione fisica, interventi immateriali, produzione di spazi e di beni per la collettività, attivazione di nuove forme di partnership e partecipazione, generazione di valori e beni comuni” si legge nel documento.
Viene individuato inoltre il punto-chiave della questione nella “esigenza di costruire condizioni al contorno, normative e procedurali, che sviluppino davvero, per le amministrazioni pubbliche e gli operatori, la convenienza, anche economica, alla rigenerazione dei tessuti consolidati in luogo della nuova edificazione su suolo libero”. Ciò che emerge è il seguente concetto: la rigenerazione urbana può costituire “una potenziale occasione di rilancio economico e produttivo del settore dell’edilizia” (e di conseguenza delle città stesse).
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Le proposte concrete in questa direzione? Semplificazioni amministrative, premialità e incentivi fiscali, riduzione degli oneri di urbanizzazione. Grazie a tali strumenti potrebbero essere raggiunte le convenienze economiche per implementare una decisa strategia di rigenerazione.
Nel ventaglio delle richieste contenute all’interno del documento dei sindaci vanno menzionate: l’estensione del principio del silenzio-assenso nelle procedure urbanistiche ed edilizie, la riduzione dei tempi di pubblicazione di VIA e VAS, oltre a un maggiore “coordinamento tra le procedure urbanistiche e ambientali”. Dall’angolo visuale fiscale vengono messe in evidenza possibili premialità in presenza di recupero di aree dismesse, forme di agevolazione nella tassazione immobiliare, incentivi fiscali per restauro, risanamento conservativo, demolizione con ricostruzione (e ristrutturazione urbanistica).
Non bisogna dimenticare che il provvedimento di legge in materia di consumo del suolo, in questo momento all’esame della commissione Ambiente a Montecitorio, in coerenza con le indicazioni della Costituzione e gli indirizzi Comunitari, si appresta a porre i principi “per la valorizzazione e la tutela del suolo, con particolare riguardo alle superfici agricole e alle aree sottoposte a tutela paesaggistica, al fine di promuovere e tutelare l’attività agricola, il paesaggio e l’ambiente, nonché di contenere il consumo di suolo quale bene comune e risorsa non rinnovabile che esplica funzioni e produce servizi ecosistemici, anche in funzione della prevenzione e della mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico e delle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici” (sono queste le parole esplicative riportate in apertura di proposta di legge redatta alla fine del 2014).
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