Come abbiamo visto nel precedente articolo è d’obbligo, affrontando i problemi legati allo sfondellamento, passare continuamente da una scala macroscopica (valutando la geometria e l’analisi d’insieme degli ambienti) ad una microscopica (esame delle fessurazioni interne ai blocchi, problemi legati ai materiali costituenti, alle modalità di getto, etc…), ciò si può sintetizzare sottolineando, come detto altre volte, che ad un’attenta analisi in situ con indagini non distruttive deve corrispondere una contemporanea buona “anamnesi” storico-costruttiva del fabbricato (laddove quest’ultimo aspetto manchi si rischia di inficiare la corretta interpretazione degli altri sintomi o indici di rischio).
Un fenomeno che rientra nella categoria della rottura delle pignatte e che impropriamente ma per brevità talvolta viene ancora classificato tra gli sfondellamenti dei solai, è quello (stavolta sì circoscritto ad una ben precisa tipologia di solai ed epoca realizzativa) che si ha in presenza di solai “a camera d’aria” (ad esempio quelli comunemente chiamati di tipo “varese”, “adige”, “stimip”, o similari) in cui l’intradosso del solaio ha una funzione di finitura (quasi una sorta di controsoffittatura, così definita negli anni in cui si diffusero) mentre la portanza viene demandata al laterizio immediatamente al disotto del pavimento (estradosso del solaio) lasciando quindi una intercapedine tra i due.
In tali casi i fenomeni di distacco possono riguardare l’intero laterizio (per lo più tavelle) e le principali cause sono da ricercare o nella cattiva modalità di posa tra i travetti (talvolta incompatibilità tra componenti o errato montaggio: non infrequente si può notare l’impiego di componenti non perfettamente combacianti tra il profilo laterale della tavella ed il labbro inferiore del travetto, o poggiati su di esso per pochi millimetri) o in difetti congeniti del componente (porzioni fessurate o danneggiate), oppure più genericamente (anche se in maniera circoscritta) legati alla realizzazione, negli anni, di tracce o inserimento di impianti non curandosi dell’estrema fragilità insita in tali tipologie realizzative (perlopiù costituite da tavelloni ad una sola camera).
Concludendo questa prima parte di osservazioni deve essere infine anche sottolineato come le problematiche richiamate, tipicamente imprevedibili già in ordinarie condizioni di utilizzo, possono assumere in presenza di eventi sismici proporzioni ampie e diffuse ed ancor più pesanti in termini di pericolosità per gli occupanti.
Un ulteriore aspetto da valutare è quello legato alle modalità di realizzazione ed allo stato di conservazione dell’intonaco: anch’esso in base al materiale costituente ed alle condizioni ambientali specifiche presenti (umidità, elevate escursioni termiche, vibrazioni) può subire, o a sua volta causare anch’esso, il distacco del fondello ovvero favorire l’evoluzione del fenomeno: è provato, ad esempio, come intonaci troppo rigidi ( “a base cementizia”) possano costituire, per ritiro o per contrasto alle ordinarie dilatazioni termiche, innesco per tensioni interne al fondello capaci di portarlo alla fessurazione e quindi, per fenomeni ciclici, al tranciamento dai setti superiori con conseguente distacco; anche in tal caso il fenomeno può velocemente degenerare passando da dimensioni circoscritte e limitate a ben più ampie ed estese coinvolgendo interi ambienti (aule, corridoi).
Passiamo ora ad elencare alcuni indici di rischio e le modalità con le quali indagarli.
Intonaco
Controllo: presenza di fessurazioni e lesioni
Verifica: visiva/strumentale (termografia, es: per individuare la sottostante orditura dei travetti)
Controllo: sono presenti segni di distacco o rigonfiamenti
Verifica: termografica ed igrometrica (possibili infiltrazioni non più attive o condizioni ambientali sfavorevoli: elevata umidità dei locali)
Controllo: sono presenti lesioni “a ragnatela” o cavillature
Verifica: visiva e strumentale (analisi della composizione della malta)
Fondelli (solai con blocchi di alleggerimento, c.d. pignatte)
Controllo: presenza di vuoti nelle gole dei travetti
Verifica: strumentale (termografica, ultrasonica, endoscopica)
Controllo: presenza di difetti nell’impasto delle pignatte
Verifica: strumentale (endoscopica, analisi di laboratorio)
Controllo: errore nella geometria del blocco di alleggerimento
Verifica: strumentale (endoscopica, termografica)
Controllo: distacco prossimo o in atto di fondelli
Verifica: visiva/diretta (battitura ed esame della risposta)
Fattori “antropici” e legati all’utilizzo
Controllo: umidità
Verifica: strumentale (igrometrica)
Controllo: eccessive dilatazioni termiche
Verifica: strumentale (termografica)
Controllo: infiltrazioni
Verifica: strumentale (termografica) e documentale (fascicolo del fabbricato)
Controllo: modifiche agli ambienti e/o alla loro destinazione
Verifica: documentale (fascicolo del fabbricato)
Controllo: errori concettuali nella disposizione dei solai
Verifica: visiva (presenza di campi di solaio irregolari) e documentale (reperimento calcoli e documenti di progetto)
I risultati di questi controlli ed indagini non distruttive devono essere riportati su una planimetria che consenta di avere una visione d’insieme, fornendo una lettura su larga scala dei fenomeni rilevati in modo cioè da poterne dare un’interpretazione più ampia e corretta da poter ricondurre ad esempio a particolari esposizioni dell’edificio, a fattori esterni, od a concezioni strutturali e geometriche che altrimenti non emergerebbero con chiarezza.
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