Offshore in Venice, ma intanto…

Sembra un sabato come un altro quello del 21 settembre, non ci sono ricorrenze particolari se non che si sta per scavallare in autunno, eppure qualcosa accadrà. A Venezia convergeranno circa 100.000 turisti, di cui 40.000 portati da 12 navi da crociera.

Già in questi giorni la quotidianità di chi vive o lavora a Venezia è messa a dura prova da vaporetti stracolmi e percorsi pedonali a passo di lumaca visto la Mostra del Cinema in corso, immaginarsi di vivere una giornata paragonabile al Carnevale, per numero di turisti, in settembre… Forse inizia ad essere troppo.

Ne sono convinti Italia Nostra, pronta ad emettere un nuovo dossier sui mali del turismo di massa, ed Edoardo Salzano, ex Assessore a Venezia, che sottolinea come “… A oggi nessuna politica di controllo dei flussi e dell’offerta turistica è stata fatta. E la città rischia l’invasione”.

E i “colpi di scena” non finiscono qui! Tornerà in servizio a breve la Carnival Sunshine, che a fine luglio eseguì quel passaggio contestato vicino a riva dei Sette Martiri (regolare per il comitato Cruise Venice, “incompatibile con la città” secondo l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin).

Nel settore del trasporto merci, invece, sembra che il progetto del Porto Offshore prenda sempre più piede.

Un’opera che costerà circa 2,5 miliardi di euro, una delle infrastrutture strategiche della legge obiettivo 2011, che prevede una diga di 4 km, 3 approdi d’altura e 90 ettari di terminal a terra. Il tutto in termini di lavoro si tramuterà in 7 anni e 1.400 persone impiegate (un bel colpo per l’economia del Paese). In questo modo si potrebbe permettere finalmente alla Laguna di Venezia di non vedersi solcata dalle navi petroliere.

La scelta, oltre che per motivi ambientali, è ovviamente legata a motivi commerciali: verranno accorciati i tempi di trasferimento delle merci che arrivano via mare collegandoli al meglio con i mercati mondiali, sfruttando di volta in volta gli scali terrestri più convenienti, senza incidere sull’assetto della Laguna, ma anzi allontanandone parecchi rischi.

Il porto offshore per essere più competitivo nel panorama portuale europeo si troverà a circa 8 miglia nautiche al largo della bocca di porto di Malamocco, in un’area dove i fondali hanno una profondità naturale di 20 m.

E se il cammino di approvazione del progetto è ancora lungo, si può ben sperare che almeno un passo in avanti per l’ecosistema lagunare lo si stia muovendo.

Intanto è stato siglato un protocollo di intesa tra Regione, APV e associazioni di categoria della pesca in cui sono riportate le azioni di mitigazione e di compensazione con lo scopo di porre rimedio alle penalizzazioni che l’opera comporterà sul comparto pesca, sia in fase di cantiere che di esercizio.

Inoltre verrà avviato un programma di monitoraggio ante, in e post operam; in particolare prima dell’avvio dei lavori sarà necessario acquisire dati su presenza e stato di conservazione di habitat e specie di interesse comunitario.

Fonti:

http://www.veneziatoday.it

http://nuovavenezia.gelocal.it

www.ingegneri.cc

Roberta Lazzari

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