Sarebbe più facile ripartire da zero e ricominciare daccapo a “mappare” il territorio italiano. Già, perché continuare ad aggiornare e migliorare un sistema interamente costruito su un’impostazione ottocentesca è faticoso, nonostante le rampanti disponibilità tecnologiche sul mercato.
Il Catasto da tempo si sta impegnando a risolvere i famigerati e temuti disallineamenti – che, sebbene limitati, devono essere comunque eliminati per non compromettere il livello di qualità dei servizi – derivati dalla gestione storicamente separata delle diverse banche dati catastali.
Vediamo quali sono i progetti sperimentali in corso e come sarà (a breve??) risolto il problema!
Catasto da aggiornare, ecco i nuovi progetti sperimentali
Siamo ormai al livello tale che con una buona ortofoto ad alta risoluzione si arriva a una dimensione del pixel a terra di 20cm, e che l’importanza di avere una cartografia catastale di qualità rivesta un’importanza strategica per Agenzia delle Entrate e il Paese.
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Di fatto sono stati fatti notevoli progressi per migliorare il livello di qualità della cartografia: dalle attività scientifiche condotte per la trasformazione delle coordinate delle mappe dai sistemi di riferimento catastali ad altri sistemi di riferimento, la digitalizzazione dei fogli di mappa, l’individuazione e l’accertamento di fabbricati sconosciuti al catasto individuati da fotografie aeree sovrapposte alla cartografia catastale, alle attività per la costruzione delle congruenze geometriche delle mappe.
Come eseguire al meglio gli aggiornamenti?
Il Catasto vuole procedere il più rapidamente possibile per risolvere i sopra citati casi di disallineamento informativo tra la cartografia e le altre banche dati catastali, relativi alla mancata rappresentazione sulle mappe di fabbricati comunque censiti al catasto urbano.
L’intervento previsto (progettato dal settore Servizi cartografici in collaborazione con l’ufficio Metodologie innovative della direzione centrale Servizi catastali, cartografici e di pubblicità immobiliare), vede l’inserimento in cartografia delle sagome dei fabbricati mancanti mediante un’indagine a tappeto eseguita sulle mappe catastali sovrapposte alle orto-foto ad alta risoluzione.
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L’ispezione, che a questo punto è di tipo “visiva”, e avviene sovrapponendo due layer informativi, permette quindi di rilevare i fabbricati mancanti in cartografia che possono essere inseriti in mappa direttamente dai tecnici catastali. Operazione da eseguire a seguito di alcuni semplici controlli nelle banche dati del catasto edilizio urbano, attraverso verifiche speditive condotte sul Sit.
I casi più complicati verranno comunque segnalati a sistema, anche per consentire una quantificazione precisa del fenomeno, e saranno poi successivamente affrontati con strutturati e organici interventi di accertamento d’ufficio.
E la banca dati censuaria?
Anche la banca dati censuaria sarà aggiornata automaticamente, con l’eventuale modifica nella banca dati censuaria della destinazione della particella catastale su cui è stato rappresentato il fabbricato fino ad allora mancante.
È un metodo importante perché segna l’effettiva fattibilità di integrazione automatica dei diversi domini informativi catastali, e sarà in linea con la piena integrazione che sarà resa possibile dalla migrazione dell’intero sistema catastale al Sit, prevista per il 2020.
Ricordiamo che il progetto, avviato in via sperimentale il 25 luglio 2019 su 11 uffici, sarà in grado di evolvere, dopo l’avviamento del Sit, a indagini territoriali sempre più dettagliate.
Insomma, amministrazioni pubbliche, Regioni, Province e Comuni, tutte le attività a supporto delle dell’urbanistica, al governo del territorio ecc., non potranno che ringraziare per questo utile e fondamentale aggiornamento!
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