e operazioni di apertura dei varchi per effettuare allargamenti di finestre o porte non sono banali, in quanto spesso le aperture devono essere realizzate su murature portanti. Il d.m. 17 gennaio 2018 (NTC 2018) chiarisce al paragrafo 7.8.1.5.2 che gli elementi murari devono essere “continui dalle fondazioni alla sommità, collegati ai soli fini traslazionali alle quote dei solai”.
Quando si effettua l’ apertura dei varchi in una parete portante, quindi, è necessario prevedere alcuni accorgimenti strutturali atti a non diminuire la capacità portante dell’elemento e conseguentemente dell’intero edificio.Questo è un concetto molto importante che deve essere ben compreso sia dai progettisti dell’intervento sia dai tecnici dei vari enti incaricati di visionare e valutare il progetto.
Le aperture cosiddette “in breccia” possono essere realizzate in vari modi a seconda della posizione e delle valutazioni tecniche-strutturali.
La Figura 1 riporta le fasi realizzative di un foro condotto su una parete in muratura portante realizzata a suo tempo con pietre irregolari. Dopo aver effettuato il foro attraverso l’utilizzo di martelli elettrici, contemporaneamente alla stabilizzazione della porzione superiore, si procede al consolidamento delle “spallette”, attraverso la costruzione di elementi portanti in mattoni pieni regolari incastrati tra loro.
Perché eseguire l’ apertura dei varchi su edifici già esistenti?
L’ apertura dei varchi in edifici storici è un’operazione piuttosto frequente. Infatti, molte sono le cause che richiedono l’apertura o la calibrazione di nuove aperture, tra le quali si citano:
- le esigenze legate all’abbattimento delle barriere architettoniche nei locali interni. I fori negli edifici rurali, ad esempio, presentano spesso delle larghezze non compatibili con le misure minime per il passaggio di carrozzine; altresì, i requisiti odierni di mobilità e accessibilità nelle varie stanze di un edificio richiedono spesso l’apertura di altri passaggi non contemplati all’epoca di costruzione;
- le esigenze legate ad una diversa distribuzione dei locali interni. Attualmente, il comfort abitativo richiede locali che un tempo non erano richiesti come standard. A tal proposito si pensi al locale riservato ai servizi igienici, un tempo posto, per gli edifici rurali, all’esterno dell’abitazione in adiacenza alla stalla;
- le esigenze legate al requisito igienico-sanitario dei locali interni. Il famoso e ben conosciuto “ottavo di superficie aero-illuminante” un tempo non era necessario e quindi, molti edifici vincolati o sottoposti a tutela paesaggistica per essere agibili, attualmente, devono possedere questo requisito igienico-sanitario. Ovviamente per raggiungere il minimo di norma il progettista deve allargare i fori esistenti oppure, se consentito, realizzare l’apertura di varchi.
Acciaio o mattoni, come procedere con l’ apertura dei varchi?
La scelta di consolidare attraverso l’utilizzo di mattoni pieni deriva dal fatto di rendere compatibili gli elementi della parete con quelli consolidanti. In questo caso, l’utilizzo di sistemi in acciaio non sarebbe consono, in quanto essi non possiedono un perfetto accoppiamento a causa dell’irregolarità del muro esistente.
Quando la muratura di una parete possiede una qualità piuttosto scarsa, oppure le dimensioni dell’apertura risultano non trascurabili, si preferisce effettuare l’apertura attraverso l’utilizzo di un consolidamento misto mattoni-acciaio.
La Figura 2 riporta un tipico caso di consolidamento e stabilizzazione dell’ apertura dei varchi attraverso proprio questa tecnica. Dapprima, è stata bonificata la parte di parete ammalorata (a causa di intemperie e della scarsa manutenzione), priva della resistenza necessaria a garantire la sicurezza strutturale. Successivamente è stato realizzato un consolidamento in muratura composta da mattoni pieni incastrati; l’intento era quello di ripristinare le condizioni statiche e dinamiche iniziali utilizzando un materiale compatibile con quello esistente. La stabilizzazione del foro è stata effettuata, invece, attraverso l’inserimento di un telaio in acciaio compresso alla muratura attraverso un’idonea malta espansiva.
L’effetto confinante del sistema unito al consolidamento in mattoni pieni è stato tale da permettere la realizzazione di un’apertura più ampia del previsto.
In taluni casi, l’ apertura dei varchi richiede la stabilizzazione dei carichi verticali diretti, derivanti ad esempio dalle travi in legno del solaio soprastante. La Figura 3 riporta la modalità realizzativa di una porta in una parete portante a cui, al di sopra, appoggiano le travi in legno. Il telaio, opportunamente collegato alle fondazioni, ha pertanto una duplice funzionalità:
1. ripristino o aumento della rigidezza alla parete dopo l’apertura;
2. scaricare i carichi permanenti e di esercizio direttamente alle fondazioni senza l’ausilio della parete.
Ovviamente, in edifici multiplano come quelli posti nei centri storici, l’apertura deve essere opportunamente progettata, in quanto essa può indebolire drasticamente il sistema completo dell’edificio.
A tal proposito, si riporta un caso che può definirsi classico nel panorama edilizio: un edificio di tre piani le cui proprietà di ogni singolo piano sono tutte diverse e in cui il titolare, ad esempio, del piano primo vorrebbe realizzare un’apertura conseguente alla sistemazione dei locali interni.
Spesso, la pratica edilizia corrispondente alla ri-distribuzione interna di tali edifici, anche se vincolati dal punto di vista paesaggistico o storico (centro storico per l’appunto), coincide con una semplice C.I.L.A. ovvero una Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata nella quale si dichiara che non intervengono modifiche strutturali.
Se analizziamo però l’intervento dal punto di vista strutturale, notiamo che le modifiche apportate variano l’assetto della struttura originaria. La conseguenza di un’apertura genera un’alterazione del comportamento strutturale. Infatti, se prima tutta la parete poteva essere considerata “resistente” (maschio murario), ora essa deve essere suddivisa in due porzioni distinte. Ovviamente, la rigidezza del sistema varia e conseguentemente anche la risposta sismica dell’intero edificio. Una semplice modifica della struttura esistente (banale in certe occasioni) può provocare un’alterazione significativa del comportamento statico e dinamico dell’edificio, compromettendo la sicurezza strutturale non solo dell’unità proponente l’intervento, ma anche di tutto l’edificio.
Articolo originariamente pubblicato su Ingegneri.cc
Interventi in zone vincolate: scelte progettuali e gestione del cantiere
Interventi in zone vincolate: scelte progettuali e gestione del cantiere
In Italia esistono norme e vincoli che regolano i beni storici, il paesaggio, le zone di interesse storico (come i centri città). Spesso sono disposizioni complesse e non d’immediata comprensione. Il presente manuale si configura per il Professionista tecnico come un supporto indispensabile sia dal punto di vista procedurale che di cantiere per la gestione degli interventi edilizi in zone sottoposte a vincoli (storici, ecologici, di tutela funzionale) gravanti su aggregati edilizi, centri storici, aree esposte a rischio idrogeologico ed idraulico, aree agricole. L’opera analizza e approfondisce i “vincoli” edilizi, indicando, da un lato l’iter procedurale e la documentazione necessaria, dall’altro i metodi di progettazione e le soluzioni tecnologicamente evolute per ridurre e mitigare l’impatto sul territorio.Ampio spazio viene dedicato non solo alla gestione del cantiere per grandi opere ma anche per interventi minimi compatibili con l’Ecobous e il Sismabonus: dalle metodologie per la messa in sicurezza strutturale (stabilizzazione dei fronti, apertura di varchi, consolidamenti, ecc.) all’organizzazione del cantiere (opere provvisionali, interazione tra attrezzature e spazi, mezzi di sollevamento appropriati, scelta delle aree di cantiere) con le relative problematiche derivanti da rumore, vibrazioni e dagli eventuali interventi in falda.Ennio Casagrande ingegnere civile, svolge attività di progettazione e divulgazione nel campo dell’ingegneria sismica. Si occupa di rischio sismico per grandi industrie e di progettazione strutturale per tensostrutture e opere in muratura armata e acciaio. Docente di corsi di formazione, ha scritto svariati articoli scientifici e ha pubblicato libri riguardanti la progettazione di tensostrutture, la verifica sismica di dighe e la valutazione del rischio sismico all’interno dei luoghi di lavoro.Volumi collegati:• F. Cortesi, L. Ludovisi, V. Mariani, La progettazione strutturale su edifici esistenti, I ed. 2018• A. Mezzina, Procedure per le ristrutturazioni edilizie residenziali, 1 ed. 2017• G. Berruquier, M. Corino, Autorizzazione paesaggistica: come redigere un’istanza completa, 1 ed. 201
Ennio Casagrande | 2018 Maggioli Editore
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento