Cecilia Zampa è CEO di Fibre Net SpA, azienda produttrice di materiali compositi fibrorinforzati che trovano largo utilizzo nel recupero strutturale, nel miglioramento e adeguamento sismico e nella messa in sicurezza del patrimonio archeologico nonché edilizio ed infrastrutturale esistente. Cecilia è anche Vice presidente di “Assorestauro” – Associazione Italiana per la protezione del patrimonio storico–architettonico. L’ho intervistata, e abbiamo parlato soprattutto di scuola, del presente, del passato e del futuro.
Cecilia, vorrei iniziare questa breve intervista con qualche domanda personale. Ricordi la tua scuola elementare? Ricordi con quali mezzi la raggiungevi?
Certo che la ricordo, è ancora là, anche se un po’ vecchiotta e malandata, come molte delle scuole friulane sopravvissute al terremoto del ’76. Da noi, fino a non molti anni fa, i bambini andavano a scuola a piedi o in bicicletta, e così la raggiungevo anche io.
La mia domanda precedente era un po’ provocatoria. A me capita a volte di passare davanti ai luoghi della mia infanzia, e rivedere la mia vecchia scuola; vecchia ma ancora in forma evidentemente, visto che è attualmente utilizzata. E allora non posso non pensare a come è cambiata la società o i mezzi di trasporto, a come certe cose si sono evolute; purtroppo gli edifici scolastici non hanno seguito lo stesso percorso.
Il nostro lavoro ci porta a essere osservatori di certe dinamiche politico-economiche legate al patrimonio edilizio; mi piacerebbe sapere il tuo punto di vista.
Che dire, rischio di riproporre riflessioni ormai scontate, come quelle sugli investimenti mancati sulla sicurezza, e non solo degli edifici scolastici ma di tutto il nostro patrimonio edilizio.
Ogni volta che ci troviamo di fronte a un evento sismico o ad altri eventi catastrofici che portano morte e distruzione, ci strappiamo i capelli e gridiamo allo scandalo della mancata manutenzione e prevenzione. La classe politica, tutta, ogni volta si ripromette di investire attraverso piani di manutenzione e di intervento che rimangono lettera morta per mancanza di fondi, per lentezze burocratiche, per inerzia, anche laddove lo strumento normativo è approntato e disponibile.
Anche sull’edilizia privata, che pure soffre di una profonda fragilità strutturale, ci sarebbe la possibilità di un cambiamento attraverso strumenti interessanti e convenienti come il Sismabonus ma sembra non riesca a partire. La ragione di questo immobilismo credo sia legata alla nostra “scarsa memoria”: appena un evento distruttivo accade, assistiamo alla corsa all’intervento in urgenza, corsa che poi nel giro di pochissimo tempo si “sgonfia” in un nulla di fatto e cade nel completo oblio. Non è un problema solo politico-economico ma credo culturale che riguarda tutti, sia chi si occupa del patrimonio pubblico che i privati cittadini.
È pur anche vero che il nostro patrimonio edilizio è di una tale complessità da non poter essere trattato in maniera semplicistica o standardizzata: basti pensare a quante scuole sono edifici storici soggetti a vincolo, su cui gli interventi possibili sono minimali e portano una vulnerabilità sismica rilevante.
L’ultimo periodo storico innovativo per le scuole è stato tra fine anni ’60 e fine anni ’70, con un profondo rinnovamento del patrimonio e numerosi nuovi edifici a seguito di politiche sociali importanti. Negli ultimi anni, oltre ai disastri degli eventi sismici, abbiamo assistito a frequenti episodi di dissesto sugli edifici scolastici, principalmente dovuti a vetustà e carenza di manutenzione. Nel 2018 lo Stato ha sbloccato fondi e attivato un percorso che dovrebbe portare, fino al 2020, a una spesa complessiva di circa 7 miliardi per interventi sulle scuole. Come ti immagini il 2021? Come vedi l’evolversi o la risoluzione di un sistema ormai in stallo?
Gli investimenti che lo Stato sta portando sulle scuole negli ultimi anni sono finalmente uno strumento concreto: hanno fornito alle amministrazioni i mezzi per agire su un patrimonio che era lasciato da troppi anni a se stesso. Ciò ha generato diversi progetti di intervento ormai operativi; dal punto di vista nostro (produttori di materiali e sistemi per le costruzioni) stiamo assistendo ad una certa vivacità del mercato proprio legato al settore dell’edilizia scolastica. Credo sia la strada giusta.
Se si riusciranno a risolvere le problematiche burocratiche che spesso rallentano l’esecuzione dei lavori, si potrebbe arrivare a un 2021 con dei risultati interessanti, anche se parziali. Ricordiamo infatti che stiamo parlando di migliaia di edifici a potenziale rischio di dissesto, il che richiederebbe un approccio pluriennale di lungo respiro; mi auguro che chi si occupa della cosa pubblica comprenda la necessità di mantenere la rotta anche oltre la scadenza del 2020 e continui a destinare risorse al settore, oltre ad individuare delle modalità operative che riconoscano l’urgenza reale di certi interventi e provvedano con maggiore snellezza e velocità agli interventi richiesti.
L’azienda che rappresenti, Fibre Net S.p.A., produce knowhow e tecnologie all’avanguardia per la riduzione del rischio sismico, in particolare per interventi sugli edifici esistenti. Trovo sempre singolare questo aspetto, quasi un ossimoro: tecnologie futuristiche su edifici vecchi. Parlami di questa vision, di come la si persegue.
Edifici “vecchi” richiedono nuove tecnologie perché sono “organismi complessi” e alla complessità si può rispondere solamente con la ricerca di nuove soluzioni, con la sperimentazione di nuovi materiali e nuove tecnologie e con l’adattamento di tecnologie tradizionali a nuovi materiali con maggiori prestazioni e durabilità, migliore compatibilità, non invasivi, facili da applicare in cantiere e con prestazioni controllabili e verificabili. Mi viene in mente la ricostruzione del Friuli, in cui vivo, nei primi anni ’80 realizzata con le conoscenze, le tecniche, e i materiali noti allora: iniezioni di cemento, betoncini armati con reti metalliche. Così si è riscostruito buona parte del Friuli come anche, negli anni successivi, l’Irpinia.
A distanza di qualche decennio, i limiti di questi materiali, soprattutto se applicati su murature tradizionali, sono evidenti: pesi e rigidità eccessivi, scarsa durabilità, ecc. Per questo motivo da diversi anni Fibre Net investe su materiali compositi, su tecniche nuove FRP, CRM e FRCM per il rinforzo strutturale e sul miglioramento delle tecnologie esistenti applicate al patrimonio edilizio, sia esso moderno o storico. La visione dell’azienda è quella di sviluppare soluzioni efficaci e diversificate per risolvere le diverse problematiche strutturali, perché ogni edificio è differente dall’altro per tecnica costruttiva, per materiali, per età, e ogni zona su cui questo edificio insiste ha caratteristiche proprie. È lì che la ricerca di noi produttori e sviluppatori di materiali si deve concentrare, ed è fondamentale avere un filo diretto e uno scambio di competenze con chi opera sul campo: progettista, direzione lavori, impresa.
Fibre Net ha scelto di essere main sponsor del progetto #EdiliziaScolastica. Credo che il motivo sia in buona parte contenuto in quanto hai scritto sopra… Uno degli scopi di questo progetto è creare sinergie, veicolare informazioni, far conoscere prodotti; l’impressione è che, a fronte di tecnologie disponibili altamente performanti, le committenze e il mondo della progettazione non sia del tutto pronto a recepirle. Vorrei le tue considerazioni in merito.
Fibre Net investe da sempre sulla formazione, proprio perché l’unico modo per far conoscere materiali e tecniche innovativi, e renderli comprensibili e fruibili dalle committenze, dai tecnici e dagli applicatori, è proprio la formazione e l’informazione. Ciò avviene attraverso convegni, seminari, pubblicazioni scientifiche, corsi di formazione in azienda. Per fortuna, a supporto del settore, negli ultimi anni sono uscite linee guida del CNR e del CSLP che facilitano al progettista/direzione lavori il compito di progettare ed accettare in cantiere i materiali compositi.
Conto sull’opportunità offerta dal progetto #EdiliziaScolastica di Maggioli di creare un canale informativo e di confronto ulteriore con il mondo dei tecnici, ma anche con quello delle imprese e di tutta la filiera che opera nel settore. E’ un filo diretto che spero ci permetta di creare momenti di scambio professionale, ma anche di raccogliere informazioni per migliorare ulteriormente la nostra proposta.
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