Lo ha affermato Delrio: nella prossima Legge di Bilancio verrà proposta l’estensione del Sismabonus alle case popolari, vale a dire all’edilizia residenziale pubblica e agli alloggi ERP. Si tratta di una necessità dettata dalla ricerca di Federcasa “Patrimonio edilizio e rischio sismico”. Gli edifici che non rispondono agli attuali requisiti antisismici e hanno bisogno di urgenti interventi di miglioramento. Su 2760 edifici gestiti dalle aziende casa presenti nella zona sismica 1, 1100 hanno bisogno di interventi urgenti.
“I risultati dello studio – ha detto Delrio – ci consentono di avere delle stime più accurate per il recupero e la messa in sicurezza delle case popolari, spesso fatiscente a causa della mancanza di risorse”.
Lo stato (pessimo) delle Case popolari
L’8,4% degli edifici è in zona sismica 1, il 38,1% è nella 2 e il restante 53,5% nella 3. Il 10,2% degli edifici sono stati costruiti prima del 1940, il 75,7% è stato realizzato dal 1941 al 1990. Dal 1991 al 2010 è stato costruito l’11% del campione considerato. Il 3.9% ha subìto interventi di carattere strutturale, indipendentemente dall’anno di realizzazione. Il 44,6% è in cemento armato, il 52% in muratura. E proprio i fabbricati in muratura, realizzati prima del 1980, sono più esposti agli effetti del terremoto. A oggi, le risorse statali destinate al recupero e alla razionalizzazione del patrimonio residenziale pubblico sono quelle previste dal “Programma di recupero e razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica”. Gli alloggi ERP non prevedono il Sismabonus: le aziende casa, il braccio operativo delle Regioni e degli Enti locali nell’edilizia residenziale pubblica, non sono destinatarie del Sismabonus.
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Tra l’altro, la presenza in Italia di 26 mila alloggi in uno stato di degrado tale da non essere utilizzabili rende la situazione “inammissibile per un paese in cui ci sono quasi 5 milioni di poveri e circa 650 mila domande di casa popolare”. Per il recupero e la riqualificazione di questi alloggi di patrimonio pubblico, ha aggiunto Delrio “abbiamo trasferito alle Regioni 340 milioni. È questo il momento di fare il salto di qualità nel grande progetto di miglioramento del patrimonio residenziale nazionale”. Infatti, il Governo ha anche un’altra priorità: non avere case sfitte nel patrimonio residenziale pubblico entro il 2020.
Sismabonus per le Case popolari: i costi
Nonostante, quindi, ne abbiano molto bisogno, le case popolari sono escluse dal meccanismo fiscale Sismabonus, che è dedicato a persone fisiche. Per adeguare il patrimonio delle case popolari, servirebbero dai 360 ai 400 milioni di euro:
– per raggiungere l’80% di sicurezza servirebbero tra i 290 e i 320 milioni,
– per arrivare almeno al 60%, servirebbero tra i 216 ed i 240 milioni di euro.
“L’ampliamento del Sismabonus determina anche un aumento della previsione di spesa. La ricerca di Federcasa ci aiuterà a quantificare con precisione le risorse necessarie, ma è chiaro che aggiungeremo denaro”, ha dichiarato Delrio.
E ancora: “Si tratta di facilitazioni molto importanti perché la messa in sicurezza delle nostre case è una questione di primaria importanza per il nostro territorio. È necessario che gli italiani capiscano che utilizzando il Sismabonus, rendono più sicuro il loro patrimonio edilizio“. L’inserimento nel Sismabonus delle case popolari, consentirebbe di avviare subito un primo piano di interventi, sugli edifici a maggior rischio, per circa 2000 alloggi ERP, per 75 milioni.
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