Ddl Concorrenza: continua lo scontro, i consumatori verranno stritolati

Il Senato non modifica la norma, la RPT s’arrabbia e scrive una lettera. Lettere, riunioni, votazioni… ma di mezzo ci vanno i progettisti e i loro clienti

Sulle norme del Ddl Concorrenza che, se fossero approvate, permetterebbero alle Società di Ingegneria di operare con il mercato privato, hanno espresso in molti il proprio giudizio. Siamo arrivati a uno scontro molto acceso tra i rappresentanti dei Consigli Nazionali, la Rete delle Professioni Tecniche (RPT) e l’OICE.

La RPT aveva criticato la mancata modifica del Senato all’art. 55 del Ddl Concorrenza che estende alle società di ingegneria, costituite in forma di società di capitali o cooperative, la disciplina della legge n. 266/1997, che consente l’esercizio della professione in forma associata. Leggi anche Società di ingegneria, Senato: possono operare con i privati.

La protesta della RPT continua

Ora, la RPT ha inviato una lettera ai componenti delle Commissioni VI (Finanze) e X (Attività produttive) della Camera proprio sulla disposizione del Ddl Concorrenza riguardante lo svolgimento di attività professionale in forma associata, ribadendo che la norma è “estremamente dannosa per il mercato e per chi vi opera”.

La Rete è quindi MOLTO contraria a questa disposizione. Con la lettera si rivolge direttamente ai parlamentari, che saranno responsabili diretti nel caso in cui la norma venisse approvata, e li invita a valutare la soppressione della disposizione e a individuare una nuova soluzione condivisa.

Le Commissioni VI e X in prima lettura avevano corretto alcuni aspetti, poi introdotti di nuovo a danno di centinaia di migliaia di liberi professionisti e a favore di poche società di ingegneria, “potenzialmente anche emanazioni dirette di istituti di credito, che assumeranno immediata posizione dominante, e che vedranno nell’immediato condonati i contratti illegittimi sottoscritti negli ultimi 20 anni” (citiamo dalla lettera della RPT).

Riportiamo un altro passaggio della lettera, fondamentale per capire le motivazioni della RPT: “Il mercato dei lavori pubblici è radicalmente diverso da quello dei lavori privati, e non si può pensare di lasciare milioni di committenti senza un’adeguata tutela, in balia di una concorrenza sfrenata tra società che non dovranno rispettare alcun obbligo deontologico” e i liberi professionisti, che invece di obblighi deontologici ne hanno, giustamente, tanti. L’opera intellettuale dei liberi professionisti, riconosciuta e apprezzata, verrebbe trasformata in una semplice mansione da dipendenti, magari costretti ad accettare 600 euro al mese, che le società di ingegneria non esitano a proporre in particolare ai più giovani.

Le conseguenze su professionisti e clienti

Ancora dalla lettera: “L’indisponibilità del Governo a rivedere la norma è un deliberato attacco ai professionisti tecnici e alla committenza privata, eterogenea e diffusa, che si affida con fiducia ai professionisti, persone quindi, e non soggetti indefiniti. A questo proposito, la Rete valuta questo atteggiamento come un inaccettabile affronto al concetto stesso di libera professione, persino nei suoi aspetti sociali e culturali”.

Il disegno di legge è diventato un terreno di scontro in cui si trovano tutti, tecnici e politici. Il braccio di ferro è tra chi vuole l’approvazione immediata e chi vuole perfezionare il testo e avviene attraverso sedute, riunioni e lettere. In mezzo, però, ci sono i progettisti che fanno la professione, in alcuni casi cercando di sopravvivere, e i loro clienti, i consumatori, che “rischiano di rimanere stritolati” (cit. dalla lettera).

Redazione Tecnica

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