Il suolo: una risorsa vitale ma limitata. Le conseguenze del degrado

Il suolo è una risorsa sostanzialmente non rinnovabile nel senso che la velocità di degradazione può essere rapida, mentre i processi di formazione e rigenerazione sono estremamente lenti. Si tratta di un sistema molto dinamico che svolge numerose funzioni e presta servizi essenziali per le attività umane e la sopravvivenza degli ecosistemi.

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La Terra è stata modellata interamente dall’azione di forze con movimenti lenti agenti in periodi di tempo lunghissimi, sintetizzabile con la frase “il passato è la chiave del presente”. Le specie si formano ognuna in un preciso momento dello spazio e del tempo, già pronte per l’ambiente in cui si trovano a vivere, anche se possono disperdersi a causa di cambiamenti climatici o per l’introduzione di nuove specie, che modifichino l’habitat. Il suolo deve essere utilizzato in maniera sostenibile, in modo da conservarne le capacità di fornire servizi di tipo ecologico, economico e sociale e di mantenerne le funzioni, affinché le generazioni future possano vedere soddisfatte le proprie esigenze.

Il suolo è uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente la vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della Terra. Il suolo è un substrato vivente e dinamico che permette l’esistenza della vita vegetale e animale. E’ essenziale alla vita dell’uomo quale mezzo produttore di nutrimento e di materie prime.  E’ un elemento fondamentale della biosfera e contribuisce, assieme alla vegetazione ed al clima, a regolare il ciclo idrologico e a influenzare la qualità delle acque.

Cosa s’intende per suolo?

In genere, per “suolo” s’intende lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, organici, acqua, aria e organismi viventi. Rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera. Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere che esso sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Nel suolo vengono stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze, tra le quali l’acqua, i nutrienti e il carbonio: in effetti, con le 1.500 giga tonnellate di carbonio che immagazzina, è il principale deposito del pianeta.

Per l’importanza che rivestono sotto il profilo socioeconomico e ambientale, tutte queste funzioni devono pertanto essere tutelate. Il suolo è un mezzo estremamente complesso e variabile. In Europa ne sono stati individuati oltre 320 tipi principali, ognuno dei quali, al proprio interno, è caratterizzato da proprietà fisiche, chimiche e biologiche estremamente variabili. Le funzioni che svolge il suolo dipendono notevolmente dalla sua struttura e pertanto eventuali danni alla struttura hanno ripercussioni negative anche su altre matrici ambientali ed ecosistemi.

La questione del consumo del suolo e di un suo uso sostenibile e razionale è di vitale importanza per la realizzazione consapevole di infrastrutture e di edifici civili da parte di amministrazioni pubbliche e/o di committenti privati.

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Il suolo subisce una serie di processi di degradazione e di minacce, quali l’erosione, la diminuzione di materia organica, la contaminazione locale o diffusa, l’impermeabilizzazione, la compattazione, il calo della biodiversità, la salinizzazione, le alluvioni e gli smottamenti.  Combinati, tutti questi rischi possono alla fine determinare condizioni climatiche aride che possono portare alla desertificazione.

Il degrado del suolo è un problema serio, causato dalle attività umane, per esempio da pratiche agricole e silvicole inadeguate, attività industriali, turismo, proliferazione urbana e industriale e opere di edificazione.  Tutte queste attività esercitano un impatto negativo, perché impediscono al suolo di svolgere tutta la varietà di funzioni e di servizi che normalmente fornisce agli esseri umani e agli ecosistemi. Il risultato è una minor fertilità del suolo, una perdita di carbonio e di biodiversità, una capacità inferiore di trattenere l’acqua, lo sconvolgimento dei cicli dei gas e dei nutrienti e una minore degradazione degli agenti contaminanti.

Degrado del suolo: le conseguenze

Il degrado del suolo ha ripercussioni dirette sulla qualità delle acque e dell’aria, sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici, ma può anche incidere sulla salute dei cittadini e mettere in pericolo la sicurezza dei prodotti destinati all’alimentazione umana e animale.  Saranno necessarie ulteriori attività di ricerca per colmare le lacune esistenti in termini di conoscenze sul suolo e per dare una base scientifica più solida alle politiche.

I processi di degradazione del suolo variano sensibilmente da uno Stato membro all’altro, perché i rischi si presentano in forma e in entità diverse, ma il fenomeno riguarda tutta l’UE.  Secondo le stime, 115 milioni di ettari, pari al 12 % della superficie totale delle terre emerse europee, sono soggetti ad erosione idrica, mentre 42 milioni di ettari sono colpiti dal fenomeno dell’erosione prodotta dal vento.

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Si calcola che il 45 % dei suoli europei presenta uno scarso contenuto di materia organica. È evidente, tuttavia, che i fattori antropici alla base delle attuali minacce per il suolo incidono sempre di più. I cambiamenti climatici, sotto forma di temperature in aumento e di eventi meteorologici estremi, stanno acuendo le emissioni di gas serra prodotte dal suolo e fenomeni come l’erosione, gli smottamenti, la salinizzazione e la diminuzione di materia organica dei suoli.

Da molti dati risulta evidente che gran parte dei costi legati al degrado del suolo non è sostenuta dagli utilizzatori più diretti dei terreni, ma spesso dalla società in generale e da soggetti distanti dal punto in cui insorge il problema (esterni al sito). Il suolo si forma lentamente attraverso processi fisici, fisico-chimici e biologici, ma può essere distrutto rapidamente in seguito ad azioni sconsiderate.

La sua fertilità può essere aumentata con un trattamento appropriato che può durare anni e decenni, ma, una volta distrutto, il suolo può impiegare secoli per ricostruirsi. La società industriale usa i suoli sia a fini agricoli che a fini industriali o d’altra natura. Qualsiasi politica di pianificazione territoriale deve essere concepita in funzione delle proprietà dei suoli e dei bisogni della società di oggi e di domani.

I molteplici usi del suolo

Il suolo può essere destinato a molteplici usi, le cui scelte sono generalmente guidate da necessità economiche e sociali. Tali scelte, tuttavia, devono tenere conto delle caratteristiche dei suoli, della loro fertilità e dei servizi socio-economici che i suoli possono rendere alla società di oggi e di domani. Queste stesse caratteristiche determinano, conseguentemente, l’utilizzabilità dei suoli per fini agricoli, forestali o di altra natura. Deve essere evitata la distruzione dei suoli fatta per motivi puramente economici dettati da considerazioni di rendimento a breve termine.

Le terre marginali pongono problemi speciali e offrono possibilità particolari per la conservazione del suolo, perché, se convenientemente sistemate, esse possono avere un potenziale non trascurabile come risorse naturali, zone di rimboschimento, settori di protezione contro l’erosione e le valanghe, riserve di acqua e regolatori dei regimi idrici e come zone da sfruttare per attività ricreative. Gli agricoltori e i forestali devono applicare metodi che preservino le qualità dei suoli.

La meccanizzazione e i metodi moderni permettono di aumentare i rendimenti, ma se vengono impiegati senza discernimento possono rompere l’equilibrio naturale dei suoli, alterandone le proprietà fisiche, chimiche e biologiche. La distribuzione delle sostanze organiche del suolo a causa di pratiche agricole inadeguate e il cattivo uso di macchine pesanti sono importanti fattori che possono degradare la struttura del suolo e, di conseguenza, diminuire la produttività delle colture. La struttura dei suoli destinati alla produzione di foraggio può essere egualmente danneggiata da un carico eccessivo.

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Erosione e inquinamenti

Il suolo è esposto agli agenti atmosferici: è eroso dall’acqua, dal vento, dalla neve e dal ghiaccio.  Le attività umane, condotte senza le dovute precauzioni, accelerano il degrado della struttura del suolo e ne diminuiscono la normale resistenza agli agenti corrosivi. Nessuna occupazione di suolo deve mai essere fatta senza prestabilire gli opportuni interventi meccanici e biologici propri a fermare l’erosione accelerata.

Se utilizzati senza discernimento e senza controllo, taluni concimi chimici e pesticidi possono accumularsi nei terreni coltivati e quindi contribuire all’inquinamento del suolo, delle acque sotterranee, dei corsi d’acqua e dell’atmosfera. Essi influenzano anche le zone circostanti, a causa delle infrastrutture necessarie al funzionamento dello spazio urbano (strade, acquedotti, ecc.) e delle quantità, sempre in aumento, dei rifiuti da evacuare.

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L’urbanizzazione deve essere concentrata e organizzata in maniera tale da evitare il più possibile l’occupazione dei suoli di buona qualità e la degradazione o l’inquinamento dei suoli nelle regioni agricole e forestali, le riserve naturali e le zone ricreative. Nei progetti di ingegneria civile si deve tener conto di ogni loro ripercussione sui territori circostanti e nel costo devono essere previsti e valutati adeguati provvedimenti di protezione. Le opere di costruzione di dighe, ponti, strade, canali, fabbriche o case possono avere una influenza più o meno permanente sui territori circostanti sia vicini che più o meno lontani.

Tali opere alterano spesso il drenaggio naturale delle falde freatiche. È necessario prevedere quindi le loro ripercussioni in modo da evitare, adottando misure adeguate, gli effetti nefasti che potrebbero generare. Il costo delle misure di protezione dei territori circostanti deve essere calcolato già nella fase di progettazione e, in caso di installazioni temporanee, nel calcolo delle spese di previsione deve essere compreso il costo del ripristino alla situazione originaria.

L’inventario delle risorse del suolo

In vista di una pianificazione territoriale razionale e per permettere una autentica politica di conservazione e di miglioramento, è indispensabile che vengano definite le caratteristiche dei vari suoli, ne vengano riconosciute le attitudini e la distribuzione spaziale. Si è visto che in Europa ne sono stati individuati oltre 320 tipi principali, ognuno dei quali, al proprio interno, è caratterizzato da proprietà fisiche, chimiche e biologiche estremamente variabili.

A tale scopo, ogni paese dovrà procedere ad un inventario, il più dettagliato possibile delle risorse rappresentate dai suoli. Le carte pedologiche, necessariamente completate da carte tematiche, cioè carte geologiche, carte sull’idrogeologia reale e potenziale dei suoli, carte d’utilizzazione dei suoli, carte della potenzialità colturale, carte della vegetazione naturale e potenziale e carte idrologiche permettono di realizzare l’inventario sopracitato.

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La loro esecuzione effettuata da un servizio specializzato, deve costituire un’attività necessaria e basilare per ogni paese.  Tali carte dovrebbero essere redatte in modo da permettere i paragoni a livello internazionale. Per realizzare l’utilizzazione razionale e la conservazione dei suoli sono necessari l’incremento della ricerca scientifica e la collaborazione interdisciplinare.

Infatti da essa dipendono la messa a punto delle tecniche, di conservazione, in agricoltura e in silvicoltura, l’elaborazione delle norme di applicazione dei concimi chimici, lo sviluppo dei metodi di sostituzione dei pesticidi tossici e dei mezzi di prevenzione dell’inquinamento. La ricerca scientifica è essenziale per evitare le conseguenze dannose di qualsiasi utilizzazione sbagliata dei suoli al momento dell’insediamento su di essi delle diverse attività umane. Data la complessità dei problemi da risolvere, tale ricerca deve essere sviluppata presso centri multidisciplinari.

Un esempio della classificazione delle aree forestali nazionale (IFNC)

L’inventario forestale nazionale e dei serbatoi forestali di Carbonio (INFC) impiega un proprio sistema di classificazione studiato per soddisfare, per quanto possibile, le esigenze dei diversi utilizzatori e salvaguardare la possibilità di integrare fra loro dati e informazioni raccolti da diverse indagini territoriali. Le unità di territorio osservate vengono classificate dapprima in funzione dell’uso del suolo, o meglio della copertura del suolo, quindi del tipo di vegetazione presente, sia in termini di rapporto tra specie arbustive ed arboree che di composizione specifica.

La classificazione delle unità di campionamento consente di stimare l’estensione delle diverse categorie individuate: la superficie occupata da boschi, dalle boscaglie, dagli arbusteti come pure la superficie delle faggete, dei lariceti e di tutti i diversi tipi di bosco vengono infatti stimate sulla base della proporzione delle unità osservate ricadenti in ciascuna classe di copertura o categoria di vegetazione. I diversi livelli di classificazione previsti dall’INFC rendono massima la coerenza con gli standard internazionali che costituiscono il naturale riferimento di indagini territoriali a livello nazionale. In particolare ai livelli più alti dello schema di classificazione esiste una perfetta corrispondenza con il sistema CORINE Land Cover (Copernicus Land Monitoring Service), mentre i livelli più bassi, relativi alla distinzione delle diverse fitocenosi, corrispondono ad una o più classi del sistema europeo di classificazione degli ambienti naturali CORINE Biotopes

Il sistema di classificazione INFC prevede diversi livelli gerarchici:

  • punto elenco classi e sottoclassi di uso/copertura del suolo,
  • punto elenco macrocategorie e categorie inventariali (classi di uso/copertura definite sulla base della definizione di foresta),
  • punto elenco categorie e sottocategorie forestali, individuate in base alla composizione specifica dello strato arboreo, alle specie diagnostiche del sottobosco, ai caratteri della stazione e, in molti casi, alla localizzazione geografica.

La classificazione delle unità di campionamento avviene in due momenti, dapprima per fotointerpretazione durante la prima fase e successivamente con i rilievi al suolo di seconda fase.

Mediante una procedura speditiva di fotointerpretazione su ortofoto digitali in bianco e nero viene dapprima classificato l’uso del suolo, o meglio il tipo di copertura, secondo un sistema di classificazione derivato dal CORINE Land Cover Classification System e adattato alle esigenze dell’inventario forestale nazionale.  Squadra durante la localizzazione del punto inventariale.

In questa fase vengono attribuiti alla classe delle Aree boscate i punti di campionamento caratterizzati da una copertura arborea o arbustiva superiore alla soglia minima adottata oltre ai punti temporaneamente privi di copertura per cause antropiche o naturali. In seconda fase la copertura arboreo-arbustiva osservata su ortofoto viene ripartita nelle sue due componenti, alberi e arbusti, allo scopo di distinguere i boschi veri e propri dalle altre formazioni forestali (arbusteti, boscaglie, ecc.).

I punti di campionamento vengono così assegnati ad una delle sette categorie inventariali. L’identificazione a terra della specie o del gruppo specie prevalenti, che avviene sempre durante i rilievi di seconda fase, consente infine di ripartire i punti di campionamento secondo categorie di vegetazione, le categorie e sottocategorie forestali, distinte sulla base della specie o del gruppo di specie prevalenti. La classificazione in due tempi delle unità di campionamento appena descritta permette quindi di giungere ad un livello di accuratezza molto elevato e di applicare operativamente in modo coerente e robusto le definizioni adottate.

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Il suolo come una risorsa vitale

La conservazione dei suoli deve essere oggetto di insegnamento a tutti i livelli e di informazione pubblica sempre maggiore.  L’informazione del pubblico sulla necessità e sui metodi di conservazione della qualità dei suoli deve essere aumentata e adatta alle situazioni locali e nazionali. Le autorità devono fare in modo che il pubblico venga correttamente informato sulla ricerca scientifica svolta in tale settore.

La dottrina della conservazione dei suoli deve figurare nei programmi di insegnamento a tutti i livelli (primario, secondario, universitario) quale elemento dell’educazione in materia di ambiente. Le tecniche della conservazione dei suoli devono essere insegnate presso le facoltà e le scuole di ingegneria civile, agrarie e forestali e agli adulti degli ambienti rurali.  I governi e le autorità amministrative devono pianificare e gestire razionalmente le risorse rappresentate dal suolo.

Il suolo costituisce una risorsa vitale, ma limitata. Deve quindi essere oggetto di una pianificazione razionale che risponda non solamente ai bisogni attuali, ma garantisca anche per il futuro la conservazione del suolo nella biosfera, accrescendone o almeno mantenendone la capacità produttiva.

Di conseguenza, nell’ambito delle risorse rappresentate dal suolo si impone una vera politica di conservazione, realizzabile attraverso strutture amministrative competenti, necessariamente centralizzate e ben coordinate a livello regionale. Egualmente si impone una legislazione appropriata, che permetta di ripartire razionalmente le diverse attività umane nel quadro regionale e nazionale, di controllare le tecniche di utilizzazione dei suoli che potrebbero degradare o inquinare l’ambiente, di proteggere i suoli contro le aggressioni naturali o provocate dall’uomo e, dove necessario, di ricostituirli.

Patrizia Cinquina

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