Il ridimensionamento delle possibilità lavorative – ridotte al minimo nei settori più tradizionali, ed, in alcuni di essi, totalmente annullate, per effetto del progressivo consolidamento della crisi economica nazionale ed internazionale – che oggigiorno vivono i neolaureati ingegneri ed architetti del nostro Paese ed i liberi professionisti nei settori dell’ingegneria nonché dell’architettura ha indotto gli stessi ad indirizzare le proprie scelte versus il settore delle Consulenze Tecniche Giudiziarie, ovvero un ambito che può garantire una continuità lavorativa assicurata dalla migliore attitudine (fisiologica e/o strumentale) posseduta dagli individui del nostro Paese: la lite.
La Consulenza tecnica nel settore giudiziario
Svolgere una Consulenza Tecnica nel Settore Giudiziario vuol dire espletare – da parte di un professionista tecnico, che, nella predetta circostanza, assume il ruolo di Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU), nei procedimenti civili, o di Perito d’Ufficio (nei procedimenti penali) – un incarico conferitogli da un Tribunale (Civile o Penale). Affinché un professionista tecnico possa svolgere una Consulenza Tecnica nel Settore Giudiziario, è necessario che lo stesso sia iscritto all’Albo dei CTU o dei Periti d’Ufficio del Tribunale di riferimento del predetto professionista tecnico.
La formazione qualificata nel settore delle Consulenze tecniche giudiziarie
Per svolgere l’attività di CTU o di Perito d’Ufficio di un Tribunale in modo efficiente ed efficace, è necessario possedere specifiche competenze tecnico-procedurali, ossia essere in grado di coniugare e gestire le proprie particolari competenze tecniche nell’ambito di un procedimento giudiziario. Ciò, costituisce il requisito essenziale richiesto dai Tribunali per l’espletamento della predetta attività, anche con finalità dirette alla comunicazione richiesta dall’Istituzione Giudiziaria.
Il suddetto requisito può essere acquisito, con certezza, a seguito di un processo di formazione qualificata (ad esempio, la frequenza di un Master universitario in materia) che preveda, oltre alla tradizionale didattica frontale sulla parte giuridica (codice di procedura civile e penale, diritto amministrativo, mediazione) e tecnico-specialistica, soprattutto un’attività di simulazione delle diverse procedure giudiziarie (di mediazione obbligatoria, civile e penale) nonché seminariale d’approfondimento specifico delle tematiche oggetto dell’attività didattica frontale; in tal modo, possono essere forniti i reali strumenti per poter operare nel proprio settore specialistico in maniera ottimale.
Quanto suddetto, si esplica attraverso la proposizione, da parte di Magistrati, Docenti Universitari e Professionisti Tecnici altamente specializzati nell’ambito giudiziario, di trattazioni teoriche costantemente riscontrate con situazioni di fatto e supportate da casi di studio tratti da circostanze realmente verificatesi nell’ambito di procedimenti giudiziari.
Al termine del predetto percorso formativo qualificato, si entrerà in possesso dei requisiti d’eccellenza sia a sostegno dell’istanza d’inserimento nell’Albo dei Consulenti Tecnici o dei Periti d’Ufficio del Tribunale sia per l’espletamento d’incarichi conferiti dai Tribunali medesimi.
Articolo del Prof. Ing. Donato Morea, direttore del Master in “Il Consulente Tecnico del Tribunale nel contenzioso civile e penale” – Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT).
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