A seguito del recepimento delle normative europee sull’efficienza energetica, l’Italia ha definito un piano strategico per il miglioramento del comportamento energetico del proprio patrimonio edilizio. Per raggiungere gli obiettivi 2020 è necessario, però, che il rinnovamento parta in primis dal buon esempio della Pubblica Amministrazione, soprattutto attraverso screening energetici estesi e interventi mirati. Questo tipo di patrimonio, tuttavia, presenta anche un numero elevato di organismi edilizi variamente storicizzati e ad oggi spesso esclusi con lecite deroghe dai programmi di intervento, ma che, per consistenza numerica, ruolo e valore architettonico, si ritiene debbano rientrarvi a tutti gli effetti.
È necessario, infatti, un cambio di mentalità quando si operi nel campo degli edifici sottoposti a tipologie di vincolo che autorizzerebbero una deroga quasi automatica all’applicazione dei requisiti normativi: un efficientamento attento e calibrato sulla fabbrica storica non significa un atto di violenza, di sopraffazione meramente tecnico-prestazionale, bensì un’azione di più attenta conservazione e valorizzazione del bene, compreso il restauro dell’originario funzionamento ambientale dell’organismo edilizio. Si tratta, tuttavia, di privilegiare sempre il concetto di “miglioramento” anziché di “adeguamento” prestazionale.
È necessario dunque un inquadramento del panorama normativo europeo di riferimento e come esso sia stato recepito ed evoluto a livello nazionale, in particolare, in merito ai provvedimenti pensati per il patrimonio pubblico (soprattutto attraverso i disposti normativi D.L. 63/2013, poi convertito dalla L. 90/2013, e del d.lgs. 102/2014, come pure attraverso importanti piani settoriali: “STREPIN – Strategia per la Riqualificazione Energetica del Parco Immobiliare Nazionale”, elaborato dall’ENEA, con il coordinamento del Ministero dello sviluppo economico e pubblicato nel Novembre 2015; “PREPAC – Piano Riqualificazione Energetica Pubbliche Amministrazioni Centrali”; “PANZEB – Piano d’Azione per gli edifici ad Energia quasi Zero”).
La conoscenza e la catalogazione della consistenza nazionale del numero e tipologia di edifici pubblici e quanti di questi possano essere considerati edifici storici, o più recenti, ma già con valori culturali da tutelare, si rivelano, inoltre, indagini imprescindibili per indirizzare correttamente le politiche attuative di efficientamento verso il miglior rapporto costi/benefici.
Di particolare interesse, per il corretto orientamento degli operatori coinvolti nel processo, sono due linee guida italiane: il “Progetto A.T.T.E.S.S. – Edilizia storica e sostenibilità ambientale. La qualità delle prestazioni energetico-ambientali nella manutenzione dell’architettura storica. Linee guida” e le “Linee di indirizzo per il miglioramento dell’efficienza energetica nel patrimonio culturale. Architettura, centri e nuclei storici ed urbani”, MiBACT, ottobre 2015. Come pure significativi nella stessa direzione sono i risultati di due progetti europei: “3ENCULT– Energia Efficiente per il Patrimonio Culturale Europeo” e “EFFESUS- Energy Efficiency for EU Historic Districts’ Sustainability”.
Altrettanto strategico è individuare o elaborare appositamente strumenti di indirizzo e di supporto all’azione di efficientamento degli edifici antichi. Alcune di queste metodiche e i relativi tool già sono disponibili o in fase di approfondimento. E ciò sia sul fronte dell’analisi del comportamento energetico della singola costruzione attraverso metodi di calcolo e di simulazione che si avvicinino sempre più ai consumi reali dell’edificio storico (tenendo quindi in considerazione tutta una serie di fattori che i modelli di simulazione correnti cosiddetti “semplificati”, pensati per la nuova costruzione o per edifici esistenti recenti, non riescono a valutare correttamente), sia su quello di idonee procedure che possano restituire valutazioni speditive di grandi patrimoni al fine di consentire efficaci programmazioni preliminari sulla tipologia e la convenienza dei diversi scenari di intervento (dalla soft alla deep renovation).
Articolo di Marta Calzolari * e Pietromaria Davoli **
* Assegnista di ricerca e Ph.D. di Tecnologia dell’Architettura presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli studi di Ferrara. Svolge attività di ricerca all’interno della sezione “architettura” del Centro Ricerche Architettura>Energia.
** Professore Ordinario e Ph.D. di Tecnologia dell’Architettura presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara. Direttore del Centro Ricerche Architettura>Energia.
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