In Italia, sulla questione energetica relativa al patrimonio edilizio si parla tanto, ma si fa poco. Non è diplomatico Norbert Lantschner, presidente della Fondazione ClimAbita ed esperto internazionale di sostenibilità, energia e clima.
Alla vigilia di Innovare l’involucro – ottimizzare il comfort e minimizzare i consumi (Modena, 23 giugno), abbiamo raggiunto l’ideatore del progetto CasaClima per parlare di quello che attende il settore edilizio ed energetico, alla luce di quanto scritto in Smile Energy. Il coraggio di cambiare per un futuro con futuro, edito da Raetia, volume pubblicato da Lantschner a fine 2014.
Mauro Ferrarini. Il convegno di Modena, da lei moderato, sarà un’occasione per fare una riflessione sul futuro delle costruzioni e sul principio del deep building renovation. Ma se siamo tutti d’accordo sul fatto che la strada da percorrere è quello della riqualificazione energetica del costruito, qual è la ricetta da seguire? Incentivi fiscali? Prescrizioni di legge? O cosa?
Norbert Lantschner. Il guaio del nostro Paese è che si parla tanto, ma si fa poco. Stiamo vivendo una crisi la cui percezione da parte dei cittadini e delle autorità è smorzata, filtrata da un’informazione che non ha trasmesso correttamente l’urgenza della situazione. Il punto non è che si deve intervenire, ma il fatto che abbiamo pochissimo tempo per farlo.
Mauro Ferrarini. Ma la strada da intraprendere qual è?
Norbert Lantschner. Lei ha accennato agli incentivi fiscali e alle prescrizioni di legge, entrambi strumenti importanti, ma esiste una terza via da affiancare che è quella del coinvolgimento e della partecipazione dell’intera società civile. Senza questa presa di coscienza collettiva, siamo condannati a operare sempre e solo in nicchie, che da sole non possono risollevare il settore dell’edilizia.
Oggi l’industria delle costruzioni e dell’energia possiede le tecnologie adatte per rispondere alle sfide che ci attendono nel futuro; ma se l’offerta è pronta, altrettanto non si può dire della domanda che parte dai cittadini.
Mauro Ferrarini. Sta dicendo che il tema della sostenibilità e della riqualificazione edilizia non è un tema nazionale?
Norbert Lantschner. L’agenda italiana, ma anche europea, non ha tra le massime priorità l’adeguamento del costruito e delle politiche energetiche, tra loro strettamente legate. Anche l’Europa, che si è posta obiettivi ambiziosi sulla riduzione delle emissioni, ha rallentato la sua azione.
Mauro Ferrarini. Perché?
Norbert Lantschner. Evidentemente operano altre lobby, soprattutto energetiche, molto più forti che non ritengono i temi dell’efficienza energetica e dello sviluppo delle energie rinnovabili come una priorità assoluta. La dipendenza energetica del Vecchio Continente verso le risorse fossili è destinata ad aumentare e l’instabilità nelle aree di approvvigionamento con la conseguente migrazione di milioni di masse dolenti costretti ad abbandonare i propri territori non contribuirà certamente a migliorare la situazione.
Mauro Ferrarini. Torniamo ai tre ingredienti della ricetta: prescrizioni, incentivi e coinvolgimento della società: cosa non funziona?
Norbert Lantschner. Primo, la normativa. Per funzionare deve essere chiara e comprensibile. Non mi pare che sia proprio così. Inoltre, assistiamo a un vero e proprio caos sia sul tema delle certificazioni energetiche (tante Regioni, tanti regolamenti diversi), sia su quello delle competenze frammentate tra vari Ministeri, CNR ed ENEA.
Secondo, le agevolazioni fiscali. Premesso che si tratta di uno strumento utilissimo, a mio avviso occorre una completa revisione del meccanismo premiante seguendo i principi della deep building renovation. Oggi si interviene sul costruito con un orizzonte temporale al 2020-2030, ma è necessario operare adesso in un’ottica al 2050. Come fare? Modulando gli incentivi in base al reale rinnovamento realizzato sul patrimonio esistente: a crescere in maniera significativa, quanto maggiore è il livello di efficientamento energetico raggiunto.
Terzo, ma non ultimo, il coinvolgimento dei cittadini deve essere globale e deve essere trasmesso il principio che la qualità della propria abitazione è legata a doppio filo alla sostenibilità energetica, proprio in virtù dei ragionamenti che ho fatto poc’anzi.
In futuro, avere una casa a consumo zero sarà strategico per non finire schiacciati economicamente.
Mauro Ferrarini. Addirittura!
Norbert Lantschner. Tenga presente che oggi è possibile ridurre del 60-80%, in alcuni casi fino al 90%, il consumo energetico di un’abitazione. Non si tratta di una previsione, si tratta di una realtà.
Al contrario, nessuno di noi conosce come varierà in futuro il prezzo delle risorse energetiche tradizionali, dal gas al petrolio. Posso solo dirle che crescerà.
Stabiliti questi due punti, oggi la casa in Europa è responsabile del 40% del consumo energetico e di un terzo delle emissioni di CO2 in atmosfera.
L’abitazione, che è una delle 3 pelli di un uomo (con la pelle vera e propria e i vestiti) diventa perciò un fattore determinante per sganciarci, almeno in parte, dalla dipendenza energetica esterna. Si tratta di una questione cruciale, che investe la dimensione economica, sociale ed ambientale.
Il settore dell’edilizia non è di nicchia: un progetto di rinnovamento profondo del patrimonio esistente non solo viaggia nel solco della sostenibilità, ma garantirebbe anche lavoro e benessere economico per almeno un paio di generazioni.
Mauro Ferrarini. È per questo che la sua fondazione sostiene la Società 2.000 watt di cui parla anche nel suo libro Smile Energy?
Norbert Lantschner. Si tratta di un progetto nato in Svizzera che è diventato un programma governativo sostenuto da tutte le forze politiche che persegue una doppia rivoluzione: ridurre l’input energetico per alimentare i settori energivori e decarbonizzare la società. Per raggiungere questo scopo, ambizioso ma non impossibile, si è fissata in 2.000 watt la soglia di energia al giorno per persona. E se un paese piccolo e con pochi abitanti come la Svizzera si è posto questo obiettivo di sostenibilità energetica, c’è materia per riflettere.
Mauro Ferrarini. Sa tanto di decrescita felice …
Norbert Lantschner. No, nel modo più assoluto. 2.000 watt sono una potenza continua sufficiente per una vita confortevole e di elevata qualità. Il fabbisogno medio nel mondo è effettivamente di 2.000 watt pro capite, ma le differenze tra i Paesi sono enormi. Mentre nei Paesi in via di sviluppo si attesta su alcune centinaia di watt, nei Paesi industrializzati è 6-7 volte maggiore dei 2.000 watt obiettivo del progetto.
Si tratta, in sostanza, di passare da una Società della Crescita a una Civiltà della Vita. Nessun passo indietro, nessuna decrescita felice, solo la consapevolezza che occorre cambiare per avere un futuro.
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