Anche i liberi professionisti:
1. hanno diritto di poter lavorare;
2. hanno diritto a un compenso equo;
3. hanno diritto alle tutele di welfare;
4. hanno diritto di poter andare in pensione;
5. hanno gli stessi diritti delle attività imprenditoriali;
6. hanno diritto a un prelievo fiscale e contributivo sostenibile;
7. hanno diritto a un credito accessibile;
8. hanno diritto di essere parte attiva del tessuto economico;
9. hanno diritto di difendere i propri interessi;
10. hanno diritto di contribuire allo sviluppo del Paese.
Ecco il decalogo dei diritti negati ai liberi professionisti (inclusi i professionisti tecnici) al centro della presentazione stamane a Roma del Manifesto del lavoro intellettuale, iniziativa promossa da Confoprofessioni.
“Il lavoro autonomo e professionale è stato definitivamente affondato dal Governo Renzi. Ogni giorno, a parole, la politica si riempie la bocca di competenze, innovazione, capacità di “auto impiego”… ma nella realtà dei fatti si puniscono proprio i soggetti più professionalizzati, innovativi e indipendenti: migliaia di giovani professionisti, partite IVA e freelance che rischiano di scomparire dal mercato del lavoro”.
Questo l’incipit amarissimo del Manifesto. Ma anche il recente dietrofront sul regime dei minimi non ha convinto il mondo delle professioni … e come ha giustamente fatto notare Massimo Pipino sul suo editoriale pubblicato sul sito AGEFIS: regimi dei minimi: ma non era meglio pensarci prima?
“Adesso il Governo ha annunciato che correrà ai ripari per correggere i suoi errori che si sarebbero potuti evitare se avesse avuto l’umiltà di ascoltare i professionisti prima di legiferare sulla loro pelle – afferma il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. – Al di là dello spreco di tempo e di energie che vengono sottratte all’attività legislativa del Parlamento, la strategia di Penelope assunta dall’attuale esecutivo mette a nudo tutti i limiti di una politica sorda e ostinata che asfalta qualsiasi ipotesi di dialogo e collaborazione”.
Il manifesto del lavoro intellettuale e il decalogo dei diritti negati si possono consultare sulla piattaforma web messa a punto da Confprofessioni www.noneunpaeseperprofessionisti.it e caratterizzato dall’hashtag #noneunpaeseperprofessionisti, giusto per ricordare la passione del nostro premier per Twitter.
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