Solidarizzazione delle murature: le tecniche di intervento più utilizzate

Una corretta collaborazione tra apparati murari consente di sopperire alle deficienze del singolo elemento in modo da avere un efficace effetto scatolare. Ecco quali sono le tecniche più utilizzate per solidarizzare i muri portanti

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Le strutture in muratura sono costituite da elementi murari che devono collaborare alla realizzazione del presidio resistenziale. Infatti dalla collaborazione tra muri è che nasce la resistenza del fabbricato, ad esempio nei confronti delle azioni sismiche, che sono le più insidiose, giacché porta le murature a lavorare in quei campi in cui sono poco adatti a resistere. Pertanto, una corretta collaborazione tra apparati murari consente di sopperire alle deficienze di ciascun muro preso singolarmente.

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Analizziamo in questo articolo estratto dal volume Strutture in muratura: Teoria, Progetto, Interventi di Santino Ferretti (Maggioli Editore 2023) brevemente alcune tecniche per solidarizzare le murature, in modo da poter garantire un buon comportamento scatolare dell’intero edificio.

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L’importanza delle connessioni

È importante la solidità del singolo muro, ma è anche importante la connessione tra essi e con gli orizzontamenti, in modo da avere un efficace effetto scatolare. Negli edifici di nuova costruzione e quelli di costruzione recente, ai livelli degli orizzontamenti ed in copertura, si realizzano dei cordoli sommitali che legano tra loro le murature, con quest’ultime che vengono realizzate con adatte ammorsature agli incroci.

Nei fabbricati più vecchi, dove questi accorgimenti non erano considerati, al fine di solidarizzare i muri tra loro e questi ultimi con gli orizzontamenti, possono utilizzarsi alcune tecniche, come ad esempio i perfori armati, oppure si possono utilizzare, con buoni risultati, le catene ed infine i materiali compositi. L’argomento è di straordinaria importanza, tuttavia di seguito esaminiamo velocemente solo alcune tra le tecniche più ricorrenti per solidarizzare i muri portanti tra loro.

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Le tecniche per solidarizzare i muri portanti

Il primo caso che esaminiamo utilizza la tecnica delle perforazioni armate e in fig.1 ne viene data una semplice rappresentazione.

Solidarizzazione delle murature: le tecniche di intervento più utilizzate Foto 1
Fig.1_Connessione muri con perfori armati ©Strutture in muratura: teoria, progetto, interventi – Maggioli Editore

Nel caso di una connessione d’angolo, i perfori armati vengono realizzati lungo l’altezza del muro con un certo passo, di 40 cm nel caso di figura. Tali collegamenti vanno realizzati in tutti gli incroci tra muri portanti che hanno carenza di collegamento, il passo e il numero di perfori va esaminato caso per caso a seconda se il collegamento è del tutto assente o se esiste ma non è efficace. Una tecnica molto usata, che è sostenibile economicamente, poco invasiva e fornisce ottimi risultati, è quella che fa uso di tiranti in acciaio. Questa tecnica è ancora più efficace negli edifici con gli orizzontamenti a volta, in quanto, oltre a solidarizzare i muri portanti tra loro, eliminano anche gli effetti spingenti delle superfici voltate.

La catene vanno poste ad ogni piano e nelle due direzioni principali, in modo da realizzare un efficace comportamento scatolare dell’edificio, inoltre, nei muri portanti interni, l’ideale sarebbe mettere in opera tiranti da ambo le parti del muro, come viene indicato in fig.2, dove, per il muro di spina interno, si hanno due tiranti, sulle facce opposte del muro, collegate da una unica piastra alle estremità. Questa tecnica, oltre che efficace, risulta poco invasiva e consente di mantenere a vista le pareti, tra l’altro, i capo chiave, se realizzati in modo adatto, si inseriscono molto bene nei contesti storici che spesso si riscontrano in Italia. Le operazione di messa in esercizio sono quasi sempre spedite, con bassa invasività, senza mettere fuori esercizio temporaneo l’immobile e con costi assolutamente accessibili.

Solidarizzazione delle murature: le tecniche di intervento più utilizzate Foto 2
Fig.2_Utilizzo di catene in acciaio ©Strutture in muratura: teoria, progetto, interventi – Maggioli Editore

Un altro metodo che può essere utilizzato è anche quello di realizzare dei pseudo cordoli mediante l’utilizzo di profilati metallici, ad esempio ad U, come indicato in fig.3.

Solidarizzazione delle murature: le tecniche di intervento più utilizzate Foto 3
Fig.3_Cordoli con profilati metallici ©Strutture in muratura: teoria, progetto, interventi – Maggioli Editore

I cordoli solidarizzati tra loro trasversalmente e agli incroci, ad esempio attraverso saldatura o tramite piastre bullonate, realizzano una specie di cordolo perimetrale, inoltre, il profilato interno può essere collegato anche all’orizzontamento in modo da ottenere un effetto come se fosse presente un cordolo vero e proprio di collegamento. Ovviamente, il cordolo interno rimane a vista ed è per questo che a volte, al fine di ridurre l’impatto, internamente si può utilizzare un profilato piatto da mettere, a lavori conclusi, sotto intonaco.

Infine, esaminiamo il caso in cui si vogliono utilizzare materiali compositi, in modo da realizzare una vera e propria fasciatura del fabbricato, che lega tra loro le pareti portanti. Questa condizione è schematicamente indicata in fig.4, dove il fabbricato è stato avvolto con delle fasce di FRP evidenziate con tratteggio in figura.

Solidarizzazione delle murature: le tecniche di intervento più utilizzate Foto 4
Fig.4_Fasciatura fabbricato con FRP ©Strutture in muratura: teoria, progetto, interventi – Maggioli Editore

Questa tecnica risulta molto efficace, tuttavia ha un notevole limite nel fatto che, oltre ad essere irreversibile, non si presta per edifici storico-monumentali che hanno l’esigenza di lasciare le pareti a vista.

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Strutture in muratura: Teoria, Progetto, Interventi

Le strutture in muratura sono quelle maggiormente ricorrenti nel patrimonio edilizio italiano e non solo.Proprio a causa della loro diffusione, non è raro imbattersi in situazioni ad elevata vulnerabilità. Tra l’altro, è facile riscontrare edifici costruiti e poi ampliati, modificati o sopraelevati in epoche successive, utilizzando materiali ed apparati murari realizzati in forme diverse con tecnologie diverse.Oggi l’aspetto più interessante per gli edifici in muratura è proprio quello del loro recupero e lo studio delle tecniche di intervento per migliorarne le prestazioni.Questo volume, attraverso una trattazione chiara e corredata di esempi, guida il lettore alla comprensione e alla corretta applicazione degli interventi per garantire agli edifici esistenti performance di sicurezza in linea con la normativa vigente, partendo dal rilievo puntuale ed approfondito per una analisi strutturale, che sia la più completa possibile, comprendendo le indagini in situ sui materiali o con il prelievo di opportuni campioni, fino ad arrivare alla definizione e alla progettazione degli interventi più opportuni, anche nel caso dei c.d. “aggregati”.L’opera tratta anche gli edifici nuovi per i quali la normativa mette molto in risalto, ad esempio il concetto di regolarità strutturale, che assume un significato estremamente interessante e poi fornisce le regole per progettare delle strutture capaci di garantire la necessaria sicurezza prevista dalla normativa stessa sulle costruzioni.Santino FerrettiIngegnere, svolge la libera professione nel settore delle costruzioni, occupandosi di progettazione geotecnica e di strutture antisismiche, nonché di adeguamento sismico delle strutture. Ha approfondito particolarmente la dinamica strutturale e la modellazione dei materiali sia in campo lineare che non lineare.

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Foto:iStock.com/franckreporter

Redazione Tecnica

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