Consigli fai da te per l’estrazione dell’acqua dagli edifici

Il problema dell’allagamento e delle successive opere di risanamento sono piuttosto noti all’umanità, da epoche ormai lontane. Alcuni metodi possono essere acquisiti dalle esperienze passate, mentre altri si basano sugli stessi principi fisici ma con l’incremento delle moderne tecnologie

(di D. Stevoli) È bene precisare che le opere di deumidificazione spesso richiedono l’intervento di un ingegnere strutturista in grado di verificare se può essere estratta l’acqua in autonomia, senza arrecare problemi di stabilità all’edificio stesso.

Il geologo gioca un ruolo chiave per poter interpretare le capacità di assorbimento e smaltimento delle acque nel terreno, a seguito degli allagamenti.

Il problema dell’allagamento e delle successive opere di risanamento sono piuttosto noti all’umanità, da epoche ormai lontane. Alcuni metodi possono essere acquisiti dalle esperienze passate, mentre altri si basano sugli stessi principi fisici ma con l’incremento delle moderne tecnologie.

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I grandi agglomerati urbani hanno dovuto affrontare periodicamente allagamenti causati dagli insediamenti rapidi nei territori in prossimità dei fiumi.

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La Completa deumidificazione dei fabbricati dipende da più fattori

  1. Pulizia e manutenzione degli scoli, raggruppando tutte le opere comprese dalla manutenzione degli argini a lato dei fiumi, fino alla pulizia interna delle linee di scolo e delle caditoie stradali.
  2. Creazione di aperture all’intradosso del fabbricato, per consentire all’acqua presente in forma liquida di uscire per effetto del principio dei vasi comunicanti.
  3. Apporto di calore all’interno del fabbricato, indispensabile per creare l’aumento di pressione e di conseguenza l’evaporazione dell’acqua, per effetto della legge Ludwig-Soret (Termoforesi).
  4. Ventilazione delle superfici a scopo di canalizzazione dell’aria umida all’esterno del fabbricato, oppure all’interno di un deumidificatore.

Le città più sviluppate disponevano di linee di canalizzazione delle acque di scolo che venivano spesso smaltite nei fiumi stessi. La distanza dal fiume e l’altimetria del territorio fornivano dei limiti precisi riguardo la quantità di acqua possibile da evacuare, ad una determinata distanza con un determinato quantitativo di individui.

Anche l’Impero Romano fu soggetto a numerosi allagamenti, dall’antichità al 1870 si verificarono 132 inondazioni, a cui va aggiunta la famosa inondazione del 1937. Assenza di manutenzione degli argini e dei bacini di accumulo, linee di scolo intasate o poco efficaci per le grandi precipitazioni, poca distanza dai fiumi in piena e in alcuni casi anche la presenza di condotti termali, periodicamente hanno presentato il conto a coloro che eseguirono gli acquedotti più efficaci al mondo.

Semplificando nel migliore dei modi, vengono riportate di seguito le opere da eseguire per poter asportare al più presto dall’edificio l’acqua accumulata e le impurità.

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Foto 1_Il Pantheon durante la piena del 1937

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Opere di manutenzione interna ed esterna

Come descritto inizialmente, non tutti gli edifici possono essere deumidificati in sicurezza dalla proprietà, in caso di necessità ci si dovrà avvalere del servizio di controllo fornito da un ingegnere strutturista. Il quale dovrà valutare se possibile ma soprattutto necessario rimuovere gli intonaci.

All’interno del fabbricato l’acqua può aver raggiunto quote più o meno elevate a seconda dell’altimetria del fabbricato, più tempo l’edificio avrà trascorso in immersione, più sarà probabile che oltre all’acqua all’interno degli impianti siano infiltrati elementi inquinanti, dal terreno agli elementi contaminanti.

Gli intonaci potrebbero aver assorbito acqua in quantità diversa in funzione della loro permeabilità, ma rimangono comunque zone di accesso per l’acqua tutti gli inserimenti sia in parete che a solaio degli impianti tecnologici. Oltre alla presenza di beole, fessurazioni e cavità generatesi dal dissesto idrogeologico.

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Impianti tecnologici

All’interno del fabbricato dovranno pertanto essere asportate tutte le parti rimovibili degli impianti elettrici, smontando tutti i punti luce presenti verificandone l’integrità poiché successivamente l’elettricità sarà indispensabile per effettuare la deumidificazione.

Tutti i pozzetti e le scatole di derivazione presenti all’esterno dell’edificio dovranno essere aperti in modo da poterli ripulire completamente dai fanghi e dalle impurità presenti all’interno. Successivamente in caso sia presente un pozzetto di transito dei fili elettrici si consiglia di sfilare i fili per poter pulire i corrugati in plastica, per quest’opera è necessario l’intervento di un elettricista autorizzato.

Dopo aver liberato completamente i corrugati dovrà essere inserito all’interno di ogni singolo corrugato un tubo in silicone, collegato all’estremità di un’aspiraliquidi, in modo da poter estrarre tutte le impurità presenti nei corrugati. Tale opera dovrà essere realizzata tempestivamente prima che la fanghiglia si solidifichi. In caso di difficoltà si può utilizzare una sonda per elettricisti per favorire la fuoriuscita delle impurità, oppure una pistola ad aria compressa inserendo aria all’interno dei corrugati ostruiti.

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Solai e vespai

Dove sono presenti i vespai con igloo si dovranno realizzare almeno due aperture, in modo da poter estrarre completamente l’acqua all’interno. Sempre dove presenti solai con igloo una buona pratica è l’inserimento di un tubo che canalizzi aria secca all’interno di una cavità del vespaio, in modo che l’aria uscendo dall’altra cavità porti fuori acqua in evaporazione.

Al contrario dove non è presente un solaio con vespaio si dovrà realizzare la rimozione di alcune piastrelle all’interno nel fabbricato per poter aspirare l’acqua presente sotto i pavimenti. Le piastrelle dovranno essere rimosse fra le diverse linee di condotta delle tubazioni del riscaldamento, in modo da poter generale un punto di evaporazione dopo aver acceso l’impianto di riscaldamento in fase di domificazione.

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Foto 2_Utilizzo esterno di pompa per l’estrazione di acqua all’interno di vespaio con igloo

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Tubazioni esterne

È indispensabile intervenire anche con un massiccio intervento di pulizia di tutte le linee di scolo integrate all’interno del proprio cortile e verificare se presente fanghiglia o detriti, in modo da poter rimuovere tutto quel che può ostruire il deflusso dell’acqua

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Foto 3_Punti di infiltrazione e canalizzazione dell’acqua causato da opere incompiute

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Locali interrati, infiltrazioni e danni da umidità: norma tecnica e indicazioni operative

Verifica di tenuta degli scarichi

L’acqua all’interno del terreno produce spostamenti di tutti gli elementi di servizio presenti nel terreno. In alcuni casi possono verificarsi riempimenti e distacchi dei pozzetti dalle tubazioni di scarico.

Le prime zone di degrado interno dei pozzetti sono le zone perimetrali all’inserimento dei tubi, a cui va aggiunta anche la possibilità che tubazioni più datate possano essersi dissestate o danneggiate. La verifica della tenuta all’acqua può essere realizzata con l’inserimento di liquido tracciante all’interno dei sanitari, che in caso di mancata tenuta il tracciante colorerà le malte di fissaggio. Un prodotto piuttosto semplice per effettuare un tracciamento fai da te è la fluoresceina, acquistabile anche in rete.

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Deumidificazione e riscaldamento

Terminate queste operazioni di pulizia e manutenzione si potrà successivamente procedere con le opere di sanificazione e deumidificazione. Per effettuare la modificazione del locale di intervento devono essere utilizzati deumidificatori a condensazione, ventilatori industriali e riscaldamento interno regolare ed efficiente.

Il deumidificatore deve avere la capacità di poter assorbire almeno 50 litri ogni 24 ore per poter garantire una rapida asciugatura, uno o più ventilatori dovranno essere posizionati nella camera in cui è presente il deumidificatore, in modo da creare dei vortici interni indispensabili per asportare l’acqua dalle superfici murarie.

Non ultimo il riscaldamento all’interno del locale deve essere mantenuto ad una temperatura di almeno 25° C, ma che possono essere tranquillamente superati arrivando a 30. Chiaramente i locali in cui sarà presente il riscaldamento a pavimento saranno più semplici da asciugare, anche i locali che dispongono di riscaldamento con radiatori risulteranno piuttosto veloci nell’asciugatura. I comuni riscaldamenti elettrici a ventilazione risultano poco efficienti poiché il calore viene disperso nelle parti più alte del fabbricato mantenendo fredde le parti che si affacciano sul terreno. Dove il riscaldamento non è presente si possono installare tubi in polibutilene provvisori, posizionati nel perimetro interno del fabbricato, realizzando una nicchia di alloggio di 2 cm fra i pavimenti e le murature. Possono essere messi in sede utilizzando lo spazio di ingombro del battiscopa e dell’intonaco. Un’alternativa alla tubazione provvisoria è l’installazione di un cavo riscaldante fissato in prossimità delle murature da asciugare.

Guarda il video dell’evento pubblico Dopo l’Acqua – asciugare le pareti dopo l’alluvione, ecco come fare organizzato dal Gruppo di Lavoro delle Patologie Edilizie con l’aiuto dell’architetto Pier Nicola Currà. Marco Argiolas, patologo edile, Marco Manca, geofisico esperto in diagnosi dei guasti in edilizia, Gualtiero Piccinni, esperto in risanamento edifici, Daniele Stevoli, esperto, Giacomo Tozzi, imprenditore edile artigiano, esperti nel campo del risanamento edilizio, forniscono indicazioni e suggerimenti su cosa fare ed evitare per ripristinare la salubrità dei locali che hanno subito l’allagamento.

Articolo a cura di Daniele Stevoli, esperto delle patologie causate dall’acqua all’interno dei materiali da costruzione, con specializzazione nell’umidità di risalita. Consulente per risanamenti nelle proprietà private, pubbliche e del clero. Ha seguito il percorso di studio come agrotecnico, questo gli ha permesso di capire i principi fisici dell’acqua, sia nel contatto con l’edificio che nel rapporto con il terreno, oltre a conoscere gli effetti dei sali all’interno delle murature. Specialista in risanamenti senza l’utilizzo di barriere chimiche e sistemi elettrofisici, ma con tecniche note da secoli.

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Foto:iStock.com/ollo

Redazione Tecnica

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