Si è posto al centro dell’attenzione una realtà lavorativa poco analizzata, la “sicurezza e prevenzione degli studi professionali”, visto che, in Italia, gli studi professionali annoverano una media di 2,45 dipendenti. Nessun sistema può fare a meno della conoscenza e oggi i professionisti, espressione della conoscenza, sono la vera ricchezza di ogni economia.
Il D. lgs. 9.aprile 2008, n. 81 riordina la normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, introducendo numerose novità anche per gli studi professionali.
Tutele dei lavoratori negli Studi Professionali
Una delle caratteristiche più evidenti delle trasformazioni avvenute nel mondo del lavoro nell’ultimo trentennio è senza dubbio costituita dalla enorme diffusione che i processi di informatizzazione hanno avuto sia nell’industria che nel terziario.
Tali processi, se da un lato hanno rappresentato un’evoluzione tecnica che ha permesso il conseguimento di miglioramenti anche sostanziali sotto il profilo produttivo e gestionale, dall’altro lato hanno imposto mutamenti così radicali e rapidi rispetto al modo tradizionale di lavorare da non consentire agli operatori di comprendere e conseguentemente adeguare le proprie conoscenze ed abitudini alle esigenze del nuovo modello organizzativo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ed altre Agenzie hanno effettuato una rassegna dei diversi fattori:
- la qualità dell’aria negli ambienti chiusi;
- progettazione degli apparati;
- impianto di illuminazione;
- postura opportuna;
- ridurre lo sforzo muscolare e dell’occhio;
- le altre tensioni generatrici di stress.
Ai sensi dell’art. 2 comma 1 lettera a) del d.lgs. 81/2008, è “lavoratore” colui che svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro, compresi i soci lavoratori di società, gli associati in partecipazione di cui all’art. 2549 e seguenti del codice civile, gli apprendisti, i tirocinanti.
Tuttavia, per il professionista-datore di lavoro diventa obbligatorio il riconoscimento al lavoratore-dipendente di quelle tutele (assistenza sanitaria integrativa, formazione, sostegno al reddito, sicurezza sul lavoro…) disciplinate dai contratti collettivi di lavoro che, nell’ottica di un innovativo welfare negoziale, hanno definito un sistema bilaterale che eroga tali prestazioni.
Nel Titolo II, Capo I del D.lgs.81/2008, in cui si parla dei luoghi di lavoro, per la precisione nell’art. 62, sono intesi per luoghi di lavoro, “i luoghi destinati a ospitare posti di lavoro, ubicati all’interno dell’azienda o dell’unità produttiva, nonché ogni altro luogo di pertinenza dell’azienda o dell’unità produttiva accessibile al lavoratore nell’ambito del proprio lavoro”.
Nell’art.63 del D.lgs.81/2008, vi sono i requisiti di salute e di sicurezza che devono essere strutturati:
- tenendo conto, se del caso, dei lavoratori disabili, dove, in particolare, per le porte, le vie di circolazione, gli ascensori e le relative pulsantiere, le scale e gli accessi alle medesime, le docce, i gabinetti ed i posi di lavoro utilizzati da lavoratori disabili, devono essere accessibili.
Nell’art. 64 del D.lgs.81/2008 il datore di lavoro provvede affinché:
- i luoghi di lavoro siano conformi ai requisiti di cui sopra;
- le vie di circolazione interne o all’aperto che conducono a uscite o ad uscite di emergenza e le uscite di emergenza siano sgombre allo scopo di consentirne l’utilizzazione in ogni evenienza;
- i luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi vengano sottoposti a regolare manutenzione tecnica e vengano eliminati, quanto più rapidamente possibile, i difetti rilevati che possano pregiudicare la sicurezza e la salute dei lavoratori;
- i luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi vengano sottoposti a regolare pulitura, onde assicurare condizioni igieniche adeguate;
- gli impianti e i dispositivi di sicurezza, destinati alla prevenzione o all’eliminazione dei pericoli, vengano sottoposti a regolare manutenzione e al controllo del loro funzionamento.
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Tutele dei lavoratori negli Studi Professionali: microclima negli ambienti di lavoro
Per quanto riguarda gli studi professionali, il microclima assume un importanza particolare. Solo negli anni più recenti, di fronte all’accumularsi di informazioni ed esperienze sui danni alla salute causati da una scadente qualità dell’aria interna, è emersa l’esigenza di un approfondimento delle conoscenze relative alle fonti di inquinamento negli ambienti chiusi, nonché dei rapporti di causa-effetto tra esposizione e conseguenze sulla salute dell’uomo.
L’inquinamento dell’aria negli ambienti confinati rappresenta un problema importante per la sanità pubblica, con grandi implicazioni sociali ed economiche, per molteplici motivi. Il rischio espositivo non è limitato a categorie ben definite (rischio esclusivamente professionale od occupazionale), ma, oltre a interessare una parte estesa della popolazione, risulta di particolare gravità per alcuni gruppi più suscettibili.
Infine, molte malattie croniche sono correlate a diversi aspetti della qualità dell’aria interna (IAQ) e il danno economico e sociale attribuibile all’inquinamento indoor in Italia è rilevante. Gli studi scientifici di questi ultimi decenni hanno messo in luce, inoltre, che alcuni inquinanti sono in grado di contribuire all’aumento di incidenza di tumori maligni.
Un maggior rischio di cancro al polmone è stato associato all’esposizione al fumo di tabacco ambientale (environmental tobacco smoke, ETS) ed ai prodotti di decadimento del radon. Il 5-20% dei casi di neoplasia polmonare osservati nella popolazione italiana è attribuibile all’esposizione a radon.
Per quanto riguarda l’esposizione al fumo di tabacco (ETS), si stima che i non fumatori, che vivono a contatto con fumatori, sviluppino un rischio di cancro al polmone aumentato del 30%, se confrontati con la popolazione non esposta. Molti composti chimici presenti nell’aria indoor sono noti o sospettati di causare irritazione o stimolazione dell’apparato sensoriale e possono dare vita a un senso di disagio sensoriale altri sintomi comunemente presenti nella cosiddetta “Sindrome da Edificio Malato” (Sick Building Syndrome).
Studi condotti in uffici e in altri edifici ad uso pubblico in diversi paesi hanno rivelato una frequenza di disturbi tra gli occupanti compresa tra il 15 e il 50%. Gli effetti sulla riproduzione, sulle malattie cardiovascolari e su altri sistemi e organi non risultano a oggi essere ben documentati. Tuttavia, alcuni dati mostrano che l’inquinamento indoor può rappresentare un importante cofattore nella genesi delle malattie cardiovascolari e di altre malattie sistemiche.
In particolare, l’esposizione a fumo passivo è stata associata ad un aumento di rischio di malattia ischemica cardiaca. Molti studi di settore hanno dimostrato, infatti, che i livelli indoor sono maggiori rispetto a quelli outdoor per molte classi di inquinanti, in particolar modo per i composti organici volatili (VOC).
I materiali da costruzione e da arredo, i mobili, le moquettes, le tappezzerie, i collanti usati per la loro installazione, le macchine da ufficio e un grande numero di prodotti di consumo, compresi quelli per le pulizie, nonché il fumo di sigaretta, liberano VOC nell’aria interna.
Tutele dei lavoratori negli Studi Professionali: le sorgenti di inquinamento indoor
Gli inquinanti indoor sono numerosi e possono essere originati da diverse sorgenti; le concentrazioni sono molto variabili nel tempo a seconda delle sorgenti presenti nell’edificio, della ventilazione e delle abitudini degli occupanti.
Varie sono le sorgenti di inquinamento di VOC nell’aria degli ambienti indoor:
- vengono emessi dagli occupanti un ambiente attraverso la respirazione e la superficie corporea;
- vengono emessi da prodotti cosmetici o deodoranti e da abiti trattati recentemente in lavanderie.
Negli uffici, importanti fattori sono sicuramente importanti il fumo di sigaretta e gli strumenti di lavoro quali stampanti e fotocopiatrici.
Altre importanti fonti di inquinamento sono i materiali di costruzione e gli arredi (es. mobili, moquettes, rivestimenti) che possono determinare emissioni continue durature nel tempo (settimane o mesi); importanti concentrazioni di VOC sono riscontrabili in particolare nei periodi immediatamente successivi alla posa dei vari materiali o alla installazione degli arredi.
Possono determinare una emissione importante, anche se di breve durata nel tempo, il funzionamento di dispositivi di riscaldamento e l’uso di materiali di pulizia e di prodotti vari (es. colle, adesivi, solventi).
I VOC vengono rilasciati dalla quasi totalità dei prodotti da costruzione, ma in misura maggiore dai prodotti di finitura (rivestimenti, vernici) e da quelli intermedi per la posa (adesivi, sigillanti); il più importante contributo alla concentrazione di VOC nell’aria interna è comunque dato dai prodotti per la pulizia, dai disinfettanti e dagli insetticidi.
Per ridurre la consistenza delle concentrazioni è stata sollecitata l’immissione sul mercato di prodotti edili “basso-emissivi” ovvero di prodotti le cui emissioni sono al di sotto di soglie stabilite e garantiscono un livello accettabile per la concentrazione di VOC nell’aria.
Tutele dei lavoratori negli Studi Professionali: particolato aerodisperso
L’esame di particolato fine raccolto all’interno ed all’esterno di abitazioni ed edifici ha consentito di verificare la presenza di n-alcani, acidi grassi (palmitico e stearico), esteri ftalati in particolato indoor.
Vengono riportate le concentrazioni indoor di PM10 rilevate in diversi edifici ad uso ufficio in Milano.
Concentrazioni indoor di PM10 in edifici ad uso ufficio a Milano
Tutele dei lavoratori negli Studi Professionali: l’illuminazione negli ambienti di lavoro
Per quanto riguarda gli studi professionali, l’illuminazione naturale ed artificiale riveste un importanza particolare. L’ illuminazione di un ambiente di lavoro deve tale da soddisfare esigenze umane fondamentali quali:
- Buona visibilità: per svolgere correttamente una determinata attività, l’oggetto della visione deve essere percepito ed inequivocabilmente riconosciuto con facilità, velocità ed accuratezza;
- confort visivo: l’insieme dell’ambiente visivo deve soddisfare necessità di carattere fisiologico e psicologico;
- sicurezza: le condizioni di illuminazione devono sempre consentire sicurezza e facilità di movimento ed un pronto e sicuro discernimento dei pericoli insiti nell’ambiente di lavoro.
Secondo il D.lgs. 81/2008, i requisiti di illuminazione sono i seguenti:
- i luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale. In ogni caso, tutti i predetti locali e luoghi di lavoro devono essere dotati di dispositivi che consentano un’illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere di lavoratori;
- gli impianti di illuminazione dei locali di lavoro e delle vie di circolazione devono essere installati in modo che il tipo d’illuminazione previsto non rappresenti un rischio di infortunio per i lavoratori;
- i luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente esposti a rischi in caso di guasto dell’illuminazione artificiale, devono disporre di un’illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità;
- le superfici vetrate illuminanti ed i mezzi di illuminazione artificiale devono essere tenuti costantemente in buone condizioni di pulizia e di efficienza;
- gli ambienti, i posti di lavoro ed i passaggi devono essere illuminati con luce naturale o artificiale in modo da assicurare una sufficiente visibilità;
- nei casi in cui, per le esigenze tecniche di particolari lavorazioni o procedimenti, non sia possibile illuminare adeguatamente gli ambienti, i luoghi e i posti si devono adottare adeguate misure dirette a eliminare i rischi derivanti dalla mancanza e dalla insufficienza della illuminazione;
- negli stabilimenti e negli altri luoghi di lavoro devono esistere mezzi di illuminazione sussidiaria da impiegare in caso di necessità;
- detti mezzi devono essere tenuti in posti noti al personale, conservati in costante efficienza ed essere adeguati alle condizioni ed alle necessità del loro impiego;
- l’abbandono dei posti di lavoro e l’uscita all’aperto del personale deve, qualora sia necessario ai fini della sicurezza, essere disposto prima dell’esaurimento delle fonti della illuminazione sussidiaria;
- ove sia prestabilita la continuazione del lavoro anche in caso di mancanza dell’illuminazione artificiale normale, quella sussidiaria deve essere fornita da un impianto fisso atto a consentire la prosecuzione del lavoro in condizioni di sufficiente visibilità.
Le condizioni che devono essere garantite tramite una corretta illuminazione, dove per corretta non significa solamente “livelli di illuminamento”, o lux, sono:
- distribuzione delle luminanze;
- abbagliamento;
- direzione della luce;
- resa dei colori e colore apparente della luce;
- sfarfallamento;
- controllo della luce diurna.
Parametri che, se ben controllati e calibrati, sono in grado di definire uno spazio di lavoro ottimale dal punto di vista illuminotecnico.
Altro punto di cui tener conto nella progettazione di un ambiente di lavoro è l’abbagliamento, ovvero il controllo di questo fenomeno al fine di ridurne gli effetti indesiderati.
Il fenomeno dell’abbagliamento si manifesta quando livelli eccessivi di luminanza sono presenti all’interno del campo visivo provocando di conseguenza sensazione di disagio, riduzione della visibilità e della prestazione visiva.
Si possono distinguere due grandi famiglie di abbagliamento:
- diretto: generato direttamente dalle sorgenti presenti del campo visivo,
- riflesso: per riflessione di queste sul piano di lavoro o sul monitor.
Gli effetti del fenomeno dell’ abbagliamento sulla prestazione visiva vengono distinti in:
- disability glare, o abbagliamento debilitante (o fisiologico): si intende un peggioramento istantaneo delle funzioni visive. Impedisce la sensibilità al contrasto dell’occhio e quindi la visione;
- discomfort glare, o abbagliamento molesto (o psicologico): è quello che più comunemente si riscontra negli interni e designa un tipo di abbagliamento che provoca una sensazione di disagio soggettivo.
Tutele dei lavoratori negli Studi Professionali: videoterminali
Il datore di lavoro, all’atto della valutazione del rischio sui Videoterminali, analizza i posti di lavoro con particolare riguardo:
- ai rischi per la vista e per gli occhi;
- ai problemi legati alla postura ed all’affaticamento fisico o mentale;
- alle condizioni ergonomiche e di igiene ambientale.
Il datore di lavoro adotta le misure appropriate per ovviare ai rischi riscontrati in base alle valutazioni, tenendo conto della somma ovvero della combinazione dell’incidenza dei rischi riscontrati.
Tale percorso prevede:
- l’analisi semplificata, attraverso una check-list, delle caratteristiche del lavoro, dei posti e dei relativi ambienti;
- la lettura “critica” dei risultati dell’analisi semplificata in riferimento ai requisiti minimi richiesti nell’allegato XXXIV del D.Lgs.81/2008 ed alla luce delle diverse norme e standard, internazionali e nazionali, relative alla materia nonché, in loro carenza, a consolidati orientamenti della letteratura;
- l’evidenziazione dei contesti per i quali è rispettivamente necessario:
- procedere ad interventi, strutturali e/o organizzativi, di miglioramento e/o adeguamento dei posti, degli ambienti e delle procedure di lavoro;
- procedere ad interventi di analisi più approfondita per gli aspetti risultati più problematici.
Conclusioni
Per quanto riguarda gli studi professionali bisogna porre particolare attenzione agli ambienti di lavoro. Gli allergeni in ambienti confinati (acari della polvere, muffe, etc.) sono estremamente diffusi e possono essere responsabili di una proporzione considerevole delle malattie allergiche.
Dal momento che molte persone sono esposte al fumo passivo, anche se il rischio relativo delle malattie esaminate associato al fumo passivo è basso, il numero di persone che ne possono essere affette è molto elevato. In particolare, la voce “infezioni respiratorie delle vie aeree superiori ed inferiori” comprende tutti quei casi (ad esempio otite) per i quali il fumo passivo rappresenta un fattore eziologico rilevante.
Negli studi professionali, indipendentemente dalle caratteristiche edilizie, l’inquinamento dell’aria interna è favorito da alcune condizioni: igiene negli ambienti, manutenzione/pulizia degli impianti di climatizzazione, consistente presenza di scaffalature aperte, diffusa presenza di rivestimenti porosi che adsorbono e rilasciano gli inquinanti chimici presenti nell’aria, macchine fotocopiatrici, stampanti al laser (Ozono >0,1 mg/m3), mobili e pareti divisorie in legno truciolare, imbottiti con rivestimento plastico, ecc. (TVOC >0,5 mg/m3; formaldeide >0,10 mg/m3) e presenza di fumatori.
L’accordo quadro europeo sullo stress nei luoghi di lavoro ci fornisce una valida definizione di stress sottolineando che con tale termine si suole denominare una condizione “accompagnata da sofferenze o disfunzioni fisiche, psichiche, psicologiche o sociali, che scaturisce dalla sensazione individuale di non essere in grado di rispondere alle richieste o di non essere all’altezza delle aspettative”.
I sintomi più indicativi la cui presenza sarebbe fortemente indicativa della presenza di stress possono identificarsi in “un alto grado di assenteismo e di ricambio del personale, frequenti conflitti interpersonali o lamentele dei lavoratori”. Il dovere di andare incontro alle esigenze del lavoratore stressato è del datore di lavoro che proprio attraverso l’obbligo della valutazione dei rischi è chiamato a prevenire i possibili rischi e a tutelare la salute dei lavoratori.
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