L’AQUILA – Più di centocinquanta morti e circa duecentocinquanta i dispersi: questo il bilancio ancora provvisorio (diffuso da fonti ospedaliere) del terremoto che nella notte tra domenica e lunedì ha colpito l’Abruzzo.
Così iniziava un articolo del Corriere della Sera il 06/04/2009.
Il terribile terremoto de L’Aquila del 2009 è stato un concatenarsi di eventi sismici, che ebbero inizio nel dicembre del 2008 e la cui scossa principale del 06 aprile 2009 irruppe alle ore 3:32 di mattina nella vita di migliaia di persone.
Il magnitudo registrato fu di 5,9 della scala Richter.
Il bilancio definitivo è di 308 vittime, oltre 1600 feriti e oltre 10 miliardi di euro di danni stimati
Per avere un’idea di quel che è stato e di com’è ora la situazione racconti, testimonianze, video e foto di quella tragica esperienza sono raccolte su web grazie a Shoot4Change (network internazionale di fotografi) e Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze – 881 associazioni di volontari della protezione civile e del trasporto sociosanitario). Sulla piattaforma, online dal 06 aprile su www.shoot4change.net/laquila, vi sarà anche un videoreportage “Questa è L’Aquila” con voce e volto narrante di Moni Ovadia.
“L’inchiesta è basata sul racconto degli aquilani e ogni storia testimonia come la città sembra essersi fermata a tre anni fa, non più al centro dell’attenzione mediatica, ma ancora in attesa della ricostruzione: su 70.000 abitanti sono ancora oltre 20 mila le persone assistite, 339 in albergo e caserma. In molti sono andati via, chi è rimasto racconta, disincantato dalla burocrazia e dai proclami, di non aver perso solo una casa o il centro storico di una città, ma anche parte della propria identità (non siamo più aquilani, siamo terremotati) e la speranza del ritorno a una vita normale“.
Vivere a L’Aquila non è facile. Ci sono ancora tonnellate di macerie, tubi che sostengono palazzi, chiese e fontane.
Si sono sviluppate le new town dislocate su un asse lungo decine e decine di chilometri intorno a L’Aquila.
Le persone vivono nelle periferie, manca il lavoro, i giovani, se già prima lasciavano i luoghi natii per tentar fortuna altrove, ora lo fanno maggiormente incentivati, gli anziano si ritrovano isolati nelle new town, aziende medio-piccole chiudono e il disagio sociale in generale aumenta.
Chi gira per il centro storico è un “turista delle macerie” o qualche nostalgico: case, uffici, luoghi della cultura e del ritrovo non esistono più.
La gente è stanca, ma non troppo per non avere ancora un po’ di fiducia nelle istituzioni e vedono positivamente il Fabrizio Barca, definito da Monti “inviato speciale” a L’Aquila.
E se da bambini dentro l’uovo di Pasqua si sperava di trovare un gioco bellissimo, ora non si può che augurare a tutte queste persone che la loro sorpresa sia veder mantenuti gli impegni presi e le promesse fatte!
Fonti:
Wikipedia
ANSA Terremoto: a tre anni dal sisma, ecco le voci da L’Aquila
“Questa è L’Aquila”. Un documentario e un sito web a tre anni dal terremoto – http://www.laperfettaletizia.com
L’Aquila tre anni dopo. Ferma la ricostruzione, esplode il disagio sociale – http://www.online-news.it
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