Possono verificarsi dei casi in cui un intervento di riqualificazione energetica complessiva potrebbe essere antieconomico. Questa eventualità si verifica quando il costo per la riqualificazione energetica è troppo alto rispetto al ritorno economico o la bolletta energetica è troppo bassa.
Mentre è più difficile che si verifichi il primo caso (a puro titolo esemplificativo: edificio riqualificato in maniera errata con bollette per il riscaldamento ancora mediamente alte) è possibile imbattersi facilmente nel secondo caso.
Questa eventualità può verificarsi, a titolo esemplificativo e non esaustivo, quando:
1. i locali sono abitati saltuariamente, più zone dell’edificio non vengono riscaldate o comunque la temperatura complessiva degli ambienti è molto inferiore a quella di legge;
2. è presente un’altra fonte di riscaldamento alimentata con combustibile autoprodotto (biomassa) o è stata installata una pompa di calore alimentata da impianto fotovoltaico.
Nel primo caso il risparmio è demandato sostanzialmente alle modalità di utilizzo dei locali e molto spesso a farne le spese è il comfort o addirittura la salubrità degli ambienti interni, a causa della possibile formazione di muffa o condensa; possono verificarsi le condizioni per cui il proprietario non riesca a pagare le bollette energetiche quindi ancora meno riuscirà ad optare per un intervento complessivo e radicale di riqualificazione energetica.
Nel secondo caso è evidente che il risparmio non è energetico ma solo economico: si utilizza un combustibile disponibile ad un costo basso o addirittura nullo; anche qui a farne le spese è il comfort a causa delle asimmetrie radianti (il fianco proteso verso la stufa a legna percepirà più caldo di quello lontano fino alla possibilità di procurare brividi) o degli elevati moti convettivi (nel caso della pompa di calore).
In entrambi i casi quindi il comfort non sarà mai come quello di un edificio con elevato isolamento termico che può vantare una temperatura superficiale elevata e costante con un costo economico di gestione pressoché nullo.
Allo stesso tempo la ridotta spesa economica per la climatizzazione degli ambienti non giustifica un intervento di riqualificazione energetica complessivo.
In questo caso l’unica soluzione è la sostituzione a fine vita dei componenti edilizi: man mano che un infisso o una porta esterna arriva alla sua fine vita sarebbe opportuno sostituirla con un nuovo infisso con caratteristiche termiche tali da non essere di impedimento ad una riqualificazione complessiva futura. Ad esempio quindi: non doppio vetro ma triplo vetro basso emissivo con gas Argon e un telaio in PVC, legno (da almeno da 84 mm) o alluminio ad altissime prestazioni (non il classico taglio termico). Anche i nodi devono essere studiati in modo tale da agevolare una futura installazione del cappotto o comunque il completamento dell’intervento senza la formazione di ponti termici.
Bisogna anche porre notevole attenzione al momento in cui si giunge alla sostituzione di buona parte degli infissi di una stanza; in questo caso bisognerà incominciare a pensare all’installazione di una macchina di ventilazione meccanica puntuale per tenere bassa l’umidità relativa interna ed evitare così il rischio di formazione di muffa e condensa.
Allo stesso tempo – in questa riqualificazione step-by-step – quando si vorrà tinteggiare all’esterno sarà opportuno installare un cappotto termico; o quando sarà necessario ripassare il tetto sarà opportuno installare dell’isolamento termico e realizzare uno strato di ventilazione.
Procedendo così per passi successivi ed in maniera oculata si potrà giungere senza grosse difficoltà – alla fine del ciclo degli interventi – ad una classe energetica di tutto rispetto.
La cosa più importante è che l’installazione di ogni singolo elemento non comprometta l’intervento delle componenti successive; questo può avvenire solo con un progetto organico e strutturato. Anche in questo caso il fai da te è possibile ma sotto la guida di un tecnico esperto.
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