Mentre gli operatori del fotovoltaico fanno i conti con le perdite e chiedono al Governo di non mandare in fumo anni e anni di investimenti (13 Gigawatt di produzione, 350.000 impianti già in funzione, 18.000 posti di lavoro diretti e altri 80.000 di indotto) c’è qualcuno che esulta. Notizia di oggi: i titoli delle rinnovabili sono volati a Piazza Affari. Enel Green Power è balzata del 5,4%, Kerself del 4,7%, K.R.Energy del 9,17%, Kinexia del 3,3% ed Ergycapital del 2,46%.
I mercati premiano così la decisione del Ministro Passera di portare dal 26 al 35 per cento i consumi green nel 2020, riequilibrando nello stesso tempo la distribuzione delle risorse tra il fotovoltaico e le altre fonti pulite. Degli attuali 9 miliardi, 6 sono infatti destinati al solare e 3 al non solare.
Un decreto legislativo contenuto nel piano di sviluppo del Ministro Passera, o meglio nella fantomatica cartellina plastificata celeste pastello che contiene il suo programma. “Un preciso piano di lavoro”, ha dichiarato Corrado Passera, “che ogni giorno andiamo riempiendo, con una filosofia: noi non creiamo la crescita, creiamo le basi perché ciò avvenga. Cinque tappe per riportare il Paese a livelli di eccellenza”.
Addio quindi agli incentivi a pioggia perché, come dimostrano i fatti, hanno portato i produttori di impianti solari a competere solo ed esclusivamente sul prezzo senza dare spazio a quelle eccellenze tecnologiche su cui l’Italia può contare anche in questo settore. Non dimentichiamo che oggi il 70% dei pannelli installati in Italia è made in China, grazie anche all’aiutino di Stato finanziato con i soldi dei contribuenti.
Il messaggio che arriva dai mercati può essere quindi determinante per capire come, finalmente, il fotovoltaico in Italia stia entrando in una fase di razionalizzazione e quello che conta non sono gli incentivi a pioggia ma gli obiettivi che il sistema Paese si vuole dare quando si parla di produzione da fonti rinnovabili.
Purtroppo non mancano e non mancheranno le conseguenze di quanto, secondo Passera, “fa parte del nostro piano di intervento sull’energia che in Italia costa troppo. La riduzione di quel costo è una delle chiavi principali per far ripartire gli investimenti interni e quelli esteri”.
La prima, come noto e come sottolineato in questi giorni da operatori e associazioni di categoria, sono e saranno i posti di lavoro. Anche in questo caso però sarebbe opportuno non ragionare solo in termini economici ma di sistema.
Con dei ritorni stabiliti per legge al 15,7%, è ovvio che l’occupazione sia cresciuta ma in modo non stabile. E’ solo a seguito del raggiungimento della piena maturità che il settore potrà contare sulle proprie risorse e sulle proprie eccellenze. La selezione e la razionalizzazione delle imprese dovrà quindi basarsi su criteri di merito e maggiore efficienza e non sulla capacità di sopravvivere alle incertezze.
Un piano chiaro e definito è perciò l’unica soluzione per sgombrare il campo da ogni dubbio e soprattutto da chi, in questi ultimi anni, ha pensato di conquistare l’Eldorado delle rinnovabili senza averne le capacità. Sta di fatto che nelle maglie larghe degli incentivi si sono infilati forse in troppi. Il settore è cresciuto a dismisura e la straordinaria redditività degli incentivi, i più cospicui del mondo, ha ingolosito “capitali di ventura” soprattutto dall’estero che hanno favorito il mordi e fuggi. Scelte e comportamenti non di rado ispirati più dalla speculazione che dalle regole della sana imprenditoria e competizione.
Questa situazione oggi ricade sugli operatori che nell’energia lavorano da anni e sui contribuenti.
Per sanare tutto ciò, il Governo dei tecnici è intervenuto. Lo ha fatto, come di consueto, senza perdere troppo tempo in concertazioni e, come insegna la scuola McKinsey dove Corrado Passera è cresciuto, tenendo conto dei soli numeri e in linea con gli obiettivi e le politiche europee.
Si tratta ora di capire se il prezzo della sforbiciata che il governo s’appresta a dare ai sussidi sarà compensato da quella certezza normativa che, finalmente, dovrebbe permettere di pianificare gli interventi adeguati a raggiungere gli obiettivi al 2020.
Non dimentichiamoci infatti che in tutta Europa gli incentivi alle rinnovabili sono diminuiti e che le difficoltà che i produttori europei stanno riscontrando, secondo Fitch Ratings, “fanno parte della crisi dei debiti sovrani per cui in tutto il mondo e ancor di più in Europa, gli aiuti governativi verranno tagliati”.
Secondo gli analisti dell’agenzia di rating l’uscita dal tunnel si vedrà intorno al 2013, quando arriveranno sul mercato le ultime innovazioni della tecnologia fotovoltaica e partirà la terza fase del sistema emission trading UE, in base al quale le aziende non avranno più diritti di emissione gratuiti. Se poi ci fosse l’auspicata ripresa economica, questa farebbe salire le quotazioni petrolifere, rendendo più vicino il raggiungimento della tanto agognata grid parity.
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