Muffa, umidità e condensa mettono in pericolo la salute: cause e rimedi

Quali sono le metodologie di intervento? Approfondiamo.

Marta Carraro 08/02/18

L’umidità derivante dalla condensa, è un problema facilmente riscontrabile nelle abitazioni soprattutto nei tempi che viviamo in quanto l’edilizia tenta, con normative ben precise e particolarmente restrittive, di sigillare sempre di più gli immobili, per contrastare i consumi energetici elevati.

Muffa, umidità e condensa in casa

Il problema dell’umidità è abbastanza diffuso e nello stesso tempo di difficile soluzione. A molti di noi sarà capitato di osservare pareti con vistose macchie scure, esse sono dovute a evidenti problemi di insalubrità, causati da una eccessiva umidità dell’ambiente, di solito superiore al 50%, che provoca la formazione di muffe generando così sgradevoli efflorescenze nelle pareti più fredde o nel retro degli arredi. Questo può provocare anche gravi danni alla salute.

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Muffa in casa: le conseguenze

La proliferazione delle muffe, oltre a generare un deterioramento alle finiture dell’immobile come per esempio agli intonaci, agli arredi e a tutto ciò che è presente all’interno degli ambienti confinati può rappresentare una minaccia alla salute di chi soggiorna in questi luoghi.

Un ambiente contaminato da muffa e condensa stimola frequenti irritazioni agli occhi e alla pelle, genera patologie allergiche, in particolare alle vie respiratorie provocando asma e bronchiti croniche, ma può anche aggravare lo stato di salute di quelle persone affette da determinate malattie specifiche, come la fibrosi cistica o l’asma cronica o che sono immunodepresse.

muffa

In definitiva la muffa e quindi i funghi presenti nel suo interno, oltre a danneggiare edifici e arredi interni, pregiudicano la salute della gente. I danni agli edifici possono rendere necessari costosi interventi di risanamento, ma anche provocare criticità che pregiudicano addirittura il valore di mercato di un fabbricato.

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Muffa in casa: le cause

La causa principale della diffusione della muffa è l’umidità: la muffa non potrebbe esistere né insediarsi in un ambiente, se questo è asciutto. Il periodo principale per il manifestarsi di questi fenomeni negli ambienti confinati, comincia durante i mesi invernali; è proprio in quel periodo che l’umidità all’interno di un immobile raggiunge i picchi estremi dovuti alle differenze di temperatura tra l’interno e l’esterno.

Questi sbalzi di temperatura, generano dei punti di condensa che aiutano il depositarsi di goccioline di acqua sulle murature. Il vapore acqueo contenuto naturalmente nell’aria, il riscaldamento ambientale e un’elevata umidità relativa, possono abbassare di colpo il punto di rugiada e condensare molta acqua dell’umidità ambientale nei punti più freddi delle murature.

Dopo svariate ricerche si può affermare che è stata la “zona di benessere” relativa all’aria nell’immobile occupato; il corpo umano trova il giusto equilibrio quando nell’ambiente in cui vive o soggiorna le condizioni termoigrometriche assumono valori entro questi intervalli:

Condizioni Ambiente Estate Inverno
Ta 24 ÷ 26  °C 18 ÷ 22  °C
φ 40 ÷ 60   % 40 ÷ 60   %

 

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Esistono 10.000 specie di muffa

I tipi di muffa sono moltissimi (ve ne sono oltre 10.000 specie) e costituiscono seri pericoli e rischi accertati per la salute. Le specie più pericolose comunque non sono facilmente riconoscibili, né per il colore, né per la struttura né per la grandezza. Per riconoscerle servirebbe una approfondita analisi chimica o una verifica al microscopio elettronico. In ogni caso, e qualunque sia la specie di muffa, bisogna tenere presente  che essa va sempre rimossa con opportuni prodotti, guanti e mascherine di protezione e tute antiacido monouso.

Le spore delle muffe, anche se non sono tutte da considerare tossiche, sono comunque degli allergizzanti in quanto hanno la facoltà di penetrare in profondità degli alveoli polmonari, annidandosi e riproducendosi con conseguenze altamente dannose.

È scontato, che in ogni caso, dovrà essere eliminata la causa d’infiltrazione dell’umidità che è la principale concausa dell’insorgenza di muffe. Questo probabilmente è il passaggio più delicato, pertanto sarà necessario rivolgersi a tecnici come gli Esperti in Edificio Salubre presenti su tutto il territorio nazionale e operai specializzati e comunque in questo lasso di tempo bisognerà trovare dei rimedi per ovviare ai vari pericoli che potrebbero manifestarsi.

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Muffe in casa: come evitarle

Bisognerà cercare di mettere in atto dei piccoli accorgimenti che potranno evitare il propagarsi delle muffe ovvero:

  • evitare di riscaldare troppo gli ambienti;
  • ventilare il più possibile, aprendo porte e finestre più volte durante la giornata;
  • staccare gli arredi di qualche centimetro dai muri, per consentire la maggiore ventilazione;
  • togliere tappeti, tende ecc., o quantomeno lavarli frequentemente;
  • eliminare la carta da parati dalle pareti “umide”.

Bisogna sempre ricordare che le muffe trovano il loro ambiente ideale per attecchire e proliferare quando esistono temperature alte all’interno dell’immobile, poca luce, umidità e/o acqua e presenza di spore. Fatte queste precisazioni, è bene tener presente che il benessere ambientale ed il comfort, all’interno di un immobile, derivano prima di tutto dal corretto equilibrio tra ventilazione, temperatura ed umidità oltre ad un corretto isolamento termico.

La normativa stabilisce che l’umidità relativa in un fabbricato a uso abitativo deve essere compresa tra il 40% ed il 60% e nel momento in cui questo limite viene superato, ecco che cominciano ad insorgere le muffe ed i microrganismi sulle pareti. Ma va anche detto che quando l’umidità è troppo bassa le mucose cominciano a essiccarsi provocando problemi respiratori per i soggetti che utilizzano questi ambienti.

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Le muffe più frequenti

Uno dei funghi “più famosi” che costituisce alcuni tipi di muffe è Stachybotrys cartharum che, in questi ultimi anni, ha acquistato molta notorietà, sia negli ambienti scientifici che sui mass media, poiché è stato incriminato di arrecare danni alla salute.

Alcuni studi scientifici hanno posto l’attenzione anche alla presenza dello Stachybotrys chartarum negli ambienti confinati. Lo Stachybotrys cartharum fu descritto per la prima volta come Stachybotrys atra da Corda nel 1837, e fu isolato in una carta da parati di una casa di Praga. Diversamente dalle spore della specie d’Aspergillus, le spore di Stachybotrys cartharum non sono molto diffuse in atmosfera, si propagano in ambiente outdoor, sulle piante e nel terreno e in ambiente indoor, sono presenti in quelle zone dove si riscontrano macchie di umidità ed infiltrazione delle pareti.

Questo perché queste spore di solito sono aggregate tra di loro. Possono essere aerotrasportate quando il clima è particolarmente secco. Anche la loro rimozione con una semplice spazzola può facilitarne la dispersione in atmosfera. L’umidità richiesta per la crescita di Stachybotrys è circa del 93% a 25°C, un livello più alto di quello che è richiesto per la crescita d’altri funghi, mentre per produrre quantità significative di micotossine occorre un’umidità del 95%.

Tuttavia, alte temperature e una ricchezza di sostanze nutritive possono permettergli di crescere anche con più bassi livelli d’umidità. Questo fungo può sopravvivere anche nel periodo invernale, e le spore possono rimanere vitali anche per dieci anni. Lo Stachybotrys si riscontra più facilmente in quelle aree ricche in cellulosa (fieno, paglia grano, canapa, cotone stoffe, carta, colla di legatoria di libro).

Studi, che usano tecniche di campionamento con cellulosa hanno riscontrano lo Stachybotrys nel 30% delle case alluvionate o con tracce d’umidità. A volte però lo Stachybotrys può essere isolato da altri substrati, come tessuto isolante, gesso, carta da parati, fibra di vetro.

Quando iniziano a manifestarsi le muffe, occorre intervenire immediatamente eliminandole per evitare l’espandersi di zone scure e compatte, a cui poi segue lo sfarinamento e lo sgretolamento della tinteggiatura e degli intonaci, con danni certamente ingenti.

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La presenza di ponti termici

Le cause più comuni per il propagarsi della muffa sono la presenza di ponti termici, difetti nella posa in opera di coibentazione, infiltrazioni acqua piovana, risalita dal terreno, condensa e umidità dell’aria, scarsa traspirabilità delle pareti, errate abitudini di riscaldamento e scarsa ventilazione dell’immobile.

I ponti termici sono delle zone dell’edificio nelle quali si ha dispersione di calore. Il Dlgs 192 del 2005 “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia” definisce il ponte termico come “discontinuità di isolamento termico che si può verificare in corrispondenza agli innesti di elementi strutturali (solai e pareti verticali o pareti verticali tra loro)”. Il motivo delle dispersioni in questi punti critici è dovuto al fatto che in queste zone la trasmittanza è superiore rispetto alle altre parti che compongono l’edificio.

La trasmittanza rappresenta l’energia, il flusso di calore, che attraversa l’elemento costruttivo sottoposto a differenza di temperatura (tra interno ed esterno dell’edificio) in un determinato lasso di tempo. In presenza di ponti termici, la trasmittanza è maggiore in quel punto dell’edificio rispetto al resto della struttura.

In definitiva i benefici rinvenienti dalla individuazione e dalla successiva risoluzione dei ponti termici sono notevoli e possono essere:

  • risparmio energetico e quindi di conseguenza minori spese di riscaldamento e raffrescamento;
  • risparmio sulle spese di manutenzione in quanto strutture e finiture si conservano più a lungo in buono stato senza i danni causati da umidità e muffe.
Schema ponti Termici
Schema ponti Termici

Purtroppo i ponti termici non sono presenti solo nei vecchi edifici non isolati, ma spesso anche in fabbricati di recente costruzione nei quali si è creato il cappotto termico per renderli migliori dal punto di vista dell’efficienza energetica o in moderni fabbricati a impatto zero, non realizzati a regola d’arte.

Oggi grazie a moderne tecnologie, come per esempio la termografia a infrarossi, è possibile registrare le radiazioni termiche di un corpo, e capire quali sono i punti in cui si verificano le maggiori perdite di calore evidenziando eventuali errori costruttivi come la non corretta coibentazione di un tetto o di una parete perimetrale.

Ovviamente, un’attenta analisi termografica volta a individuare ponti termici e dispersioni di calore deve essere fatta in inverno quando vi è una significativa differenza di temperatura tra interno ed esterno dell’edificio. Effettuata questa indagine termografica ed individuati i cosiddetti ponti termici sarà possibile pianificare gli interventi da realizzarsi per risolvere le criticità riscontrate.

Protagonista di queste indagini è la termocamera a infrarossi, che rileva l’energia all’infrarosso emessa da un oggetto e la converte in un segnale elettronico che viene successivamente elaborato per produrre un’immagine termica.

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