Materiali pericolosi in edilizia: quali sono e che caratteristiche hanno?

Certificazione, conformità, etichettatura, requisiti tecnci e simboli di pericolo. Che caratteristiche devono avere i materiali pericolosi in edilizia?

Scarica PDF Stampa

I materiali pericolosi in edilizia, le sostanze e i prodotti pericolosi che si utilizzano maggiormente in edilizia sono: adesivi (adesivi per pavimenti, per pareti e soffitti); additivi per calcestruzzi e malte cementizie: acceleranti, aeranti, plasticizzanti, ritardanti; detergenti per murature: antialghe, antimuffa, svernicianti, detergenti per prodotti grassi (catrami, asfalto, ecc.); trattamenti protettivi e decorativi delle murature: prodotti e membrane impermeabilizzanti, prodotti antimuffa; trattamenti protettivi e decorativi dei metalli come pitture antiruggine e mani di fondo; trattamenti protettivi e decorativi del legno: mani di finitura e mani di fondo, prodotti svernicianti e vernici per interni ed esterni; trattamenti di finitura per pavimenti: membrane impermeabilizzanti, vernici a finire, induritori, spiananti, turapori e trattamenti antipolvere; trattamenti delle casserature: pitture per casseforme, disarmanti, ritardanti superficiali; intonaci a base di resine, a base di silicati e a base di schiume; solventi.

Materiali pericolosi in edilizia: la certificazione

Prima del loro utilizzo, è necessario che questi prodotti siano analizzati e dotati di certificati rilasciati da laboratori accreditati. Per accreditamento di un laboratorio di prova si intende il riconoscimento formale della competenza tecnica del laboratorio nell’effettuare determinate prove rilasciato da un ente terzo.

L’accreditamento, che in Italia viene effettuato da ACCREDIA, è volontario e aperto a qualsiasi laboratorio di prova, viene emesso solo per singole prove (prove che vengono segnate nell’elenco allegato al Certificato di Accreditamento rilasciato), e quindi non deve essere inteso come un riconoscimento esteso al laboratorio nel suo complesso.

I laboratori accreditati vedono così accettati i propri rapporti di prova in tutti i paesi che hanno stipulato un accordo di mutuo riconoscimento con ACCREDIA. La norma internazionale di riferimento è la ISO/IEC 17025, in Italia la UNI EN ISO 17025:2005, “Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e di taratura”.

I laboratori accreditati: caratteristiche

Essere in conformità coi requisiti indicati da tale norma per il laboratorio significa soddisfare sia dei requisiti tecnici che dei requisiti relativi al sistema di gestione.

In riferimento al punto 4.2 della normativa, il laboratorio deve attuare e mantenere un sistema di gestione adatto al campo delle sue attività, deve documentare le procedure e le istruzioni nella misura necessaria ad assicurare la qualità delle prove e/o delle tarature; al suo interno l’alta direzione deve fornire evidenza dell’impegno a sviluppare ed attuare il sistema di gestione e a migliorare in modo continuo la sua efficacia.

Al fine di raggiungere tale obiettivo il laboratorio deve essere disposto a cooperare col proprio cliente per chiarirne le richieste e al tempo stesso assicurare la riservatezza nei confronti degli altri clienti. I laboratori quindi devono fare in modo di avere delle informazioni di ritorno, sia positive che negative, da parte dei clienti in modo da utilizzarle per migliorare il sistema di gestione, le attività di prova e taratura ed il servizio offerto.

Inoltre un laboratorio conforme alla normativa vigente deve effettuare un’attenta valutazione dei fornitori, occuparsi della gestione degli ordini, del controllo dei documenti e dei dati, gestire i reclami, le non conformità, apportare le dovute azioni correttive e preventive, audit interni e  riesami del sistema di gestione per la qualità; perciò soddisfare i requisiti della ISO 17025:2005 significa automaticamente soddisfare i requisiti della ISO 9001.

Requisiti tecnici necessari

Il punto 5 della ISO 17025:2005 tratta dei requisiti tecnici che deve possedere un laboratorio conforme alla normativa e individua i fattori chiave che agiscono sulla correttezza e affidabilità delle prove e tarature eseguite:

  • fattori umani;
  • postazioni di lavoro e condizioni ambientali;
  • metodo di prova e di taratura e validazione dei metodi;
  • apparecchiature;
  • riferibilità delle misure;
  • campionamento;
  • manipolazione dei dispositivi da sottoporre a prova e taratura.

Il laboratorio deve garantire quindi la competenza del personale, una gestione accurata della strumentazione, dei campioni, dei materiali di riferimento e dei campioni da sottoporre a prova, una completa esecuzione delle prove e valutazione dei risultati su un rapporto di prova, evidenziando la presenza dell’incertezza di misura associata alle prove.

Leggi anche Decreto materiali, chi progetta male va in galera. Ma non solo.

Materiali pericolosi in edilizia: l’etichettatura

Una volta validate le prove e giunti alla messa in vendita dei prodotti chimici, essi vanno etichettati. I prodotti chimici sono etichettati allo scopo di informarci sui rischi a cui ogni utilizzatore ne è esposto e sui danni a cui può incorrere; oltre i pericoli, le etichette indicano anche le precauzioni da prendere per il loro utilizzo, conservazione e smaltimento e danno indicazioni sulle modalità di intervento in caso di incidente o infortunio causati dal loro utilizzo.

Il Regolamento 1272/2008 CLP (Classification, Labelling and Packaging) dal 1° dicembre 2010 ha abrogato la Direttiva 67/548/CEE, nota come DSD (Direttiva Sostanze Pericolose) e dal 1° giugno 2015 ha abrogato la Direttiva 1999/45/CE, nota come DPD (Direttiva Preparati Pericolosi) per la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze e delle miscele (ex preparati).

Etichettatura CLP

A partire dal 1° giugno 2017 è divenuta obbligatoria l’etichettatura CLP per le miscele già immesse in commercio, pertanto il 31 maggio 2017 è stato il termine ultimo per lo ‘smaltimento scorte’ di miscele con etichetta DPD.

Il Regolamento CLP, introdotto con lo scopo di coniugare il sistema europeo di classificazione e di etichettatura dei prodotti chimici col sistema mondiale, Global Harmonised System (GHS), ha portato un sistema di marcatura nella sicurezza chimica totalmente nuovo, in questo modo, a livello internazionale, vengono adottate le stesse regole di classificazione, gli stessi pittogrammi e frasi di rischio, così come le stesse soglie di classificazione per i pericoli comuni durante il trasporto e l’utilizzazione dei prodotti chimici in quanto il nuovo regolamento si uniforma inoltre al sistema di etichettatura del trasporto su terra, mare e aria.

I simboli di pericolo

Al posto dei vecchi simboli di pericolo il CLP utilizza infatti i pittogrammi, cioè delle rappresentazioni  grafiche a forma di diamante con bordi rossi. A differenza delle normative precedenti, vengono ora utilizzate le classi di rischio che coinvolgono una o più categorie di pericolo e che informano sia sul pericolo che su consigli di prudenza; le Frasi R e S precedentemente utilizzate da DPD/DSD sono state sostituite dalle Frasi H e P.

Come richiesto dal regolamento CLP, nell’etichetta di pericolo devono essere presenti tutte le indicazioni per un uso corretto della sostanza o miscela. Le indicazioni principali richieste sono:

  • i pittogrammi;
  • le indicazioni di pericolo (Frasi H);
  • i consigli di prudenza (Frasi P);
  • il nome e i riferimenti del responsabile immissione in commercio;
  • il numero di emergenza da contattare in caso di infortunio da prodotto.

>>> Materiali da costruzione: in sintesi, cosa dice il nuovo decreto

Antonietta Puma

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento