Manutenzione ordinaria e straordinaria: così ripartirà l’edilizia pubblica (delle scuole e non solo)?

In questi ultimi giorni (o per meglio dire ore) sul web stanno freneticamente rimbalzando idee e speranze attorno alle parole del neo ministro Renzi sul futuro dell’edilizia scolastica. Certo, tanta attenzione e smania sull’argomento ci deve innanzitutto far riflettere sulle condizioni in cui effettivamente versa il nostro patrimonio edilizio scolastico e pubblico in generale, anche se potremmo e dovremmo fare delle notevoli distinzioni in quanto da ambito ad ambito – ponti,  strade, ospedali, ecc… – le situazioni possono essere anche ben diverse.

Quello che forse dovrà porsi come obiettivo il governo, ancor prima di “come” reperire i fondi, sarà il “dove” investirli, ovvero che indirizzo dare agli investimenti: se è vero infatti che in alcuni casi gli interventi necessari possono oggettivamente essere urgenti e profondi, è altrettanto vero che oggigiorno appare quanto mai auspicabile investire nella prevenzione: indagare lo stato del costruito, monitorarne le condizioni, programmare una campagna mirata di interventi, ottimizzare le risorse senza dover necessariamente intervenire in condizioni di emergenza è forse quel salto di maturità che è richiesto oggi più che mai al mondo politico-amministrativo del patrimonio edilizio (pubblico e non solo); non sia insomma la sola volontà di rimettere in moto, velocemente, il settore edilizio-economico, a spingere dei buoni propositi…

Torna alla mente un tema a noi caro come il fascicolo del fabbricato (#fascicolodelfabbricato) che potrebbe divenire ancora una volta un punto, stavolta da affrontare e definire compiutamente, su cui investire, come già accennato nelle precedenti considerazioni sul fascicolo del fabbricato fatte su queste pagine): uno strumento snello ed efficace, valido ed uniforme sul territorio nazionale,  col quale mettere in grado la pubblica amministrazione di programmare, l’opinione pubblica di informare, i cittadini di conoscere… quella trasparenza che ancora una volta il neo presidente del consiglio ha invocato e sottolineato e che dovrà caratterizzare nei prossimi 6 mesi il cambio di rotta nel settore pubblico…

Se si pensa alle condizioni dell’attuale patrimonio edilizio ciò che col tempo si è andato perdendo è quell’operare con piccoli, continui e mirati interventi di manutenzione (ordinaria e straordinaria) che porterebbero (anche dal punto di vista economico) a rimettere in moto un circolo virtuoso di lavori, interventi, miglioramenti: sono negli occhi e nella mente di tutti le immagini di terreni, strade e città flagellati dalle recenti alluvioni (o meglio dai risultati dei dissesti idrogeologici che sono stati talvolta compiuti; lo stesso Renzi è già stato incalzato sul tema anche dai costruttori edili)  ed anche le tante e diffuse ferite del patrimonio edilizio pubblico (dal crollo e sfondellamento dei solai nelle scuole  che pure dovrebbero assumere ruolo di strutture rilevanti per la gestione delle emergenze -) all’ordinario (oramai) degrado di tante e diffuse strutture ed infrastrutture, oppure potremmo accennare a quelle verifiche di vulnerabilità sismica che da tanto tempo dovrebbero essere state già concluse ma che in alcuni casi devono essere ancora iniziate (salvo poi assumere urgenza in caso di eventi sismici)… e tanti e vari potrebbero essere gli ambiti di intervento sul costruito: dalla riqualificazione energetica e funzionale a quella strutturale…

Sono molte e diverse indubbiamente le idee che potrebbero essere prospettate al neo governo, vogliamo pensare che sopra e più di tutte si porrà l’attenzione a “rammendare i nostri territori, le nostre periferie”, come ha voluto ribadire lo stesso Renzi, partendo ad esempio da quello che già avremmo dovuto fare da anni: prevenire e conoscere, ancor prima di spendere rincorrendo le urgenze…

Giacomo Mecatti

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