Il fenomeno degli infortuni e delle morti sul lavoro non accenna a diminuire in maniera sensibile nel nostro paese: a delineare un quadro dei primi 3 mesi del 2015 è il Rapporto elaborato dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre (sulla base di dati INAIL) che presenta un quadro purtroppo in peggioramento rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente (primo trimestre del 2014).
Il fenomeno delle morti bianche si aggrava con 142 infortuni mortali rilevati in occasione di lavoro e 64 “in itinere”, con un incremento delle morti bianche verificatesi in occasione di lavoro nel primo trimestre 2015 pari al 4,4% rispetto allo stesso periodo del 2014. A contare il maggior numero di vittime proprio in occasione di lavoro è sempre la Lombardia con 21 infortuni mortali, seguita dal Veneto (17) dal Lazio (13).
Per ciò che concerne il rischio di mortalità più elevato rispetto alla popolazione lavorativa il dato più sconfortante giunge dall’Abruzzo con un’incidenza di 14,3 contro una media nazionale di 6, seguito dall’Umbria (13,9) e dalla Basilicata (11,1). Sopra la media nazionale galleggiano anche il Veneto, la Toscana, la Puglia, le Marche, il Trentino Alto Adige e la Liguria.
L’elaborazione statistica effettuata dall’Osservatorio sulla Sicurezza di Vega Engineering per l’anno 2015 (scaricalo qui) delinea una situazione in cui l’edilizia è il secondo settore più colpito dal fenomeno delle morti sul lavoro: l’11,3% (ovverosia 16 casi) degli infortuni avviene infatti nel settore delle costruzioni. Solo le attività manifatturiere provocano un numero più alto di morti bianche tra coloro che lavorano.
Va detto che questo aumento si inscrive in realtà all’interno di un andamento generale di calo degli infortuni nell’ambito del comparto costruzioni: con riferimento al tema delle morti sul lavoro, ed in particolare sul tema più ampio degli infortuni nell’ambiente di lavoro (nel settore costruzioni), risultano interessanti le parole dell’ Arch. Giancarlo Maussier, presidente di Federarchitetti Roma, intervistato nello scorso mese di marzo su queste pagine: “I dati sugli infortuni e le morti bianche – afferma Maussier – rappresentano (in generale) un quadro complessivo in calo significativo, ma ciò non è dovuto tanto ad una diminuzione in assoluto di tali eventi negativi, quanto ad un sensibile e ridotto impiego di manodopera conseguente alla crisi che attanaglia il comparto delle costruzioni. Si stanno comunque facendo passi in avanti a livello nazionale e periferico e molti di più se ne possono fare per promuovere in ogni ambito la cultura della sicurezza, che, nel nostro paese è un vero e proprio prodotto di eccellenza del quale possiamo andare orgogliosi”.
A tal riguardo non si può negare come il fenomeno delle cadute dall’alto rappresenti senza ombra di dubbio una delle principali cause d’infortunio sul lavoro: collegata alle cosiddette lavorazioni in quota, è certamente riscontrabile in tutte le attività industriali, ma diviene rischio tipico quando si affronta il settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile. Proprio per tali ragioni, il legislatore si è preoccupato, mediante le norme di legge per la sicurezza sul lavoro, una serie di Linee guida e, soprattutto, attraverso l’emanazione di numerose Norme tecniche, di istituire un sistema di sicurezza per i lavori in quota in grado di contemplare i rischi insiti sia nelle fasi di realizzazione dell’opera di costruzione, ma anche nelle fasi transitorie collegate alla messa in opera degli apprestamenti e delle attrezzature.
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