Ciascun immobile ha determinate e specifiche caratteristiche che sono dettate dagli stessi materiali con cui è stato realizzato, ed ognuno di questi materiali risponderà in maniera diversa quando esposto alle conseguenze di una qualunque patologia edilizia, infiltrazioni, umidità, altro.
Per poter eseguire un corretto protocollo di risanamento dell’involucro edilizio occorre innanzi tutto analizzare con attenzione e cognizione di causa lo stato dei luoghi e le relative condizioni al contorno che possono influire sulle dinamiche edili dello stesso, quali fattori ambientali e fattori accidentali.
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È necessario quindi seguire cinque passaggi fondamentali:
- analisi involucro edilizio,
- condizioni al contorno (zona),
- diagnostica delle patologie,
- valutazione del danno,
- definizione protocollo risanamento.
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1 – Analisi involucro edilizio
Primo passaggio fondamentale che ci permette di capire cosa stiamo analizzando e dovrebbe prevedere i seguenti passaggi:
- Tipologia di Muratura
- muratura semplice
- mattone pieno (aterizio, cementizio)
- mattone forato (laterizi, cementizio)
- blocco di pietra
- muratura doppia con intercapedine (vuota o piena)
- muratura mista
- pannello prefabbricato
- muratura semplice
- Tipologia di Solaio
- latero cemento
- legno lamellare
- pannello prefabbricato misto
- Tipologia Pavimentazione
- continua monolitica
- rivestita (parquet, gres, resina, pietra)
- Tipologia Struttura
- cemento armato
- legno lamellare
- acciaio
- muratura piena autoportante
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2 – Condizioni al contorno
Secondo passaggio che consente di capire quali sono i fattori di rischio a cui l’immobile è quotidianamente esposto:
- Posizione dell’immobile
- centro città
- zona costiera
- aperta campagna
- Condizioni ambientali zonali
- zona umida
- zona soleggiata
- zona ventosa
- zona piovosa
- Tipologia Immobile
- unifamiliare
- complesso condominiale
- appartamento
- capannone
- altro…
- Esposizione e Confinamento
- immobile confinato su uno o più lati
- immobile esposto su tutti i lati
- presenza di terreno lungo il perimetro
- altro…
Queste prime due fasi di anamnesi e acquisizione dati ci consentono di scremare alcune possibili cause e relativi fattori scatenanti.
Un esempio molto pratico è quello di un immobile sito in zona costiera fronte mare, dove una delle condizioni al contorno presenti e scatenante è proprio la presenza del mare.
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3 – Diagnostica delle patologie
Terzo passaggio molto importante e determinante per la riuscita di un corretto risanamento è saper riconoscere la problematica e conseguentemente capirne l’origine e i fattori scatenanti.
Prima di andare nello specifico delle cause e delle relative manifestazioni occorre chiarire cosa e quali siano gli elementi in gioco:
Fattore scatenante
Per fattore scatenante si intende l’elemento che provoca o può scatenare la manifestazione patologica sull’immobile, esempio la pioggia…
Problematica Patologica
La problematica patologica rappresenta la causa del danno ossia, il mezzo con cui si manifesta il fattore scatenante, umidità da pioggia battente, umidità da costruzione, umidità da condensa, umidità da spinta laterale, umidità ascensionale…
Danno Causale
Il danno causale è il risultato della patologia presente sull’immobile, ossia il risultato degradativo riscontrabile sull’involucro edilizio, erosioni e/o distacco di intonaco, macchie di umido sulle superfici, presenza di muffa, sali igroscopici, esfogliazioni delle finiture, ruscellamento d’acqua…
Definita la patologia in essere e le relative cause, arriviamo al quarto passaggio del nostro protocollo di risanamento, la definizione del danno stesso.
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4 – Valutazione del danno
Il danno conseguente una patologia edilizia, presenta ovviamente diversi gradi di manifestazione, sostanzialmente sono tre:
- danno lieve,
- danno medio,
- danno grave.
È importante saper valutare bene l’entità del danno poiché in base a questa analisi si andrà a valutare su quali elementi dell’involucro si andrà ad operare.
Prendendo ad esempio una muratura, un danno lieve provoca normalmente piccoli sfogliamenti dello strato di finitura senza intaccare l’intonaco, quindi il risanamento sarà orientato verso una manutenzione di quell’elemento soltanto.
Un danno lieve se preso in tempo può risolversi in maniera economica, veloce e duratura, mentre qualora non si intervenisse in tempo, il danno proseguirà la sua evoluzione passando da livello medio a grave rendendo necessario un intervento invasivo più dispendioso in termini di tempo e di denaro.
Un danno medio provoca un degrado completo dello strato di finitura e un peggioramento dell’intonaco di base, necessitando quindi del rifacimento anche dello stesso.
Un danno grave a seconda dei casi può provocare anche l’inagibilità dell’immobile, con quadro degradativo generalizzato comprendente più elementi dell’involucro edilizio, parliamo di casi gravi dove può verificarsi anche un danneggiamento della parte strutturale e non solo.
Va anche considerato che un errato risanamento può portare un danno lieve a diventare grave, questo perché non capire le reali origini e cause del danno innesca meccanismi che portano alla creazione di altri danni secondari.
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5 – Definizione protocollo di risanamento
Arriviamo all’ultimo passaggio, la definizione del protocollo di risanamento che prevede, la scelta delle parti di involucro dove intervenire, scelta delle modalità di intervento e la scelta dei materiali di risanamento.
Nello specifico, definito il tutto, andremo a individuare quelle che sono le tre principali categorie di analisi che determinano il protocollo di intervento:
- Parti di Involucro
- tamponature, pareti, murature
- tetti, solai, coperture
- verande perimetrali, marciapiedi, perimetrazioni
- Modalità di Intervento
- risanamento integrale (verrà risanata l’intera superficie)
- risanamento localizzato (solo le zone oggetto di danno o degrado localizzato)
- risanamento parziale (rifacimento di una porzione di involucro)
- Scelta dei Materiali per Risanamento (il discorso è molto ampio e variegato orientativamente faremo una classificazione generale in base alle casistiche più diffuse)
- Impermeabilizzanti
- membrane continue
- guaina bituminosa
- pvc e derivati
- liquidi
- boiacche osmotiche
- idrorepellenti e consolidanti idrofughi (silossani, silani, cere, silicati, altro)
- resine (pmma, poliurea, altro)
- membrane continue
- Intonaci (cementizi o base calce)
- “malta bastarda” (sabbia, calce, cemento)
- tradizionale (grassello di calce o calce idrata, inerti fini)
- macroporoso (malta additivata con tensioattivi)
- deumidificante (è un macroporoso idrofobizzato)
- termoisolante (malte con aggiunta di perliti, sughero, vermiculite espansa, canapa)
- Finiture
- stucco (calce, gesso, cemento)
- pittura (traspirante, antimuffa, silossanica, ai silicati, lavabile, ecc)
- resina
- rivestimenti ceramici
- Impermeabilizzanti
In base a cosa scegliamo i materiali per il nostro risanamento?
I materiali rappresentano gli elementi definitivi del nostro protocollo di risanamento, oggi il mercato offre tante tipologie di prodotto per ogni categoria e la scelta il più delle volte risulta dettata da analisi commerciali e non tecniche.
Una corretta scelta dei materiali non può prescindere dalla natura di base degli stessi, naturale o artificiale, scegliere prodotti con caratteristiche di base similari eviterà eventuali fenomeni patologici dovuti a incompatibilità materica.
L’articolo, a cura del Dott. Ing. Gualtiero Piccinni – Specialista in Diagnostica e protocolli di risanamento delle Patologie Edilizie – è un’anteprima la cui versione completa e approfondita sarà inserita nel numero di marzo della rivista L’Ufficio Tecnico, edita da Maggioli Editore.
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