Fondi europei e rinascimento urbano: il punto di vista del CRESME

La ripresa economica passa anche dal corretto utilizzo delle risorse provenienti dai fondi Ue 2014-2020 e dai residui dei fondi 2013-2020. Concetto affermato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio qualche giorno fa e ripreso sul Sole24Ore di ieri dal direttore del CRESME, Lorenzo Bellicini.

Il rappresentante del Centro ricerche CRESME ha proposto sulle pagine del Sole24Ore un percorso idoneo ad oltrepassare i nodi che contribuiscono a frenare la spesa di fondi UE, ovverosia: i tempi di realizzazione, il cofinanziamento e il partenariato pubblico e privato.

“L’idea – spiega Bellicini – si basa sull’integrazione di politiche e risorse esistenti e prevede di avviare programmi di riqualificazione sostenibile in aree urbane, quelli che potremmo chiamare Piani integrati di rinascimento urbano che poggino su due fonti economiche: le risorse di sostegno europeo 2014-2020 e le risorse private e statali attivate con gli incentivi alla riqualificazione edilizia ed energetica da utilizzare come parte del cofinanziamento previsto per attivare i fondi strutturali”.

Secondo il responsabile del CRESME tali piani di rinascimento urbano dovrebbero condurre a diverse finalità: da una parte “contribuire al raggiungimento degli obiettivi comunitari posti al nostro paese in termini di efficienza energetica e riduzione della anidride carbonica del patrimonio edilizio pubblico”; dall’altra, nell’ottica di “ridurre le emissioni di anidride carbonica in ambito urbano in linea con l’obiettivo tematico 4 dei fondi strutturali UE”. Congiuntamente a tutto ciò dovrebbe giungere ad avviare un modello innovativo di rigenerazione urbana in grado di incentivare l’occupazione.

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Nel corso del 2013 gli investimenti privati e pubblici destinati alla riqualificazione e all’efficientamento energetico del patrimonio edilizio residenziale sono stati pari a 45 miliardi di euro: secondo le stime elaborate dal CRESME 28 miliardi sono stati incentivati dalle agevolazioni fiscali. Di questi, spiega Bellicini, “poco meno di 15 miliardi sono risorse pubbliche in termini di detrazioni fiscali decennali, poco più di 13 miliardi le risorse private investite. Nel 2014 gli investimenti saranno sui livelli del 2013 e nel 2015 forse maggiori. In sostanza ci sarebbero già le risorse per gran parte del cofinanziamento per tutti i fondi strutturali”.

“In tal modo – prosegue Bellicini – i micro e medi interventi privati e pubblici diventerebbero parte di un piano di riqualificazione sostenibile più ampio e consentano di incrementare il valore della quota di investimento proveniente dai fondi europei, riducendo o azzerando la nuova quota di cofinanziamento regionale e nazionale, sviluppando un modello innovativo e semplice di partenariato pubblico e privato diffuso”.

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