A partire dall’inizio degli anni ’90 si è diffusa in maniera graduale la consapevolezza, supportata ormai ampiamente dal pensiero scientifico internazionale, del rilevantissimo impatto che le attività umane degli ultimi due secoli, in termini di emissioni di gas serra, stanno generando sul clima del pianeta Terra. Il cosiddetto fenomeno del “global warming” ha dato origine a gravissimi problemi, dal punto di vista ambientale, sociale, sanitario ed economico, a fronte dei quali l’azione politica internazionale risulta ancora limitata e frammentaria. Ed il consumo energetico degli edifici è sicuramente una delle concause di questo fenomeno.
Il settore delle costruzioni in Europa consuma infatti circa il 40% dell’energia prodotta, con conseguente produzione di più del 35% della anidride carbonica a livello europeo. In applicazione agli obiettivi del Protocollo di Kyoto1 per la riduzione delle emissioni di gas serra, la Comunità Europea ha emanato diversi provvedimenti normativi orientati a ridurre progressivamente, fino quasi ad azzerare, il consumo energetico degli edifici.
Edifici NZEB in clima mediterraneo: le prospettive
Le ultime direttive europee, nell’ambito del progetto Roadmap 2050 (riduzione delle emissioni serra dell’80% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050) stanno orientando professionisti, costruttori e cittadini verso la realizzazione di edifici a “consumo energetico quasi zero”, o in inglese “nearly Zero Energy Buildings” (nZEB), ovverosia edifici il cui fabbisogno energetico (molto basso o quasi nullo) è significativamente coperto da energia da fonti rinnovabili.
Negli ultimi anni, in attuazione a queste indicazioni normative, si sono radicalmente venute a modificare le tradizionali metodologie di costruire con particolare riferimento alla nozione di “involucro edilizio”. Questo è oggi sempre più inteso come una scatola “ermetica”, ad altissimo isolamento e tenuta all’aria, con l’obiettivo di limitare le dispersioni di calore verso l’esterno (e quindi azzerare i consumi energetici in fase invernale). Tali modalità costruttive, tipiche di edifici energeticamente efficienti realizzati in paesi nordici, sono state spesso semplicemente adottate e replicate nel nostro contesto climatico temperato e mediterraneo, e sempre più influenzato dai mutamenti di clima a scala globale.
In materia si è diffusa l’idea che l’efficienza energetica negli edifici potesse essere perseguita sulla base di una “ricetta” consolidata, che trae origine principalmente dai promettenti risultati delle passivhaus nordiche, e applicabile a qualsiasi contesto sociale e climatico. Il successo ottenuto dagli edifici passivi in tutto il mondo ha spinto quindi negli anni molti progettisti ad imitare ed importare soluzioni tecnologiche e costruttive, principalmente basate sul superisolamento e sulla ermeticità agli scambi di vapore e calore dell’involucro edilizio, nei propri contesti geografici e sociali, indipendentemente dalla tradizione costruttiva locale. Ma si tratta di una impostazione non del tutto corretta.
Per comprendere in maniera agile e concreta tale rivoluzione copernicana Ediltecnico presenta il nuovo e-book Progettare edifici NZEB in clima mediterraneo, scritto dalla prof.ssa Elisa Di Giuseppe, docente a contratto dei corsi di Recupero degli edifici e di Architettura tecnica 2 presso l’Università Politecnica delle Marche. L’e-book contribuisce a mettere in luce alcune delle possibili problematiche conseguenti a tale approccio costruttivo, a livello di durabilità dei componenti, salute umana e costi all’interno dell’intero ciclo di vita dell’edificio, con l’obiettivo di spingere progettisti ed addetti ai lavori ad una maggiore riflessione sulle caratteristiche e prestazioni attese in un edificio a energia quasi zero nel contesto italiano.
All’interno dell’e-book sono presentati 9 casi concreti di edifici il cui approccio progettuale non è legato a standard costruttivi tipizzati, ma risulta sensibile al contesto e all’ambiente in cui l’edificio è inserito. Tramite gli esempi ci si propone l’obiettivo di fornire indicazioni relative a criteri progettuali originali per la realizzazione di involucri in grado di controllare e mitigare gli effetti delle condizioni ambientali interne ed esterne (“filtri” e non “barriere”), o di dotazioni impiantistiche selezionate in base alle risorse presenti nel territorio, alla tipologia di involucro concepita, ai modi d’uso, allo stile di vita degli occupanti.
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