Un piano che non si sta configurando soltanto come semplice programmazione di interventi, bensì come occasione per affrontare il tema della mitigazione dei rischi idrogeologici anche da un punto di vista più ampio ed organico: “Si è presa coscienza dei fattori di resilienza dei territori e si è instaurato un fitto e proficuo rapporto con Protezione Civile, Enti di ricerca, ISPRA”. Ad affermare ciò è Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi: per approfondire le sue parole e le sue opinioni consigliamo la lettura dell’intervista integrale effettuata dal nostro Mauro Ferrarini.
Il piano generale contro il dissesto idrogeologico, che racchiude gli interventi in materia, sarà presto inserito in un decreto: nel frattempo il Sole24Ore ha anticipato la mappa degli interventi previsti.
– Il primo stralcio (destinato alle aree metropolitane) consta di 33 opere da 800 milioni (650 statali e 150 in cofinanziamento) ed è stato licenziato prima della pausa di Ferragosto dal Governo.
– A tali interventi se ne sommano altri 94: si tratta di progetti definitivi ed esecutivi, pertanto cantierabili, che l’Unità di missione governativa è pronta ad avviare in sinergia con le Regioni. La nascitura Legge di Stabilità dovrà mettere a disposizione i fondi necessari a tal fine. Sono necessari 500 milioni, ai quali andranno ad aggiungersi poco meno di 100 milioni di contributi comunali e regionali.
– Qualora, poi, dovessero essere reperite ulteriori risorse, il team di lavoro di Palazzo Chigi ha già individuato 5 opere di ampie dimensioni, per 150 milioni totali, con progettazioni meno avanzate, ma di cui i diversi territori avrebbero bisogno.
Si tratterebbe di 132 interventi complessivi, idonei a completare il quadro di questo stralcio. È il primo tassello dell’importante percorso del Paese per combattere il dissesto idrogeologico, piaga che colpisce l’Italia quasi quotidianamente. Per una visione più analitica degli interventi previsti nelle città leggi l’articolo Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico nelle città: ecco i dettagli.
Ma il grande piano di contrasto al dissesto passa anche da altri due (necessari) pilastri. Tra cui quello più rilevante è il maxi-piano nazionale da 8 miliardi, strutturato su base pluriennale. Il percorso di tale stralcio però procede tra gli ostacoli: il nodo della questione si stringe infatti intorno alle risorse messe effettivamente a disposizione dal Governo.
Sotto la lente d’ingrandimento sono collocate tipologie di interventi considerate prioritarie per portare avanti l’opera di “rammendo” del territorio italiano (già inaugurata nei mesi scorsi): dai lavori di sistemazione idraulica, all’adeguamento delle reti fognarie transitando per la mitigazione del rischio frane. Progetti di vario tipo caratterizzati da un denominatore comune: vanno a toccare i grandi agglomerati urbani, nei quali il rischio per la popolazione è più elevato. “La nostra idea – afferma Mauro Grassi – è avere a disposizione un piano che sia sempre più avanti rispetto alle disponibilità effettive. Se ci sono risorse, anche poche, chiediamo che vadano al contrasto al dissesto, perché adesso abbiamo una serie di progetti definitivi ed esecutivi, pronti da mandare in cantiere”.
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