Il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha dichiarato pochi giorni fa che le detrazioni del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici devono essere strutturali, non congiunturali. E le Associazioni si sono scatenate con richieste di diversa natura.
Federlegno chiede la possibilità di recupero del credito da parte del contribuente modulabile dai 3 ai 10 anni, l’estensione del provvedimento anche ai beni non strumentali e l’ampliamento dei soggetti che possono beneficiare delle detrazioni.
L’Ance chiede di introdurre nuove misure di incentivazione per le imprese e per i cittadini.
Filippo Levati, presidente di Ifi (Industrie fotovoltaiche italiane) chiede di arrivare a una modulazione del conto energia, per dare il via a investimenti durante tutto il corso dell’anno.
Anie chiede che la detrazione sia allargata anche ad altri interventi di efficientamento energetico fino a oggi non contemplati ma efficaci, come per esempio l’automazione domestica.
Interessante l’intervento di Assites (Associazione italiana tende, schermature solari e chiusure tecniche) che, con Abramo Barlassina, segretario generale, chiede l’estensione del 55% a nuovi utenti e dispositivi: “Le attuali detrazioni sono uno strumento indispensabile per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici hanno però alcuni limiti: possono utilizzarle solo gli utenti Irpef (ne sono quindi esclusi la pubblica amministrazione e tutti coloro che hanno patrimoni immobiliari non strumentali) e si concentrano sul risparmio energetico invernale. Non includono quindi tutte quelle soluzioni che contribuiscono al risparmio energetico estivo”.
Aniem (Associazione nazionale imprese edili e manifatturiere) ha espresso un’opinione di certo originale: occore finalmente limitare gli incentivi mirati agli edifici di pregio, nei centri storici, o a quelli semi recenti (20-30 anni). L’obiettivo è quello di favorire interventi di riqualificazione urbana come vero volano dell’edilizia del futuro.
Infine, Adiconsum: “Piuttosto che tagliare meglio modulare: lasciando il 55% ai lavori più onerosi e più importanti per l’ambiente, riducendo la percentuale per gli interventi meno significativi”.
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