Certificato di idoneità statica: quando serve e differenze rispetto al certificato di collaudo statico

Che differenza c’è tra CIS e certificato di collaudo statico? Quali aspetti verifica il certificato di idoneità statica e il certificato di collaudo statico? Chiariamo tutti i dubbi

Il Certificato d’Idoneità Statica (CIS) è un documento di recente introduzione nel quadro normativo tecnico, dedicato ad attestare le condizioni di sicurezza statica di un edificio esistente secondo le norme tecniche in vigore al momento della costruzione. La sua introduzione è specifica al contesto delle sanatorie e dei condoni, conseguente al D.M. 15/05/1985 (accertamenti e norme tecniche per la certificazione di idoneità statica delle costruzioni abusive art. 35, comma 4, Legge 28 febbraio 1985 n. 47) e al D.M. 20/09/1985 (modificazione al decreto ministeriale 15 maggio 1985 recante disposizioni per gli accertamenti da eseguirsi ai fini della certificazione dell’idoneità statica delle costruzioni abusive).

Il CIS viene richiesto per ottenere l’agibilità di un edificio quando non è presente il certificato di collaudo statico rilasciato ai sensi della Legge 1086/71, oppure per l’accertamento di conformità in sanatorie edilizie o condono edilizio (sanatorie Legge 47/85), per le quali il certificato deve essere depositato al Genio Civile. Per gli edifici costruiti prima del 1967 il CIS non è richiesto, a meno di successivi interventi eseguiti da sanare, in quanto non rientranti negli obblighi di licenza edilizia in vigore con la Legge 765 del 01/09/1967. Le costruzioni antecedenti a quella data sono considerate legittime anche senza documentazione tecnica, purché sia possibile dimostrare la loro esistenza e le caratteristiche originali.

Il Comune di Milano ha introdotto l’obbligo del CIS per tutti gli edifici di età superiore ai 50 anni, nell’intenzione di monitorare la sicurezza strutturale del patrimonio edilizio e ridurre il rischio di crolli o situazioni di pericolo per l’incolumità privata e pubblica.

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Indice

Che differenza c’è tra CIS e certificato di collaudo statico?

Le due tipologie di certificato, sebbene attestanti entrambe la sicurezza strutturale, non sono identiche nè sostituibili l’una all’altra, al contrario sono richieste in situazioni e contesti specifici e differenti. Innanzi tutto sussiste una differenza riguardo i titoli del tecnico incaricato a redigere il certificato, sempre comunque un laureato in ingegneria o architettura con esperienza nel campo delle strutture civili: nel caso del CIS non è richiesto un limite minimo di iscrizione all’ordine professionale, mentre per il certificato di collaudo statico il collaudatore deve possedere almeno 10 anni di iscrizione.

Il certificato di collaudo statico è obbligatorio per verificare la corretta progettazione ed esecuzione delle strutture di una nuova costruzione, di un ampliamento o di un intervento di miglioramento / adeguamento sismico. Il collaudatore statico è impegnato in controlli anche durante l’esecuzione dei lavori, dove è altresì previsto l’obbligo di prelievo in cantiere di campioni di materiale strutturale da testare in laboratorio (cubetti in calcestruzzo, barre d’armatura ecc…) e prove di carico sulle strutture ultimate. Il collaudo statico attesta la corrispondenza ai requisiti di sicurezza strutturale dell’edificio richiesti dalle norme tecniche, anche per quanto riguarda l’azione sismica. Senza il certificato di collaudo l’opera non può entrare in esercizio.

Il CIS invece rappresenta una verifica con procedure meno rigorose rispetto al collaudo statico, riguardando prevalentemente edifici già esistenti che necessitano ulteriore accertamento della sicurezza strutturale in assenza del collaudo statico all’atto della loro costruzione, o in corrispondenza di azioni sanatorie postume alla realizzazione dell’opera. Il CIS non può sostituire il certificato di collaudo statico, soprattutto per le nuove costruzioni o ristrutturazioni pesanti.

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Quali aspetti verifica il Certificato di Idoneità Statica?

Il tecnico strutturista, sulla scorta della documentazione progettuale disponibile presso il Comune (comprese eventuali varianti), deve svolgere un approfondito sopralluogo dell’immobile per comprendere la sua storia edificatoria e verificare visivamente se ogni elemento strutturale dimostri integrità oppure lesioni, rapportando di conseguenza la sua valutazione finale.

In caso di criticità, il CIS avrà esito negativo (totale o parziale) e deve riportare le opere di rinforzo statico che il tecnico ritiene necessarie per raggiungere l’idoneità statica. Occorre estendere l’ispezione visiva all’intera struttura, compresi anche i tamponamenti o altri elementi che seppur non strutturali possono comunque manifestare danni riconducibili a movimenti e cimenti subiti dal telaio strutturale. A titolo di esempio, andrà valutata anche la sicurezza allo sfondellamento per i solai in laterocemento o controsoffitti in tavelle, da analizzare mediante termocamera. La verifica è estesa anche alla sicurezza del terreno su cui si fonda la costruzione, consultando la relazione geologica (se presente) o il parere di un geologo.

La valutazione dell’idoneità statica deve considerare anche le prove in situ e/o in laboratorio sui materiali che il tecnico ritiene indispensabili qualora quelle eseguite all’atto della costruzione siano insufficienti, oppure per valutarne lo stato di conservazione in caso di degrado materico. Nel CIS dovrà essere esplicitata la tecnica costruttiva dell’immobile (cemento armato, muratura, legno, acciaio) e lo schema statico, valutando la sua congruità con la destinazione d’uso mediante analisi e verifiche numeriche delle strutture portanti.

Dopo aver svolto tutte le verifiche, le prove sui materiali e i calcoli necessari, il tecnico strutturista certifica l’idoneità statica secondo cui l’immobile è sicuro dal punto di vista statico, in riferimento alle richieste delle norme tecniche dell’epoca e per la destinazione d’uso per cui è stato costruito. Oppure ne certifica la non idoneità prescrivendo i necessari lavori di consolidamento. Tale certificazione, come è stato evidenziato, non dovrà limitarsi ad una speditiva analisi visiva, bensì, seppur con procedure meno rigorose del tradizionale collaudo statico, dovrà attenzionare, con idonei strumenti, eventuali criticità strutturali sorte anche dopo la costruzione e il degrado dei materiali intercorso nel tempo, coinvolgendo il tecnico in una valutazione tutt’altro che superficiale, ma indispensabile per controllare e salvaguardare lo stato di salute del patrimonio edilizio italiano.

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Alessandro Grazzini

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