I corsi di aggiornamento sono una giungla: è possibile orientarsi in maniera rapida ed efficace sotto il profilo del tempo speso e delle informazioni acquisite evitando corsi “fantasma” o proposte formative poco incisive? La risposta sembrerebbe per una volta essere positiva: l’ANAMMI (Associazione nazional-europea degli Amministratori d’Immobili) ha, in questa direzione, tracciato una serie di regole pratiche idonee a consentire al professionista di evitare proposte formative truffaldine. Ecco le qui elencate.
– L’aggiornamento annuale impone agli amministratori almeno 15 ore effettive di formazione, in aula oppure online, come previsto dal d.m. 140 del 13 agosto 2014. “Il problema è quantificare il tempo richiesto per legge – evidenzia Giuseppe Bica, presidente dell’ANAMMI – il professionista deve quindi sapere che il monte ore dei moduli formativi deve essere verificabile”. In alcuni casi, tale previsione è data solo verbalmente oppure il corso si svolge tramite dispense scaricabili dal web. “Diffidate di questo metodo le lezioni devono essere cronometrabili”.
– Gli amministratori, anche se sono iscritti ad un’associazione, possono scegliere di aggiornarsi presso altre strutture. Tuttavia, osserva Bica, “l’associazione di categoria, se è rappresentativa del settore, offre maggiori garanzie di affidabilità e qualità, non soltanto sulla durata dei corsi stabilita dalla legge, ma sul valore della proposta formativa, che deve essere ritagliata sulle richieste pratiche del mercato.
– L’importanza delle materie trattate: un buon corso di aggiornamento affronta sia le ultime sentenze di Cassazione sulla professione sia le problematiche più all’avanguardia. “Nei nostri programmi – conferma Bica – accanto alle ultime pronunce sulla morosità condominiale e sui lavori straordinari, sono inseriti temi come la domotica, che sta prendendo sempre più piedi, e gli effetti pratici del cambiamento climatico, come la protezione degli edifici contro i fulmini”.
– Risulta fondamentale informarsi sempre sui docenti che svolgeranno le lezioni: “Un amministratore di condominio – prosegue il presidente dell’ANAMMI – deve essere un po’ fiscalista un po’ avvocato, un po’ psicologo. Ma su alcuni argomenti, occorrono esperti accreditati e, per giunta, il decreto del 2014 prescrive che tutti i docenti debbano rispondere a criteri di esperienza e professionalità. Chiedete sempre di conoscere bene i programmi”.
– Un’associazione che agisce nel rispetto delle norme, comunica data, programma dei corsi e nomi dei docenti al Ministero della Giustizia, tramite un indirizzo Pec dedicato. “Lo ha stabilito il decreto 140 – aggiunge Bica – allo scopo di consentire al dicastero responsabile di effettuare i controlli di legge. Il che costituisce un’ulteriore garanzia per il professionista”.
– Una volta completato il corso di aggiornamento, l’amministratore dovrà, a norma di legge, sostenere l’esame finale, da svolgere presso una sede a scelta del professionista. “L’esame deve comportare una verifica vis-à-vis – conferma il leader dell’ANAMMI -. L’Associazione invierà poi la Certificazione attestante l’aggiornamento effettuato a norma del decreto 140”. Questo attestato, come emerge anche dalle norme esistenti, è fondamentale per lo svolgimento della professione di amministratore di condominio. “In occasione del rinnovo o della prima nomina – spiega ancora Bica – l’assemblea può controllare, sulla base del decreto ministeriale, i titoli formativi del professionista: non soltanto l’effettiva frequentazione del corso di base, ma anche di quello di aggiornamento. Chi non è in grado di dimostrare la propria formazione, è destinato ad essere escluso dal mercato”.
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