Consumo di suolo: la Giornata mondiale del suolo.. a cosa serve?

Da novembre 2015 a maggio 2016 l’Italia ha consumato quasi 30 ettari di suolo al giorno.

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Il 5 dicembre si è celebrato il World Soil Day, un evento mondiale istituito per aumentare la consapevolezza sull’importanza del suolo e sulle minacce che ne pregiudicano il futuro. Ma serve veramente a qualcosa?

Visto quanto sta accadendo nella sola Italia, dove il consumo di suolo viaggia a velocità incredibili: circa 3 metri quadrati al secondo, la risposta spontanea sarebbe si. Ma basterebbe forse non cedere alle tante (troppe) speculazioni edilizie che vedono sorgere edifici (residenziali e commerciali), spesso lasciati al grezzo e nelle mani di writers (se va bene), che li usano come fogli su cui creare le loro opere, o sbandati (se va peggio), che li usano come nascondigli. In entrambi i casi là dove c’era campagna, terreno incolto, naturale, oggi sorgono scheletri, o edifici disabitati, costellati di cartelloni Vendesi/Affittasi multicolor, o strade che tagliano il nulla, che corrono parallele a sorelle poco trafficate. Forse basterebbe osservare queste realtà nelle nostre città, per far capire alle amministrazioni comunali che non servono nuovi permessi di costruire, ma intenti di restaurare/finire quanto già in piedi.

Sembra che grazie alla crisi economica il fenomeno abbia subito un rallentamento, ma secondo i dati ISPRA, da novembre 2015 a maggio 2016, l’Italia ha consumato quasi 30 ettari di suolo al giorno, per un totale di 5 mila ettari di territorio.

Ecco che forse il 5 dicembre serve a ricordare, a chi se ne dimentica, questi dati.

Consumo di suolo, le conseguenze

La Giornata mondiale del suolo (o World Soil Day) nasce nel 2014, sotto la guida dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), al fine di mettere a fuoco le principali minacce che incombono sui territori di tutto il mondo.

Oltre alla cementificazione e urbanizzazione, il suolo deve rispondere ai cambiamenti climatici, l’inquinamento, l’acidificazione, la perdita di biodiversità o la salinizzazione. A causa di queste crescenti pressioni naturali e antropiche si stanno perdendo le sue insostituibili funzioni produttive, ambientali e socio-culturali. Più il terreno si degrada, maggiori sono le spese che si devono affrontare.

Sempre secondo i dati ISPRA solo in Italia, il consumo di suolo degli ultimi quattro anni ha portato a maggiori costi, a causa di servizi ecosistemici non più assicurati da un territorio ormai artificializzato, stimati tra i 600 e i 900 milioni di Euro l’anno.

Uno degli strumenti creati per aiutare i paesi nelle attività di protezione e tutela di questa risorsa è la mappa globale del carbonio organico (GSOCmap) della Fao, che nasce con l’obiettivo di aiutare i singoli Paesi a monitorare lo stock di carbonio organico.

Il carbonio organico nel suolo costituisce la base della salute del suolo, della fertilità e della produzione alimentare. Un terreno sano con una quantità ideale di carbonio (il componente principale della materia organica del suolo) può fornire condizioni ottimali di crescita delle piante, un ciclo funzionale dei nutrienti e un’efficace infiltrazione e stoccaggio dell’acqua. I terreni agricoli sono tra i più grandi serbatoi di carbonio del pianeta e forniscono un effetto di mitigazione per l’aumento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica.

>> Consumo di suolo, in Lombardia potere ai Comuni

In Italia è stata istituita la Banca nazionale delle terre agricole, un progetto di mappatura delle terre, realizzato da Ismea, l’ente economico del Mipaaf, che consente a chiunque – soprattutto ai giovani – di reperire su internet i terreni di natura pubblica in vendita. Il bando per assegnare i primi 8 mila ettari di terreni di proprietà di Ismea è stato aperto proprio in occasione della Giornata mondiale del suolo 2017.

Nel documento Criteri per la vendita dei terreni nell’ambito della “Banca delle terre agricole” si legge “l’art. 16 della legge 28 luglio 2016, n. 154 ha istituito, presso l’ISMEA, la “Banca delle terre agricole” con la finalità di costituire un inventario completo della domanda e dell’offerta dei terreni agricoli che si rendono disponibili anche a seguito di abbandono dell’attività produttiva e di prepensionamenti, raccogliendo, organizzando e dando pubblicità alle informazioni necessarie sulle caratteristiche naturali, strutturali ed infrastrutturali dei medesimi, sulle modalità e condizioni di cessione e di acquisto degli stessi.

La Banca può essere alimentata sia con i terreni derivanti dalle operazioni fondiarie realizzate da ISMEA, sia con i terreni appartenenti a Regioni, Province Autonome o altri soggetti pubblici, anche non territoriali, interessati a vendere, per il tramite della Banca, i propri terreni, previa sottoscrizione di specifici accordi con l’Istituto.”

Una buona iniziativa che speriamo possa veder rifiorire i terreni agricoli dismessi.

Fonti: www.rinnovabili.it – www.fao.org – www.ismea.it

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Roberta Lazzari

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