Sembrerebbe di origine dolosa l’incendio che si è verificato nella notte tra il 16 e il 17 Maggio nel Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (Cpsa) in contrada Imbriacola a Lampedusa. Il rogo è stato quasi immediatamente sedato dai Vigili del Fuoco che operano all’interno del Centro di Primo Soccorso e Accoglienza. Grazie alla tempestività e all’immediatezza delle procedure di evacuazione, le squadre d’intervento hanno portato in salvo i 532 profughi.
La necessità è stata quella di far evacuare il centro nel più breve tempo possibile, al fine di evitare intossicazioni e ustioni, ma anche di gestire tutte le operazioni in maniera precisa per non suscitare il panico tra gli occupanti coinvolti. È stato fondamentale, per gli operatori, applicare le procedure di evacuazione indicate nel Piano di Gestione Emergenza, così come stabilito dal d.m. 10 marzo 1998, il quale identifica i criteri generali di sicurezza antincendio e di gestione delle emergenze.
Antincendio: gli indici di pericolosità
Alla luce dei fatti di Lampedusa, perché è fondamentale abbandonare immediatamente il luogo dove si verifica un incendio? E come bisogna procedere? Sono le domande che abbiamo posto a Tommaso Barone, esperto in Sicurezza e specializzato in corsi di formazione per Addetti Antincendio e Gestione dell’Emergenza presso ICOTEA, centro di qualificazione professionale del quale è il rappresentante legale: “Ad errore si pensa che l’unica pericolosità di un incendio siano le fiamme: esse, a volte, costituiscono la componente ‘spettacolare’ di un incendio. Spesso, invece, si sottovalutano i fumi e i gas (il monossido di carbonio, l’anidrite solforosa, l’idrogeno solforato, l’acido cloridrico, tra i tanti), prodotti dalla combustione, che saturano l’aria e la rendono irrespirabile”.
“Inoltre, il panico che si scatena in una folla coinvolta dall’evento può far precipitare la situazione: le persone in preda al panico si comportano come se fosse lecito fare qualunque cosa finalizzata all’abbandono di quel luogo rischioso, a scapito della propria e altrui sicurezza, come uscire in maniera compulsa, spingere e strattonare. Oppure, al contrario, alcuni soggetti possono sottovalutare la situazione e ritardare l’evacuazione per recuperare effetti personali, temporeggiare ed esporsi, così, alle fiamme e ai fumi”.
La formazione specifica in materia di antincendio
“In realtà, la procedura di evacuazione deve essere controllata e metodica, nell’incendio come in tutti i casi in cui si presenta la necessità di abbandonare un luogo rischioso. Cercando di controllare il panico, nella fase di esodo, ci si deve muovere rasoterra se gli ambienti sono invasi dal fumo: l’aria in quella zona è più pulita, visto che i fumi e i gas, alla stregua del calore, tendono ad andare verso l’alto. Ci si può aiutare con una sciarpa, un giubbino e qualunque altra cosa che ci possa aiutare a filtrare l’aria che respiriamo. Infine, è assolutamente vietato usare l’ascensore che, per conformazione e struttura, tende a diventare una canna fumaria che aspira calore, fumi e gas”.
“Con calma e ordine, si deve procedere verso le uscite di sicurezza, in fila indiana, preferibilmente con una mano sulla spalla, seguendo la segnaletica di evacuazione (riconoscibile dalla forma quadrata e dal fondo verde). Solo in questo modo ci si può mettere in sicurezza e prevenire l’insorgenza di pericoli, per le cose e le persone, aggiuntivi all’evento già di per sé critico e delicato”.
Sapere come comportarsi in caso di incendio è fondamentale per aumentare le possibilità di mettersi in salvo: per tale ragione una formazione specifica in merito è necessaria in qualsiasi ambito.
ICOTEA si propone di dare soluzioni pratiche nella formazione di personale specializzato nella gestione delle emergenze e nell’antincendio: visitando il sito di ICOTEA, nella sezione dedicata ai corsi antincendio, sarà possibile scegliere tra un ampio ventaglio di soluzione formative, in particolare i Corsi Antincendio Rischio Alto (16 ore), Medio (10 ore), Basso (6 ore) e i relativi Aggiornamenti (8 ore). Per ulteriori informazioni scrivere a icotea@icotea.it.
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