Rammento che mi riferisco al disegno topografico eseguito solo manualmente (raro).
Devo ora accennare ai cosiddetti segni convenzionali, come simboli disegnati riguardanti i particolari naturali e artificiali presenti sul terreno, con caratteristiche grafiche dipendenti dalla scala grafica; spesso quest’ultima non consente il disegno dei particolari nelle loro “reali dimensioni”, soprattutto per le scale piccole, con la necessità di indicare sulla carta l’entità rilevata con un simbolo, anche se le sue dimensioni non corrispondono alla “realtà”. Ogni carta topografica che si acquista dovrebbe essere corredata dell’elenco dei segni convenzionali adottati.
Riassumo i dati preliminari che occorrono per il disegno del sito rilevato:
– il file numerico;
– il foglio bordato, parametrato e quadrettato, secondo la scala adottata
Su quest’ultimo occorre inserire tutti punti del file, individuando il “quadretto” del reticolato per ognuno di essi e inserendolo tramite DX e DY, come esemplificato nella figura sottostante (il quadretto ha normalmente dimensioni 10 cm × 10 cm che, nella scala 1:1.000, rappresenta 100 m × 100 m); la quota Z o Q o H si scrive accanto al punto; i due segmenti tratteggiati e i due delta non vanno ovviamente indicati sulla carta).
In tal modo il foglio si riempie della miriade di punti quotati presenti nel file numerico, con cui si possono disegnare i segni convenzionali delle particolarità presenti sull’appezzamento; tale grafico è il cosiddetto piano quotato, che può essere conclusivo, ma sempre di difficile interpretazione. Per ovviare a questo inconveniente, generalmente la carta topografica è a curve di livello, ottenuta con una manipolazione geometrica del piano quotato (proiezioni quotate); la curva di livello o isoipsa è quella linea disegnata, ondulata e continua, che unisce tutti i punti della stessa quota.
In genere il prodotto finale di tutto il lavoro topografico è una carta parametrata a curve di livello, corredata di tutti i segni convenzionali occorrenti e di qualche punto isolato quotato (vedi lo stralcio sottostante; in genere vengono quotate solo alcune isoipse e non tutte).
Nella figura sono rappresentati una porzione di quadrettatura, alcune isoipse, un punto isolato quotato, due edifici e una strada di campagna. L’interpretazione è senz’altro più efficace, potendo “leggere” l’andamento altimetrico del terreno (orografia) meglio di qualsiasi altro prodotto intermedio.
Per terminare, preciso i seguenti punti:
– il disegno topografico soffre del cosiddetto errore di graficismo, nel riportare o misurare sulla carta distanze;
– la mappa può essere prodotta in via informatizzata, dalla realizzazione del file numerico al disegno: in questo caso le misure lineari sul CAD sono esenti dall’errore di graficismo, solo se la carta rimane sul monitor; quando viene disegnata con il plotter, l’errore suddetto si ripresenta, spesso attenuato;
– ribadisco che, qualsiasi sia la metodologia applicata, la carta topografica non è il terreno, ma una sua interpretazione, un modello grafico, più o meno rispondente ed interpretabile.
Chiudo con questo ultimo Momento la “carrellata” topografica, per ovvie ragioni assai incompleta: potrei parlare di molte altre cose della stessa materia, solo se l’Editore e i Lettori lo ritenessero gradito.
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