Si è svolta mercoledì 8 febbraio l’audizione dei rappresentanti dell’ANCE presso la Commissione Industria del Senato. Nel corso dell’incontro il presidente dei costruttori italiani, Paolo Buzzetti, ha esposto ai senatori le criticità del testo del decreto legge sulle liberalizzazioni (il c.d. Decreto Cresci Italia).
Esclusione dall’IMU per i fabbricati costruiti per la vendita, applicazione dell’IVA, impiego delle terre e rocce da scavo, ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni e infrastrutture sono le richieste di modifica che l’ANCE ritiene necessario apportare in sede di conversione in legge del d.l. 1/2012.
Sull’Imposta Municipale Unica (IMU), l’ANCE ne chiede l’esclusione per i fabbricati costruiti per la vendita, per un periodo non superiore a tre anni dall`ultimazione dei lavori, e le aree edificabili in corso di edificazione e quelle oggetto di convenzione urbanistica.
Sul tema dell’IVA (art. 57 del decreto), Buzzetti ha chiesto di estenderne l’applicazione su opzione non solo agli alloggi sociali e abitazioni rientranti in piani di edilizia convenzionata come attualmente previsto nel testo del decreto legge, ma a tutte le cessioni di abitazioni, anche se effettuate dopo 5 anni dall`ultimazione dei lavori ed alle locazioni di fabbricati residenziali costruiti per la vendita.
Altro punto critico è quello riguardante l’impiego di terre e rocce da scavo (a proposito si rimanda all’interessante articolo di Roberto Pizzi Terre e rocce da scavo: le novità nei decreti del Governo Monti). Buzzetti ha chiesto la modifica dell’art. 49 del provvedimento che prevedendo un decreto del Ministro dell’ambiente di concerto con quello delle infrastrutture e dei trasporti per l’utilizzo delle terre e rocce da scavo, pone una serie di problematiche che introducono ulteriori elementi di incertezza in uno scenario normativo farraginoso che rischia di aggravare la crisi del settore delle costruzioni.
A tal fine, ha fatto presente il presidente ANCE, è opportuno individuare regole di chiara e immediata applicazione affinché le terre e rocce da scavo derivanti dall’attività del settore delle costruzioni possano essere gestite come sottoprodotti, e quindi, sottratte al regime dei rifiuti, in modo da ridurre il ricorso all’attività estrattiva e la produzione di rifiuti.
Sul tema dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione (art. 35), Buzzetti ha chiesto di definire l’ambito di applicazione della norma, esplicitando che la stessa si applica anche alle transazioni commerciali relative a lavori. Tale modifica renderebbe la misura conforme a quanto previsto dalla nuova direttiva europea sui ritardati pagamenti (Direttiva europea 2011/7/UE), che tra le “transazioni commerciali” include “la progettazione e l’esecuzione di opere e edifici pubblici, nonché i lavori di ingegneria civile”.
A tale proposito ricordiamo che non più di una settimana fa, il Ministro Passera aveva illustrato le misure messe in campo dal Governo per contrastare il fenomeno dei ritardati pagamenti a imprese e professionisti da parte della P.A.
Sulle infrastrutture, Buzzetti ha indicato nel Piano Carceri e nella realizzazione dei lavori autostradali i punti maggiormente critici contenuti nel testo del decreto.
Nello specifico, i costruttori chiedono la modifica dell’art. 51 del decreto che aumenta, dal 40 al 50 per cento (a partire dal 1° gennaio 2015) la quota dei lavori che i concessionari autostradali devono affidare a terzi.
Per Buzzetti si tratta di una misura del tutto insufficiente a garantire un fondamentale principio di derivazione europea, che impone ai soggetti che abbiano acquisito concessioni senza gara e senza la necessaria qualificazione all`esecuzione, di affidare a terzi i lavori inerenti tale concessione.
I costruttori ritengono necessario elevare, “quantomeno al 60 per cento”, la quota di lavori che i concessionari autostradali sono tenuti ad affidare a terzi, avvicinando il mercato autostradale al contesto normativo europeo, e anticiparne l’applicazione al 2012;
Sul Piano Carceri, infine, si chiede di modificare le disposizioni di cui all’art. 43 del provvedimento tese a favorire la realizzazione di infrastrutture carcerarie tramite il ricorso ai capitali privati. Al riguardo, Buzzetti ha dichiarato che “appare inopportuno prevedere il limite massimo di venti anni alla durata della concessione, in quanto non appare coerente con una corretta costruzione delle operazioni di project financing che necessitano di una valutazione specifica per la definizione del limite temporale della concessione”.
“Inoltre”, ha proseguito Buzzetti nel suo intervento “è necessario eliminare l’obbligo, per i concessionari privati, di coinvolgere le fondazioni di origine bancaria o altri enti pubblici nel finanziamento di almeno il venti per cento del costo di investimento delle infrastrutture carcerarie”.
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