Uno degli aspetti più drammatici del violento terremoto del Centro Italia è stata la diffusa e grave perdita di moltissimi edifici monumentali, in particolar modo le chiese. A quasi cinque anni dall’evento, ripercorriamo alcuni dettagli emersi dalle rovine delle cittadine e dei borghi sconvolti dallo sciame sismico del 2016. Per capire quanto sia ancora vulnerabile l’edilizia monumentale del nostro Paese, e quanta strada ci sia da percorrere in futuro per migliorarne la sicurezza.
Spesso, infatti, si è discusso dell’eterna diatriba tra sicurezza e conservazione. Da un lato la necessità di mettere in sicurezza con interventi che possono, in alcuni casi, arrivare ad essere invasivi per il costruito storico; dall’altra la necessità di non compromettere i valori artistici, in nome dei quali si è spesso rifiutato di intervenire sulla sicurezza sismica delle strutture.
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Molti edifici monumentali hanno portato il segno di queste decisioni, prese a favore di una o dell’altra istanza. E di conseguenza hanno subito differenti livelli di danneggiamento.
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Non sempre gli interventi antisismici si sono rilevati efficaci
Attenzione però a non far coincidere necessariamente l’intervento strutturale come automatico sinonimo di sicurezza, perché anche il terremoto del Centro Italia, come quelli precedenti, ha messo in luce situazioni molto contrastanti. Non sempre gli interventi antisismici del passato sono stati efficaci, anzi a volte hanno creato più guai alle strutture a causa della loro maggiore rigidezza e incremento di masse, stravolgendo l’originario schema statico in nome di una sicurezza che già al terremoto successivo si è rivelata effimera (Figure 1-2).
Ovviamente, ci sono state anche situazioni con risultati migliori, quasi sempre coincidenti con interventi meno invasivi. Dall’altra parte, ed è soprattutto la situazione più rilevabile nel grande cratere sismico del Centro Italia, molte chiese prive del tutto o con solo minimi interventi strutturali in nome della pura conservazione sono andate totalmente perdute in un cumulo di macerie.
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In molti di questi casi la vulnerabilità principale è stata la scarsa qualità muraria, che ha raggiunto facilmente la strada della disgregazione impedendo anche ad altri presidi antisismici qualsiasi azione di contrasto (Figura 3).
A nulla possono coperture in legno anche non spingenti, se poi poggianti su pareti murarie estremamente fragili, o divenute tali dai cicli di fatica e degrado derivanti dai precedenti terremoti senza ricevere un necessario ripristino. Ecco perché, al di là dei puntuali e timidi tentativi derivanti dalle fasi di riparazione di precedenti terremoti, le necessità urgenti sul costruito monumentale sono due:
- valutazione della sicurezza (molti edifici sono privi di un’analisi sismica), e
- successivo intervento a migliorare (non adeguare) le principali vulnerabilità nell’interezza dell’edificio, spesso ricadenti sulle qualità murarie, oltre che sull’assenza di vincoli di contrasto.
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Edifici monumentali: la giusta via è il compromesso tra sicurezza e conservazione
Il contesto dei beni monumentali, tuttavia, risulta più complesso poiché devono convivere le due istanze principali sopra citate: sicurezza e conservazione. L’intervento diventa più delicato, con il timore di stravolgere gli originari equilibri statici o di deturpare gli originali dettagli artistici.
Eppure, si è visto che anche fare niente, dimenticandosi che esista il ritorno ciclico del terremoto, non risolve il problema della conservazione.
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Poiché, in verità, non ci sarà conservazione (e trasmissione del bene alle future generazioni) senza anche la necessaria sicurezza, con un livello compatibile con la salvaguardia dei valori storico-architettonici.
Le stesse attuali Norme Tecniche hanno aperto la strada ad una serie di interventi più orientati sul miglioramento sismico piuttosto che sull’adeguamento, che non sarà mai raggiungibile per i beni vincolati.
Ed è su questa direzione che si dovrà perseguire l’indispensabile messa in sicurezza del patrimonio monumentale: un sapiente compromesso tra sicurezza e conservazione, con percentuali diverse a seconda dello specifico contesto, che rappresenterà sempre un miglioramento delle condizioni attuali di elevata vulnerabilità. Le tecnologie permettono oggi molteplici soluzioni di intervento, anche di rinforzo delle pareti qualora necessario senza comprometterne i valori estetici. A monte di ciò, deve comunque esserci la presa di coscienza del rischio e il desiderio di iniziare per ciascun edificio monumentale un percorso di miglioramento della sicurezza, anche a step intermedi ma che permetta di ridurre in futuro i danni e i rischi per le persone che ne usufruiscono gli spazi.
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Interventi locali su edifici esistenti
Questo manuale tecnico-pratico aiuta il progettista (architettonico, impiantista e strutturale) che si accinge a effettuare un intervento di tipo “locale” su un fabbricato esistente. Frutto dell’esperienza pluriennale degli Autori nell’ambito della progettazione sul costruito esistente, l’opera, lungi dall’essere un mero elenco di istruzioni pratiche da seguire pedissequamente, tratta il tema degli interventi locali con taglio operativo sempre tenendo in considerazione che questa tipologia di interventi deve agire sul fabbricato senza snaturarne il funzionamento originario, a garanzia della sicurezza di persone e cose. Nel manuale si individuano le opere che rientrano nella categoria “intervento locale” in accordo con le NTC 2018, meglio esplicitate dalla Circolare applicativa n. 7/2019. Sono proposte anche alcune tipologie di intervento che possono perseguire le finalità indicate dal Legislatore. L’opera tratta anche gli interventi tipologici catalogati in funzione della tipologia strutturale dell’edificio esistente (costruzioni sismo-resistenti in muratura, calcestruzzo armato o acciaio), fornendo indicazioni sulla scelta dell’intervento ottimale in base al sistema costruttivo. Completano la trattazione preziosi consigli operativi sulle accortezze da avere nella preparazione dei dettagli costruttivi. I capitoli finali affrontano la progettazione degli interventi locali con la redazione dei modelli di calcolo globale e offrono una rassegna di interventi “a prima vista” locali ma che in realtà comportano effetti peggiorativi sulla costruzione, il tutto corredato da spunti quantitativi e analitici; infine sono proposti due casi studio di interventi locali su un fabbricato in c.a. prefabbricato e su una porzione di casolare in muratura con l’applicazione delle detrazioni previste dal Sismabonus. Francesco CortesiIngegnere, libero professionista nell’ambito della progettazione e direzione dei lavori strutturali di nuovi fabbricati e di interventi sugli edifici esistenti. Attualmente si occupa di interventi di recupero su edifici danneggiati dal sisma che ha colpito il Centro Italia nel 2016. Laura LudovisiIngegnere, svolge l’attività di libero professionista, come progettista strutturale, direttore dei lavori e coordinatore per la sicurezza, interessandosi in modo particolare del consolidamento e recupero di edifici esistenti. Tra i lavori svolti si annoverano progetti di miglioramento sismico di edifici danneggiati dal sisma (Umbria 1997, L’Aquila 2009, Emilia-Romagna 2012, Centro Italia 2016). VOLUMI COLLEGATI:La progettazione strutturale su edifici esistenti, F. Cortesi, L. Ludovisi, V. Mariani, I ed. 2018Metodi pratici per il rinforzo di elementi strutturali, S. Ferretti, I ed. 2018
Francesco Cortesi, Laura Ludovisi | 2019 Maggioli Editore
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Interventi in zone vincolate: scelte progettuali e gestione del cantiere
In Italia esistono norme e vincoli che regolano i beni storici, il paesaggio, le zone di interesse storico (come i centri città). Spesso sono disposizioni complesse e non d’immediata comprensione. Il presente manuale si configura per il Professionista tecnico come un supporto indispensabile sia dal punto di vista procedurale che di cantiere per la gestione degli interventi edilizi in zone sottoposte a vincoli (storici, ecologici, di tutela funzionale) gravanti su aggregati edilizi, centri storici, aree esposte a rischio idrogeologico ed idraulico, aree agricole. L’opera analizza e approfondisce i “vincoli” edilizi, indicando, da un lato l’iter procedurale e la documentazione necessaria, dall’altro i metodi di progettazione e le soluzioni tecnologicamente evolute per ridurre e mitigare l’impatto sul territorio.Ampio spazio viene dedicato non solo alla gestione del cantiere per grandi opere ma anche per interventi minimi compatibili con l’Ecobous e il Sismabonus: dalle metodologie per la messa in sicurezza strutturale (stabilizzazione dei fronti, apertura di varchi, consolidamenti, ecc.) all’organizzazione del cantiere (opere provvisionali, interazione tra attrezzature e spazi, mezzi di sollevamento appropriati, scelta delle aree di cantiere) con le relative problematiche derivanti da rumore, vibrazioni e dagli eventuali interventi in falda.Ennio Casagrande ingegnere civile, svolge attività di progettazione e divulgazione nel campo dell’ingegneria sismica. Si occupa di rischio sismico per grandi industrie e di progettazione strutturale per tensostrutture e opere in muratura armata e acciaio. Docente di corsi di formazione, ha scritto svariati articoli scientifici e ha pubblicato libri riguardanti la progettazione di tensostrutture, la verifica sismica di dighe e la valutazione del rischio sismico all’interno dei luoghi di lavoro.Volumi collegati:• F. Cortesi, L. Ludovisi, V. Mariani, La progettazione strutturale su edifici esistenti, I ed. 2018• A. Mezzina, Procedure per le ristrutturazioni edilizie residenziali, 1 ed. 2017• G. Berruquier, M. Corino, Autorizzazione paesaggistica: come redigere un’istanza completa, 1 ed. 201
Ennio Casagrande | 2018 Maggioli Editore
26.00 € 20.80 €
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Nel volume Manuale di consolidamento con materiali compositi sono trattati in maniera estesa i materiali compositi più utilizzati, considerando il loro utilizzo per il consolidamento di edifici in calcestruzzo armato e muratura.
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