Cappotto termico esterno: come è fatto e come avviene la posa

Sulle nuove costruzioni, di prassi, si applica il cappotto esterno, mentre il Il cappotto interno trova uso nell’edifici vincolati, o d’intervento su singole unità condominiali, o di vario genere di impossibilità tecniche.

Scarica PDF Stampa

L’isolamento termico di una parete verticale, così come quello di un solaio, può essere eseguito collocando lo strato coibente all’esterno, si parla di cappotto esterno, o all’interno, nel caso di cappotto interno, rispetto alla componente massiva, sia essa muratura, cemento armato, legno massiccio, o altro.

Il cappotto interno è da circoscriversi ai soli casi di riqualificazione di edifici vincolati, o d’intervento su singole unità in contesti condominiali, o di vario genere di impossibilità tecniche.

Sulle nuove costruzioni, di prassi, coibenteremo sempre con cappotto esterno, a prescindere dal materiale coibente impiegato, dal tipo di finitura di facciata, ecc.; è di questa casistica che ci occupiamo in questo articolo, tratto dal volume ”Progettare edifici a energia zero” di Federico Arieti.

Vediamo nel dettaglio, quali sono le caratteristiche del cappotto termico esterno.

Leggi anche: Cappotto termico condominio e asseverazione: a quali prezzi si fa riferimento?

Cappotto termico esterno: la stratigrafia

Una parete esterna, dotata di isolamento, può essere o meno “ventilata” a seconda della finitura esterna. L’accezione più classica, basica, e normalmente anche economica del sistema è quella con finitura esterna intonacata, ossia il cappotto termico esterno propriamente detto.

L’immagine in fig.1 riassume tutte le componenti di una stratigrafia tipo (dall’interno all’esterno):

• parete massiva;
• collante;
• pannello coibente;
• rasante (primo strato);
• rete d’armatura in fibra di vetro;
• rasante (secondo strato);
• finitura esterna.

Di norma, a vincolare il pannello coibente non si ha solo il collante, ma anche gli appositi tasselli. Quando il supporto non sia una muratura bensì una parete in legno, non si impiega il collante, limitandosi ai tasselli.

La densità del pannello coibente dev’essere sufficiente ad assicurare quanto meno la stabilità meccanica e dimensionale.

Cappotto termico esterno
Fig.1_Stratigrafia completa di una parete in muratura coibentata con un cappotto finito ad intonaco. Componenti: 1) intonaco interno, 2) muratura, 3) collante, 4) pannello coibente, 5) rasante, 6) rete d’armatura, 7) rasante, 8) finitura_”Progettare edifici a energia zero” di Federico Arieti©Maggioli Editore

Indicativamente,

  • non meno di 60-70 kg/mc per una lana di roccia con finitura ventilata,
  • non meno di 100 kg/mc per finitura ad intonaco;
  • se si tratti di fibra di legno, valgono valori superiori: mediamente 110-150 kg/mc;
  • quanto ai materiali sintetici, essi sono generalmente compresi tra 15 e 35 kg/mc (se si debbano eseguire finiture a intonaco, si impiega di preferenza l’EPS, più di rado il poliuretano espanso, che risulta più rigido).

Non perderti: Ecobonus 110%, come intervenire sul cappotto termico

Cappotto termico esterno: l’intonaco

L’intonaco esterno di finitura consta di una doppia rasatura armata e di uno strato di finitura, per uno spessore complessivo generalmente compreso tra 5-6 e 8-9 mm a seconda del materiale coibente utilizzato.

La prima rasatura è di norma pari a 2/3 dello spessore finito dell’intonaco. La rete d’armatura in fibra di vetro viene posata quando la rasatura è ancora sufficientemente fresca.

Quindi si procede con la seconda rasatura e la finitura, da tinteggiarsi a piacere, tenendo però conto dell’influenza delle diverse gradazioni cromatiche sul grado di assorbimento della radiazione solare (assorbimento crescente per tonalità tanto più scure).

Complessivamente, rispetto alla natura dei materiali, non sarebbe errato definire intonaco l’insieme delle lavorazioni praticate sopra il pannello coibente a finire il cappotto.

Potrebbe interessarti: Cappotto termico, cattive applicazioni e conseguenze

Cappotto termico esterno: la posa

La posa dei pannelli coibenti deve avvenire a giunti sfalsati, come per i blocchi da costruzione. Ciascun pannello va incollato su tutto il proprio perimetro e in tre punti centrali, o lungo il perimetro e secondo una spezzata interna. L’incollaggio perimetrale è fondamentale.  

Se ci si limitasse a un fissaggio per soli punti, potrebbe accadere che tra i pannelli ed il supporto si creasse sostanzialmente una facciata ventilata, con effetti disastrosi. Il fissaggio, come detto, non avviene solo attraverso il collante (che non si impiega nel caso di supporti in legno), ma anche attraverso i tasselli.

Cappotto termico esterno
Fig.3_Un tassello da muratura, con rondella coibente (sinistra), e un tassello da legno (destra)_”Progettare edifici a energia zero” di Federico Arieti©Maggioli Editore
Cappotto termico esterno
Fig.2_Due tasselli da muratura_”Progettare edifici a energia zero” di Federico Arieti©Maggioli Editore

La fig.2 presenta due tasselli ad espansione per muratura, mentre in fig.3 compare sul lato destro un tassello da legno, sostanzialmente pari ad una vite, e sul lato sinistro un tassello da muratura, la cui testa è stata spinta in profondità nel pannello per circa un paio di centimetri, e ricoperta con una rondella coibente.

Quest’ultima è una tecnica che consente di mitigare significativamente il ponte termico lungo il tassello, ma che soprattutto permette di ricreare sul lato esterno della coibentazione una superficie perfettamente omogenea, minimizzando quindi il rischio di cavillature della rasatura/finitura.

La distribuzione dei tasselli deve seguire una geometria precisa.

La fig.4a suggerisce uno schema di posa ad assi ortogonali, con un tassello ad ogni angolo di ciascun pannello ed uno centrale, per i coibenti sintetici.

Per le lane minerali, invece, come ricordato dalla fig.4b, può essere seguito uno schema a quinconce.

Per la fibra di legno, poi la fig.4c, si suggerisce uno schema ortogonale a 4 tasselli (per pannelli di modesta dimensione (ad esempio 40 × 80 cm) o 5 per pannelli più estesi (ad esempio un pannello da 60 × 120 cm); può essere conveniente mantenere la relazione: 8 tasselli per metro quadro di cappotto.

cappotto termico esterno
Fig.4a_Schema di tassellatura ortogonale per coibenti sintetici)_”Progettare edifici a energia zero” di Federico Arieti©Maggioli Editore
Cappotto termico esterno: come è fatto e come avviene la posa Cappotto termico esterno 5
Fig.4b_Schema di tassellatura a quinconce per lane minerali)_”Progettare edifici a energia zero” di Federico Arieti©Maggioli Editore
Cappotto termico esterno: come è fatto e come avviene la posa cappotto termico esterno 6
Fig.4c_Schema di tassellatura ortogonale per fibra di legno)_”Progettare edifici a energia zero” di Federico Arieti©Maggioli Editore

Tutte le discontinuità “tecnicamente indispensabili” nella rasatura/finitura del cappotto esterno vanno presidiate e risolte, onde non corrompere la continuità della tenuta al vento. Onde evitare crepe nella rasatura/finitura, è bene presidiare anche tutti gli angoli e gli spigoli con ulteriori tratti di rete portaintonaco a maglie sottili in fibra di vetro. Ai vertici delle imbotti delle finestre, questi vengono posti anche a 45°.

Anche rasare su superfici matericamente differenti può dar luogo a ritiri differenziati e quindi esser causa di cavillature. Si tratta di un problema che va risolto ovunque si alternino, in corrispondenza del filo esterno della coibentazione, elementi tecnici differenti.

Dove vadano ancorati in facciata carichi significativi e puntuali, ad esempio anche solo una persiana, si possono utilizzare supporti appositi, in poliuretano ad alta densità, che costituiscono un taglio termico da “annegare” nel cappotto, si ancorano alla parete massiva retrostante, e conferiscono sufficiente rigidezza per l’ancoraggio da eseguire.

Continua a leggere dal volume

Progettare edifici a energia zero

Questo volume, giunto alla seconda edizione, pone base sul presupposto che realizzare un edificio ad energia zero ed elevato comfort ambientale non significa ragionare in termini di centimetri di coibente, né di mere tematiche “impiantistiche” (rilevanti, ma in seconda battuta). Liberato il campo dai molti retaggi di una concezione obsoleta, un edificio ad energia zero si sviluppa attraverso un’efficace opera di “progettazione integrata” tra i differenti contributi tecnici, e nasce come tale fin nelle prime intuizioni del progettista edile-architettonico, il quale oggi è dunque ben consapevole delle buone pratiche poste alla base della realizzazione di un involucro edilizio efficiente. Sulle caratteristiche architettoniche e tecniche dell’involucro, infatti, “si gioca” in modo significativo la capacità di un edificio di minimizzare la propria domanda energetica, domanda che, solo in tal maniera, sarà possibile soddisfare con energia tratta (in larga misura, se non al 100%) da fonti rinnovabili, in linea con la “storica” Direttiva 2010/31/UE, implementata dalla non men nota 2018/844. L’autore ha inteso tracciare un percorso organico, volutamente inclusivo – nel linguaggio, nell’approccio metodologico, nell’attenzione posta a non dare “per scontate” innumerevoli nozioni di fisica e tecnologia – dal quale possa desumere interessanti spunti il professionista già esperto come lo studente agli esordi. Il lettore troverà esposte con chiarezza tutte le riflessioni (di tipo fisico, costruttivo, funzionale, anche morfologico) che devono guidare le sue scelte progettuali, le possibilialternative, le inferenze con altri “anelli” della catena progettuale, tesa tra il concept architettonico e l’esecuzione di un fabbricato confortevole ed efficiente. Si tratta di un compendio dalla vocazione altamente pratica. È secondo questo spirito che il volume integra (chiaramente aggiornato all’odierna release rispetto alla passata edizione) un breve e inedito tutorial del software di calcolo energetico ProCasaClima, quale strumento di progetto, prezioso per un riscontro numerico effettivo dei criteri di ottimizzazione energetica, e accessibile a tutti grazie alla praticità d’impiego e alla disponibilità in forma gratuita sul sito web di Agenzia CasaClima. Dello stesso spirito partecipano i circa 50 dettagli costruttivi (anch’essi affinati e migliorati ulteriormente nella presente riedizione del volume), disponibili in formato editabile, utili a focalizzare i principi di tenuta all’aria, al vento, all’acqua, di coibentazione, di impermeabilizzazione… in generale di accurata posa in opera, che il volume espone anche con l’ausilio di foto di cantiere e schemi grafici.   Federico ArietiArchitetto libero professionista, Passive House Designer, Consulente Energetico e Relatore CasaClima. Attivo presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara come: docente a contratto per il modulo “Energy Zero” (Corso opzionale di sua ideazione, accreditato da Agenzia CasaClima), docente a contratto per il modulo “Materiali e progettazione di elementi costruttivi” del Laboratorio di Progettazione 2, assistente dei Laboratori di Costruzioni 1 e 2, membro del Centro Ricerche “Architettura > Energia”. Cultore della materia ICAR/12. Relatore nell’ambito di corsi professionalizzanti. Consigliere IG PassivHaus Emilia-Romagna con delega alla Formazione.

Federico Arieti | 2021 Maggioli Editore

50.00 €  40.00 €

Consigliamo anche

Foto: iStock.com/milan2099

Redazione Tecnica

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento