Assemblee condominiali e Covid, le restrizioni non le vietano

Il Dpcm del 3 novembre 2020, infatti, interrompe solamente alcuni tipi di attività, perché le assemblee condominiali non ne fanno parte? Ecco i dettagli

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Le assemblee condominiali potranno e dovranno continuare a essere convocate, nonostante le restrizioni reintrodotte con il Dpcm 3 novembre 2020.

Se pur con tutte le precauzioni necessarie a evitare il contagio, dati gli ovvi problemi sanitari e le responsabilità in cui potrebbe incorrere, è fondamentale che l’amministratore continui a svolgere le sue funzioni.

A questo proposito Alac, associazione liberi amministratori condominiali, in accordo con altre associazioni, ritiene che le assemblee condominiali non debbano in ogni caso essere interrotte e che, inoltre, bisognerebbe iniziare a fornire strumenti adeguati agli amministratori.

Vediamo la questione nel dettaglio.

Assemblee condominiali e Covid, le restrizioni non le vietano

Come abbiamo visto, in questo caso, dopo le nuove restrizioni introdotte dal Dpcm 3 novembre2020, le assemblee condominiali potranno comunque continuare a essere svolte, nonostante il blocco delle riunioni.

Come è possibile?

In questo caso, l’ultimo Dpcm, a differenza di quelli emessi in primavera, non pone un divieto generalizzato di tutte le attività, ma, al contrario, una sospensione per alcune precise attività.

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Nello specifico, le assemblee condominiali non rientrano nel gruppo delle riunioni con divieto in quanto presentano carattere prettamente economico. Le assemblee condominiali, infatti, sono riconosciute come parte della filiera dei servizi di:
fornitura energetica;
assicurazione;
approvvigionamento idrico;
edilizia.

Per questo motivo, le assemblee condominiali, vengono considerate necessarie alla vivibilità dei centri urbani.

Assemblee condominiali e Covid, gli amministratori meritano più sostegno

Come anticipato, Alac, associazione liberi amministratori condominiali, ritiene che, a fronte delle responsabilità in caso si contagio, l’amministratore, debba comunque portare avanti la sua funzione.

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Inoltre, in un articolo del Sole 24 Ore, Paolo Gatto, presidente nazionale Alac, afferma: “siamo anche ben coscienti che l’amministratore sia sempre più soggetto a responsabilità ed oneri non retribuiti per cui riteniamo che, una volta venuti meno questi periodi di emergenza, si debba iniziare una campagna di sensibilizzazione politica, con nuove tipologie di strumenti diretti a convincere le istituzioni a prevedere, a favore dell’amministratore, benefici economici quale l’equo compenso”.

Non solo, “non può sfuggire, soprattutto in questo periodo – continua il presidente Alac – l’importanza sociale dell’amministratore, che funge da elemento imprescindibile al fine di assicurare la vivibilità dei nostri centri abitati e che, pertanto, anche a tutela della sua professionalità, non può costituire l’anello debole e facilmente influenzabile del microcosmo economico dell’economia abitativa.

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