L’incendio su Notre Dame è iniziato alle 18:50 di lunedì, orario in cui le fiamme hanno cominciato a divampare. I controlli più approfonditi dei prossimi giorni e delle prossime settimane permetteranno di avere un quadro completo di quanto accaduto e delle condizioni delle Cattedrale, ma abbiamo già qualche informazione a riguardo.
Il rosone principale, del 1260, sembra essere salvo. Invece, a causa delle fiamme, la guglia, alta 45 metri e dal peso di 750 tonnellate, realizzata nel 1860, è crollata del tutto. Sono crollati anche due terzi (in tutto sono andati a fuoco 1000 metri quadrati) della copertura, realizzata in legno di quercia, come costruita in origine. Proprio la copertura era al centro dei lavori di restauro. La procura di Parigi ha aperto un’indagine per incendio colposo.
Un cantiere gigantesco per i lavori di ristrutturazione era stato aperto pochi giorni fa. E, a quanto si ipotizza, proprio dall’impalcatura usata per i lavori di restauro avrebbe avuto origine l’incendio.
Le questioni tecniche sollevate dal tragico evento sono tante: la sicurezza antincendio e strutturale degli edifici storici, la loro tutela e la manutenzione, le metodologie di restauro.
Gli esperti dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (Ivalsa) del Consiglio Nazionale delle ricerche Giovanna Bochicchio e Andrea Polastri, e di Pier Paolo Duce dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Sassari hanno rilasciato alcune dichiarazioni. Si tratta dei primi commenti tecnici.
Strutture portanti in muratura e coperture in legno
Longeve ma altamente incendiabili
Andrea Polastri (Cnr-Ivalsa) ha dichiarato: “L’enorme perdita causata da questo incendio invita a riflettere sul fatto che le strutture portanti in muratura di tanti edifici monumentali, come per esempio gli archi a sesto acuto di una cattedrale gotica, spesso sorreggono coperture lignee non sempre a vista di dimensioni talvolta enormi”.
Legno secco e alta quota: una situazione propizia allo sviluppo delle fiamme
Polastri aggiunge che le strutture portanti in muratura che sorreggono coperture lignee sono “una scelta che infiniti esempi di longevità, come quello stesso di Notre Dame, confermano nella sua funzionalità: purtroppo però, in caso di incendio, la disponibilità di ossigeno che le fiamme trovano in quota ne accelerano la propagazione”.
Aggiunge Pier Paolo Duce, ricercatore di Cnr-Ibimet: “Impossibile entrare nel merito dell’accaduto in dettaglio, ma dai dati disponibili e dalle immagini diffuse dai media la dinamica pare abbastanza chiara: l’incendio sarebbe partito dall’impalcatura che cinge la cattedrale per i lavori di restauro, diffondendosi sulla guglia e sul tetto che sono stati già pesantemente compromesso. Il materiale ligneo è notoriamente combustibile e, rispetto a quello che viene colpito da un incendio boschivo, quello secco delle strutture della cattedrale lo è notevolmente di più”.
“L’altro elemento di propagazione degli incendi è il vento, o meglio l’ossigeno, e a giudicare dalla dinamica della nube che si eleva sopra la cattedrale pare che anche questo agente stia facendo la sua parte, un po’ come quando per alimentare il fuoco si soffia nel camino. Saremmo dunque in una contingenza purtroppo propizia alla propagazione delle fiamme. Non possiamo ovviamente entrare neppure nel merito delle possibilità di intervento, che sono comunque ostacolate dalla quota dell’incendio e dalla struttura della cattedrale”.
Il legno è un elemento combustibile che brucia molto bene. Ma l’aria alimenta moltissimo le fiamme e più ce n’è, più il fuoco si propaga. Ed è proprio l’ossigeno che fa scoppiare l’incendio.
L’ha spiegato all’Agi Gabriella Bochicchio, responsabile dei laboratori di comportamento al fuoco del Cnr-Ivalsa (l’istituto di valorizzazione del legno e delle sostanze arboree): “Il legno è un elemento combustibile e in determinate situazioni brucia più o meno velocemente”. Dipende dalla specie legnosa, dalla pezzatura, dall’umidità, però rispetto agli altri elementi il legno è quello più rischioso, con una velocità di carbonizzazione è 0,7 millimetri al minuto. Questa velocità potrebbe anche accelerare, se c’è molta aria intorno.
“L’ossigeno è l’elemento cosiddetto comburente”: a Notre Dame, l’altezza non ha aiutato. “In più, la forma delle guglie nell’ambiente in cui si è propagato il fuoco ha peggiorato le cose, anzi ha fatto un effetto ‘torcia’ e ha facilitato il processo”. Il vento ha fatto la sua parte facendo divampare le fiamme in modo devastante.
Anche in Italia, e in tutto il mondo, ci sono moltissime strutture che corrono lo stesso rischio: chiese, conventi, strutture con le capriate e le volte e ricoperte col tetto in legno. Ma anche le case antiche.
Cosa si poteva fare? “La dinamica non si può prevedere, si può imparare a gestire l’ordinarietà ma poi se sopraggiunge un intervento straordinario, come un cantiere, un incidente diventa difficile da prevenire”.
Come spegnere l’incendio? “Non si possono domare le fiamme con un getto d’acqua all’esterno perché le conseguenze potrebbero essere rischiose. Si può abbassare la temperatura, ma non è detto che un attacco così aggressivo sia efficace perché comporta uno spostamento d’aria con effetti devastanti”.
Copertura a capriata: alto rischio di crollo
Giovanna Bochicchio di Cnr-Ivalsa, ha dichiarato “La velocità media di propagazione del fuoco sul legno è di 0,7 millimetri al minuto, ma essa dipende in misura determinante da elementi quali la specie legnosa, la massa volumica, l’umidità e altri fattori fisico-chimici. Nel caso di copertura a capriata, in particolare, la loro struttura reticolare fa sì che le travature vengano attaccate dalle fiamme su tutti e quattro i lati, riducendo la sezione residua e aumentando notevolmente il rischio di crolli”.
Vedremo quali altri dettagli emergeranno e quali altre analisi tecniche delle cause si potranno fare.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento