Il comportamento dell’umidità: cos’è e come si evita

Vapore acqueo, umidità relativa, condensa superficiale e condensa interstiziale. Come si comporta l’umidità?

Davide Galfrè 12/09/17
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Per gli arguti studiosi di termotecnica potrà sembrare un argomento già sviscerato e un articolo semplicistico, ma per moltissimi degli addetti ai lavori in edilizia (dai geometri ai costruttori, architetti, impresari, strutturisti ecc.), soprattutto se meno esperti in materia, quello del comportamento dell’umidità negli ambienti rappresenta un tema quanto mai importante.

Il vapore acqueo è certamente una delle maggiori cause di degrado degli immobili e conoscerne i comportamenti, per quanto possibile tramite un breve approfondimento, non può far altro che giovare a tutti gli addetti del settore. Innanzi tutto occorre distinguere l’umidità relativa da quella assoluta, per poi tentare di definire le criticità della saturazione dell’umidità relativa.

Cos’è l’umidità?

L’umidità altro non è che la quantità di vapore acqueo normalmente presente nell’aria; è assodato che l’aria può essere definita come una miscela di sostanze che alla temperatura e pressione ambientale di norma si trovano allo stato gassoso.
L’umidità assoluta è la quantità di vapore contenuta nell’aria, qualunque sia la temperatura o la pressione dell’atmosfera a cui si trovi. Normalmente il vapore, come già accennato, si trova allo stato gassoso, ma esiste una quantità massima di vapore che può essere contenuta nell’aria, che varia in base a temperatura e pressione, al cui raggiungimento avviene la condensa, cioè il passaggio di stato da gassoso a liquido.

Tale quantità massima di vapore contenibile nell’aria oltre la quale avviene la condensa è funzione della temperatura (se aumenta la temperatura aumenta la quantità massima di vapore contenibile senza condensa) e della pressione dell’ambiente (se aumenta la pressione dell’aria nell’ambiente diminuisce la quantità di vapore contenibile nell’aria stessa).

Il rapporto fra la quantità di vapore presente nell’ambiente e la quantità massima di vapore che l’ambiente stesso può contenere (quantità a cui avverrebbe la condensa) è l’umidità relativa.

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L’importanza dell’umidità relativa

Come si nota leggendo quanto sopra, al fine di evitare le condense o la formazione di muffe è fondamentale conoscere l’umidità relativa che, dunque, è il dato che consente di capire quanto sia o meno vicino il rischio di condensa; quest’ultima avviene con l’umidità relativa pari al 100%, mentre la formazione di primordiali muffe può avvenire già con umidità relativa del 65/70%.

Fortunatamente, tramite leggi della fisica e postulati, è stato realizzato un diagramma che indica, fra le altre, l’umidità relativa e quella di saturazione (cioè quella al 100%) in base alla temperatura e pressione dell’aria nell’ambiente.

Ora, con un semplice termoigrometro da poche decine di euro è possibile misurare e conoscere temperatura, umidità relativa e pressione nell’ambiente, ma tramite le curve del diagramma si potrà capire se l’umidità relativa si modificherà (e come lo farà) se cambiassero le condizioni dell’ambiente.

Per esempio, se in un ambiente caldo e con un carico di umidità stabile si intervenisse abbassando la temperatura senza abbassare la quantità di vapore, si potrebbe correre il rischio di alzare l’umidità relativa (nonostante l’umidità assoluta resti invariata) poiché, come detto in precedenza, a diminuire di temperatura corrisponde una diminuzione della quantità massima di vapore contenibile nell’aria e, nel caso in questione, si alzerebbe l’umidità relativa.

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Condensa superficiale e condensa interstiziale

Tutto ciò è la base per evitare la condensazione superficiale e quella interstiziale.

La condensa superficiale avviene quando il vapore entra in contatto con una superficie dell’involucro edilizio a una temperatura più bassa rispetto a quella dell’aria di quel tanto che basta per far cambiare di stato da gassoso a liquido il vapore (alla temperatura bassa della parete corrisponde un più basso valore di vapore contenibile e basterà poco vapore per raggiungere l’umidità relativa del 100% e la conseguente condensa).

Più complicato, invece, il discorso per la condensa interstiziale; chiaramente non basterà un piccolo articolo, ma grossomodo si può dire che una buona prevenzione può essere fatta tramite lo studio della temperatura che ha ogni strato di materiale componente la parete o soletta che sia e, tramite di essa, si potrà impostare il “Diagramma di Glaser” tramite cui si confronterà la pressione del vapore all’interno dell’involucro e la relativa pressione di saturazione (pressione a cui cioè avverrebbe la condensa); chiaramente la pressione del vapore dovrà essere inferiore a quella di saturazione.

Nell’ambito della condensa interstiziale grande importanza riveste altresì la capacità dei materiali di essere permeabili al vapore e la loro capacità di assorbirlo per poi restituirlo nuovamente all’ambiente; generalmente i materiali più permeabili al vapore dovrebbero essere posizionati negli strati più esterni dell’involucro edilizio, ma per ogni approfondimento più completo sui materiali e sulle condense si rimanda a testi più completi.

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Davide Galfrè

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