La notte scorsa l’Isola di Ischia è stata colpita da un terremoto di magnitudo 4.0 (i primi calcoli segnalavano una magnitudo di 3.6, ma in seguito i dati dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Ingv – ha rivisto il valore). Mentre ancora si contano i danni, le vittime, i feriti e gli sfollati, arrivano le prime dichiarazioni degli esperti.
L’ingegner Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA, si esprime con toni forti sugli abusi edilizi che per decenni hanno “sfregiato l’isola”.
Terremoto Ischia, costruzioni abusive e scarsa qualità
Nonostante il territorio di Ischia abbia peculiarità geologiche che rendono il sottosuolo molto fragile, “non si può non rimarcare come l’isola nel corso dei decenni sia stata sottoposta a una sistematica speculazione edilizia: si è costruito anche là dove leggi e buon senso non lo avrebbero permesso e, in molti casi, lo si è fatto di fretta, utilizzando materiali e tecniche di scarsa qualità e senza prevedere alcun accorgimento antisismico nonostante i numerosi precedenti, almeno uno dei quali entrato nell’immaginario collettivo (ndr, si riferisce al terremoto di magnitudo 5.8 che ha colpito Casamicciola nel 1883, distruggendo il paese e causando oltre 2 mila vittime. Nell’immagine, vista di una chiesa distrutta a Casamicciola nel 1883).”
Inoltre, sottolinea Simoncini, la vocazione turistica dell’isola ha amplificato i classici fenomeni di abusivismo che caratterizzano il territorio italiano: “allo spontaneismo edilizio fatto di prime e seconde case, si è aggiunto quello altamente impattante della ricettività alberghiera, enogastronomica e ricreativa, che ha comportato una cementificazione abnorme del suolo“.
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A dirlo sono i dati degli ultimi anni: “Solo per il Comune di Ischia sono state presentate 7.235 domande di condono in 30 anni, 4.408 delle quali risultavano ancora da evadere ad aprile dello scorso anno: molte di queste si riferiscono ad abusi che non possono essere sanati e che quindi, qualora le istanze fossero esaminate, sfocerebbero in ordinanze di demolizione. Senza dimenticare che ciò significa anche che migliaia di edifici sono sprovvisti dell’agibilità e delle altre certificazioni“.
“In Italia si muore per un terremoto che in altre parti del mondo non desterebbe la minima preoccupazione (…). Va necessariamente rovesciata la logica perversa che subordina l’agire politico e amministrativo alla ricerca di consenso e, allo stesso tempo, c’è bisogno di un salto di qualità culturale da parte dei cittadini: la legalità e il rispetto delle regole vanno visti come valori da cui non si può prescindere. Altrimenti la conta dei morti, anche per eventi di portata sulla carta trascurabile, non avrà mai fine”.
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