Cappotto termico: si ottiene il 20% di risparmio in denaro

Il rapporto dell’Enea calcola il rapporto tra l’installazione del cappotto termico e il risparmio in bolletta

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L’Enea, nel Rapporto annuale sugli interventi di efficienza energetica con la detrazione al 65%, ha calcolato che l’isolamento delle pareti con il cappotto termico permette un risparmio energetico del 20% annuo nella bolletta, dato dal fatto che si brucia meno combustibile per riscaldare e si utilizza di meno il condizionatore d’estate. L’ingegner Alessandro Panzeri dell’ANIT (Associazione nazionale isolamento termico e acustico) afferma a “Edilizia e Territorio” che Il costo dell’intervento si recupera in 8-9 anni. Se si considera la detrazione del 50% o del 65% della spesa, la spesa si recupera in 4 o 5 anni. Non possiamo prescindere dagli aspetti economici, ma il beneficio da tenere più in considerazione è il comfort.

Se il cappotto termico è abbinato a una ristrutturazione, permette di ottimizzare le prestazioni termiche della casa nel lungo periodo. Nel 2016 i lavori di isolamento delle pareti verticali hanno movimentato investimenti per 300 milioni di euro permettendo un risparmio energetico di 106 gigawatt/ora annui. Negli ultimi anni, circa il 60% degli interventi ha riguardato appartamenti condominiali, il 25-30% abitazioni isolate. Non sono molti gli interventi che hanno riguardato interi stabili.

Rapporto Enea sugli interventi di efficienza energetica con la detrazione al 65%

Cappotto termico, lo spessore adeguato

Alessandro Panzeri fornisce anche alcuni consigli sulla realizzazione del cappotto termico. Negli appartamenti solitamente si sceglie di isolare le pareti dall’interno. I lavori non riguardano mai tutti i lati, ma i due muri ad angolo più esposti al freddo. Nelle villette singole è preferibile procedere all’esterno per non sprecare spazio all’interno. È importante sapere che lo spessore dell’isolamento varia in base alla fascia climatica in cui si trova l’immobile, all’esposizione al sole, all’impianto di riscaldamento, alle condizioni del tetto e del solaio. Nelle zone climatiche più fredde come F ed E (pianura Padana, Milano e Bologna), lo spessore è di 10-12 centimetri, mentre nelle zone più miti si scende a 8 o 5 centimetri, dove l’isolamento serve soprattutto per contrastare il caldo estivo. È comunque sempre meglio evitare le proposte che promettono di proteggere l’abitazione utilizzando pochi millimetri di isolante: hanno alcuni effetti all’esterno, ma non servono a niente all’interno.

Cappotto termico: il materiale da utilizzare

Sempre l’ingegner Panzeri ci dà alcuni suggerimenti sulla tipologia di intervento, cioè su l tipo di materiale da utilizzare per il cappotto termico. Le soluzioni più usate prevedono l’uso di polistirolo espanso o estruso, oppure lane minerali, di vetro o roccia, il poliuretano o la lana di legno mineralizzata. La scelta dipende dal prezzo e dalle indicazioni di un professionista dopo il rilievo termotecnico preliminare (l’intervento può costare 150-200 euro). È importante procedere con i lavori solo dopo una diagnosi generale dell’abitazione: il professionista che esegue in modo serio il proprio lavoro, presenta un modello in cui stimare il rapporto costo benefici in base all’intervento che si decide di fare. Infatti, ecco cosa comporta un cappotto termico fatto male.

L’installazione si paga al metro quadrato e il calcolo comprende la manodopera, il materiale e i ponteggi, se ci sono. La spesa totale cambia in base alle dimensioni della superficie interessata dall’intervento, perché in appartamento possono bastare i 10-12 mq di due muri esterni, mentre in una casa singola le dimensioni aumentano perché normalmente si isolano tutte le pareti.

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Redazione Tecnica

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