Leggi anche Dissesto idrogeologico, definizione e cause spiegate in modo semplice
L’allegato al decreto (scaricalo qui) contiene due tabelle con gli indicatori di rischio frane, di rischio alluvioni, di erosione costiera e di valanghe per ogni Regione italiana.
***
19 dicembre 2016. La Lombardia è in testa, seguita da Emilia Romagna, Toscana, Sicilia e Piemonte. L’Unità di missione Italia Sicura ha appena chiuso il percorso di un Dpcm che fissa la classifica per la divisione dei fondi per la mitigazione del dissesto idrogeologico.
Dissesto idrogeologico: gli indicatori di rischio
Si tratta degli indicatori di rischio dei diversi territori: si fissano i paletti per indicare a monte quali sono le aree più a rischio che necessitano più risorse.
Leggi anche Alluvioni Toscana, gestione del dissesto idrogeologico e del rischio idraulico: il fiume Arno
Sono state elaborate delle tabelle che valutano due elementi: l’area delle Regioni e la popolazione residente. Più che la popolazione conta per l’appunto il territorio: l’estensione in chilometri quadrati pesa per il 70% e il numero di residenti pesa per il 30%.
Non è solo un dato tecnico ma tramite quelle percentuali sarà individuata nei prossimi anni la destinazione di tutte le risorse per la messa in sicurezza del territorio. L’idea alla base di questo lavoro è nata discutendo la possibilità di distribuire le risorse sulla base di indicatori scientificamente fondati, senza più fare riferimento a elementi basati sulla congiuntura politica.
Il Dpcm con gli indicatori è stato appena firmato. Gli elenchi del fondo per la progettazione (la lista di opere a cui destinare i fondi in dirittura d’arrivo) saranno composti sulla base di questo indicatore.
Leggi anche Rischio idrogeologico, l’approccio ingegneristico non funziona: come cambiare strada?
Questi parametri da soli non bastano. Sono stati quindi calcolati gli indicatori di rischio, sulla base dei dati di Ispra: riguardano frane, alluvioni, erosione costiera e valanghe. Elementi che sono stati misurati considerando i danni che possono fare alla popolazione residente e ai diversi siti presenti nelle Regioni.
Da tutti questi numeri viene fuori un parametro unico, che misura il grado di rischiosità delle diverse zone. L’indicatore è stato corretto per fare in modo che le Regioni più piccole non venissero penalizzate.
Viene, così, fuori la classifica del rischio che abbiamo riportato sopra. L’indice andrà aggiornato annualmente, per capire se si possono togliere un po’ di risorse dalle Regioni meno rischiose per concentrarle su altre aree.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento